Il ‘Capitano’ sbarca in aula
Argo 1, l’ex capo operativo da ieri a processo per coazione/abuso d’autorità e infrazione legge Avs
Oggi alle 15 la sentenza del giudice della Pretura penale Siro Quadri sull’ex responsabile operativo di Argo 1 Marco Sansonetti (a sinistra nella foto, col suo difensore Olivier Ferrari).
L’ammanettamento del richiedente l’asilo minorenne e la parte dei salari in nero
Camicia e pantaloni grigi, cravatta nera. Eccolo il ‘capitano’, come lo definivano i suoi colleghi agenti di sicurezza privati, i suoi subordinati. Marco Sansonetti, 39 anni, ex marito di Anna Oxa, nato nel Brindisino, cittadino svizzero residente a Balerna: l’uomo che ha segnato, o contribuito a segnare, il destino politico di Paolo Beltraminelli, consigliere di Stato del Ppd non rieletto alle cantonali di aprile, si materializza davanti al giudice della Pretura penale di Bellinzona poco dopo le 9, quando si apre l’udienza del processo che lo vede imputato per coazione, abuso di autorità e infrazione della Legge sull’Avs. Giovedì 19 dicembre: l’ex responsabile operativo della Argo 1 – l’agenzia alla quale il Dipartimento sanità e socialità, guidato all’epoca da Beltraminelli, aveva assegnato nel 2014 e rinnovato negli anni, senza però la necessaria risoluzione governativa, il compito di sorvegliare in Ticino una serie di centri per richiedenti l’asilo – è al cospetto del pretore penale Siro Quadri dopo essersi opposto al decreto d’accusa stilato in settembre dalla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, anche lei presente in aula. Decreto con cui Lanzillo ha proposto la condanna di Sansonetti, difeso dall’avvocato Olivier Ferrari, alla pena pecuniaria di 90 aliquote giornaliere (ciascuna di 30 franchi) sospese a beneficio della condizionale per due anni e a una multa di 500 franchi. Come siano andate le cose dal profilo amministrativo nella vicenda Argo 1 è noto: carenze in seno all’Amministrazione cantonale, ma nessun patto corruttivo tra i funzionari del Cantone e il ‘capitano’, come tra i primi e l’amministratore unico della ditta privata Davide Grillo.
Per quanto concerne il lato penale, il reato di coazione/abuso di autorità è stato ipotizzato in relazione all’ammanettamento di un minorenne eritreo richiedente l’asilo, ospite del centro di accoglienza di Camorino, avvenuto il 21 gennaio 2017. Quella sera il giovane, alterato dall’alcol – «forse non solo», aggiunge Sansonetti in aula –, era andato in escandescenze «urlando, minacciando» ed era stato bloccato da tre agenti della Polizia cantonale dopo che la sua presenza in un fienile, insieme ad altri richiedenti l’asilo, era stata segnalata dal proprietario alle forze dell’ordine. Portato dapprima al posto di gendarmeria, gli agenti – «affermando che dovevamo tenerlo noi perché loro non avevano posto», dice l’imputato – lo hanno ricondotto al centro dove lo hanno messo a terra e ammanettato. Erano le 21.20, stando al rapporto di esecuzione della Polizia cantonale. Verrà liberato alle 3.40/45, più di sei ore dopo.
‘Non l’ho toccato né provocato’
«Non l’ho toccato, non gli ho messo le mani addosso», dichiara Sansonetti rispondendo alle domande del giudice e della procuratrice. «Ero stato chiamato dalla polizia in quanto responsabile operativo e al mio arrivo ho trovato questa situazione», aggiunge. Fatto sta che il giovane – che manifestava «comportamenti aggressivi» – è stato in seguito ammanettato a un palo divisorio della doccia e, secondo il decreto d’accusa, colpito da spruzzi e da un bicchiere di plastica contenente dell’acqua. Sansonetti nega di aver provocato e insultato il minore, anzi, sostiene «di aver provato a dialogarci per calmarlo, per questo ero sull’uscio della doccia». Questo dalle 21.30, orario in cui gli agenti di polizia sono andati via, e «per 30/40 minuti». Quindi fino alle 22.10. «E in tutto questo tempo, non ha pensato di avvertire di nuovo la polizia?», domanda il pretore Quadri. «No, perché l’accordo quando i tre agenti se ne sono andati era che li avremmo avvertiti se il giovane si fosse calmato, ho eseguito le loro disposizioni». Riguardo all’imputazione di violazione della Legge sull’Avs (un ammanco stimato in 71’880 franchi), Sansonetti asserisce che «il salario ai dipendenti veniva pagato correttamente via bonifico, mentre le ore straordinarie (ognuna 22,20 franchi, ndr) in contanti». Ore che però figuravano come rimborsi spese, sui quali non vengono pagati gli oneri sociali. «Io ricevevo da Grillo, che lavorava con tre fiduciari, gli importi da versare dietro ricevuta. Non sapevo se da quegli importi fossero già stati dedotti gli oneri sociali. Io, con quei tre contabili dietro l’amministratore, non mi occupavo di ciò».