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A Natale fa festa solo il Losanna

Lugano sconfitto nella sua ultima uscita dell’anno, contro un avversario minimalist­a ma quadrato. Gol di Genazzi e Berschy.

- Di Christian Solari

Lugano – L’ultima partita dell’anno regala appena due gol in sessanta minuti. Ed entrambi portano oltretutto la firma di due giocatori del Losanna, ciò che basta e avanza per Ville Peltonen e i suoi uomini, che tornano dalla lunga trasferta in Ticino con tre punti preziosi. Punti che, però, avrebbero senz’altro fatto più comodo al Lugano, costretto invece ad andare in ferie sì con un disavanzo di quattro punti dalla linea, ma sapendo pure di aver giocato una, se non due partite in più rispetto alle squadre che gli stanno davanti. Andati sotto al 15’58’’ in situazione di inferiorit­à numerica per un fallo fischiato a Riva, che cerca di chiudere in extremis il varco, in quella che è la prima (e unica) volta in cui i bianconeri si fanno prendere d’infilata nei venti minuti iniziali, dall’epilogo del primo periodo i bianconeri cominciano la loro lunghissim­a rincorsa a un pareggio che, però, non arriverà mai. Soprattutt­o perché l’energia e la determinaz­ione non bastano. Almeno non contro questo Losanna, minimalist­a finché si vuole, ma che non molla mai un millimetro, e che quando si cerca di forzare le cose risponde mettendoci il fisico. Ed è vero che la determinaz­ione non viene mai meno, così come è vero che sul piano contabile negli ultimi quaranta minuti di gioco Chiesa e compagni tirano in porta praticamen­te il doppio rispetto ai loro avversari (24 tiri a 13), ma il problema è che la stragrande maggioranz­a delle conclusion­i arriva dalla distanza, mentre lo ‘slot’ appare sostanzial­mente blindato. Prova ne è che sono pochissime le volte in cui Tobias Stephan è davvero costretto a superarsi. E come se non bastasse, quando succede è sempre ben piazzato. Per un Lugano a cui non si può davvero rimprovera­re nulla sul piano dell’impegno e della perseveran­za, che però al tirar delle somme dimostra di non trovare continuità nella sua azione, ma soprattutt­o fatica ad arrivare alla lucidità necessaria per rubare il tempo ai giocatori vodesi. Che sul ghiaccio all’avversario di turno concedono senz’altro meno di un Davos o di un Bienne,

per citare le ultime due squadre affrontate dai bianconeri. I quali, però, nell’occasione continuano a crederci sino alla fine, e si arrendono soltanto dopo la fuga di Bertschy. Che a venti secondi dalla fine, indisturba­to, si lancia a testa bassa verso il terzo difensivo avversario, per il più classico dei gol a porta vuota.

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TI-PRESS/GIANINAZZI Robin Leone cerca di impensieri­re Sandro Zurkirchen sotto gli occhi di Loeffel e Chiesa

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