Il senso di certi abbracci
Abusi nei settori a contatto con bambini e adolescenti: una pièce per riflettere
La prevenzione a teatro: Katya Troise e Francesco Mariotta sul palco con cinque situazioni che si possono prestare all’ambiguità
La vita vera va a teatro e lo fa per toccare l’ambito delle molestie sessuali nei confronti di bambini e adolescenti. Succede con “Abbracci speciali”, pièce che Katya Troise e Francesco Mariotta hanno elaborato e messo in scena quale complemento della Carta etica per relazioni sane e prevenzioni degli abusi sessuali, su richiesta della delegata per l’aiuto alle vittime di reati Cristiana Finzi. Il contesto generale è quello del Programma cantonale interdipartimentale di misure di prevenzione degli abusi sessuali in ambito extrascolastico.
«Lo spettacolo è costituito da 5 scene: rappresentano situazioni che, in ambito associativo e sportivo, possono succedere a tutti – spiega Katya Troise alla “Regione” –. La grande domanda cui non è mai è facile dare una risposta è dove, nel momento della celebrazione di una vittoria o di un bel momento di condivisione, si situa il confine fra l’amicizia e la molestia? “Abbracci speciali” parla proprio di questo, del rischio di andare oltre la sana gioia condivisa per scivolare su un terreno diverso, ostico, pieno di incomprensioni. Attorno a questo tema abbiamo potuto sviluppare momenti di riflessione molto importanti, aiutati anche da personalità che hanno portato la loro testimonianza. Fra esse, per citarne una, il giudice Mauro Ermani, presidente del Tribunale penale».
Quattro serate di sensibilizzazione sono state promosse recentemente dalla Federazione ticinese di calcio, ma la tematica interessa ovviamente tutte le associazioni sportive (e no) attive sul territorio. Non per niente a 37 di esse presenti in Ticino già nel 2015 il Cantone aveva fatto avere una documentazione ad hoc, fra cui la Carta etica, per sensibilizzarle sul tema.
Una particolarità di “Abbracci speciali” è che si tratta di una pièce volutamente “povera”, nel senso che richiede poca scenografia e può potenzialmente essere messa in scena nei luoghi stessi in cui determinate situazioni possono accadere. «Si è trattato, per noi attori, di un lavoro molto coinvolgente, svolto anche a livello preparatorio documentandosi e parlando con degli educatori. Appartenendo noi stessi a quella categoria, abbiamo avuto modo di riflettere prima di andare sul palco per cercare di indurre una riflessione in chi ci guardava», conclude Troise.