Tassare con un principio unitario
Da molto tempo le catene di valore delle multinazionali ricoprono tutto il pianeta. Queste ultime sono però sempre tassate a livello degli Stati nazionali. Una tassazione unitaria (Unitary Taxation), vale a dire una tassazione globale delle multinazionali come entità uniche, potrebbe cambiare la situazione.
Migliaia di persone lavorano nell’industria mineraria zambiana. Tuttavia, una grossa fetta degli utili che queste miniere creano viene trasferita all’estero tramite delle acrobazie contabili, in particolare nelle sedi delle società di materie prime risiedenti nel canton Zugo o sulle rive del lago Lemano, dove spesso ci lavorano pochi impiegati. Di solito è legale, ma questa pratica priva lo Zambia di un substrato fiscale del quale ha urgentemente bisogno. E lo Zambia è solo un caso fra tanti. L’ordine dominante della politica fiscale internazionale potrebbe presto essere capovolto da una riforma del sistema fiscale mondiale nel quadro dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e del G20. Gli Stati Uniti e le grandi economie emergenti come l’India, l’Indonesia e il Vietnam stanno studiando una ridistribuzione dei diritti d’imposizione. Nel caso di creazione di valore transfrontaliero in seno alle società multinazionali, i Paesi dove queste ultime hanno i loro impianti o le loro sedi sociali non dovrebbero più essere autorizzati a tassare in primis gli utili realizzati. I sostenitori di questa riforma vogliono ritoccare le regole internazionali affinché in futuro i Paesi nei quali le multinazionali vendono i loro prodotti possano viepiù approfittare degli utili di queste imprese. Si tratta dunque di spostare la fiscalità dai «Paesi d’origine» verso i «Paesi di commercializzazione». Ancora non si sa chi in definitiva beneficerebbe di un nuovo sistema tributario. I 134 Paesi riuniti attorno al tavolo dei negoziati del Quadro di attuazione (Inclusive Framework) dell’Ocse, devono prima di tutto riuscire a mettersi d’accordo su una posizione comune, prevista per l’anno prossimo. Il fattore decisivo sarà la formula usata per procedere alla futura ripartizione degli utili di una multinazionale. Nel dibattito attuale sul piatto c’è anche una proposta che potrebbe sfociare in una ripartizione veramente equa degli utili di tali società: l’imposizione globale delle multinazionali considerate come delle entità uniche, o tassazione unitaria (Unitary Taxation). Mediante una formula specifica (formulary apportionment) si permetterebbe di ripartire gli utili tra i Paesi nei quali una multinazionale è attiva. E questo indipendentemente dal fatto che l’impresa sia fisicamente presente in questo Paese con un impianto, un’unità di servizi o amministrativa. Al contrario di quanto succede oggi, le unità individuali di un gruppo multinazionale sarebbero fiscalmente trattate come una società unica invece di società individuali indipendenti. Gli utili delle diverse unità formerebbero un utile consolidato, in seguito ripartito tra i diversi Paesi che contribuiscono al valore aggiunto del gruppo, in funzione di diversi fattori.
Una ripartizione più equa delle entrate fiscali
La tassazione unitaria fondata su una formula di ripartizione degli utili, ridurrebbe considerevolmente l’attrattiva dei trasferimenti dei guadagni per le multinazionali. Oggi i soli Paesi in sviluppo perdono ogni anno centinaia di miliardi di dollari in gettito fiscale, mentre migliaia di miliardi di dollari sfuggono al fisco mondiale. Accuratamente elaborata, una tassazione unitaria che conferisce al lavoro la maggiore importanza potrebbe, per esempio, portare molto più substrato fiscale a quei Paesi africani nei quali si estraggono le materie prime e dove i servizi pubblici soffrono enormemente dell’esodo degli utili.
La tassazione secondo un principio unitario (Unitary Taxation) non è un’idea nuova, nemmeno in Svizzera: già nel 2013 la consigliera nazionale Ps bernese Margret Kiener-Nellen ha presentato un postulato nel quale chiedeva al Consiglio federale di elaborare un rapporto sui vantaggi e gli svantaggi di un’imposizione secondo un principio unitario. Il Consiglio federale ha immediatamente proposto di respingere il postulato mentre il Consiglio nazionale ha posticipato le sue delibere – per, infine, abbandonare l’oggetto due anni dopo. Ma il dibattito attuale nell’ambito del Quadro di attuazione dell’Ocse su un nuovo sistema di imposizione potrebbe conferire nuovo slancio a questa idea. Tuttavia, da tempo gli esperti si interrogano sulla possibilità di realizzare la tassazione unitaria in un solo Paese, di propria iniziativa, o se invece questa realizzazione sarebbe possibile unicamente con un’azione coordinata a livello mondiale, dal maggior numero di Paesi possibile.
Dare il buon esempio in Svizzera
Se gli utili fossero ripartiti tra i diversi Paesi e tassati secondo le norme ivi applicabili, sarebbe possibile per la Svizzera, almeno in teoria, dare il buon esempio, essendo una sede importante di multinazionali. Per questo il nostro Paese dovrebbe però esigere dalle «sue» multinazionali che forniscano dei dati contabili atti a permettere una ripartizione equa dell’utile consolidato tra tutti i Paesi nei quali sono attive. A prima vista è ovvio che una tale riforma equivalga per la Svizzera a darsi la zappa sui piedi perché la parte elvetica degli utili imponibili delle società domiciliate da noi, probabilmente, si dissolverebbe. Visti i dibattiti in corso su una riforma a livello internazionale, è lecito chiedersi se la Svizzera sarà in grado di mantenere il suo modello di imposizione delle multinazionali; per ora è basato sulla tassazione degli utili generati all’estero. Le cifre rosse che minacciano i cantoni, specialmente in seguito alla fase di attuazione dell’ultima riforma della fiscalità delle imprese (Rffa), mostrano già che la generosa offerta di ottimizzazioni fiscali per le multinazionali non vale lo sforzo nemmeno in Svizzera. Il nostro Paese presto non potrà più permettersi le sue oasi fiscali per le imprese.
Nella legislatura appena avviatasi, il nuovo Parlamento farebbe quindi bene a esaminare delle vere e proprie alternative al modello economico svizzero attuale. Alternative che garantirebbero, sia da noi sia all’estero, dei gettiti di imposta provenienti da un vero valore aggiunto di multinazionali elvetiche. Una di queste opzioni potrebbe essere l’introduzione, in piena autonomia, di una tassazione secondo un principio unitario per le multinazionali domiciliate in Svizzera. Un primo passo in questa direzione sarebbe il rilancio della vecchia iniziativa della consigliera nazionale Kiener-Nellen perché, come la storia ci ha insegnato, servono almeno due tentativi per ogni progresso sociale.