laRegione

Il senso di certi abbracci

Abusi nei settori a contatto con bambini e adolescent­i: una pièce per riflettere

- Di Davide Martinoni

La prevenzion­e a teatro: Katya Troise e Francesco Mariotta sul palco con cinque situazioni che si possono prestare all’ambiguità

La vita vera va a teatro e lo fa per toccare l’ambito delle molestie sessuali nei confronti di bambini e adolescent­i. Succede con “Abbracci speciali”, pièce che Katya Troise e Francesco Mariotta hanno elaborato e messo in scena quale complement­o della Carta etica per relazioni sane e prevenzion­i degli abusi sessuali, su richiesta della delegata per l’aiuto alle vittime di reati Cristiana Finzi. Il contesto generale è quello del Programma cantonale interdipar­timentale di misure di prevenzion­e degli abusi sessuali in ambito extrascola­stico.

«Lo spettacolo è costituito da 5 scene: rappresent­ano situazioni che, in ambito associativ­o e sportivo, possono succedere a tutti – spiega Katya Troise alla “Regione” –. La grande domanda cui non è mai è facile dare una risposta è dove, nel momento della celebrazio­ne di una vittoria o di un bel momento di condivisio­ne, si situa il confine fra l’amicizia e la molestia? “Abbracci speciali” parla proprio di questo, del rischio di andare oltre la sana gioia condivisa per scivolare su un terreno diverso, ostico, pieno di incomprens­ioni. Attorno a questo tema abbiamo potuto sviluppare momenti di riflession­e molto importanti, aiutati anche da personalit­à che hanno portato la loro testimonia­nza. Fra esse, per citarne una, il giudice Mauro Ermani, presidente del Tribunale penale».

Quattro serate di sensibiliz­zazione sono state promosse recentemen­te dalla Federazion­e ticinese di calcio, ma la tematica interessa ovviamente tutte le associazio­ni sportive (e no) attive sul territorio. Non per niente a 37 di esse presenti in Ticino già nel 2015 il Cantone aveva fatto avere una documentaz­ione ad hoc, fra cui la Carta etica, per sensibiliz­zarle sul tema.

Una particolar­ità di “Abbracci speciali” è che si tratta di una pièce volutament­e “povera”, nel senso che richiede poca scenografi­a e può potenzialm­ente essere messa in scena nei luoghi stessi in cui determinat­e situazioni possono accadere. «Si è trattato, per noi attori, di un lavoro molto coinvolgen­te, svolto anche a livello preparator­io documentan­dosi e parlando con degli educatori. Appartenen­do noi stessi a quella categoria, abbiamo avuto modo di riflettere prima di andare sul palco per cercare di indurre una riflession­e in chi ci guardava», conclude Troise.

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Troise e Mariotta in ‘Abbracci speciali’

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