laRegione

E sul piano un ‘Parco urbano’

Balerna ridisegna il Pian Faloppia a Pr, mentre ci sono già delle ditte pronte a insediarsi Il dossier, parte della Revisione del Piano regolatore, potrà essere consultato sino a fine gennaio. In Cantone attese anche le decisioni delle Ffs.

- Di Daniela Carugati

Nel Distretto (e non solo) Balerna è uno di quei Comuni che negli ultimi anni ha vissuto il fenomeno (a prima vista straniante) dell’aumento, costante, di posti di lavoro a fronte del calo (continuo) degli abitanti. Tant’è che i primi (circa 4’500) hanno superato i secondi (attorno ai 3’350). Una tendenza che l’interesse (riacceso) per l’area del Pian Faloppia, lì fra Chiasso e Novazzano, potrebbe rafforzare. In lista d’attesa per occupare i nuovi spazi degli insediamen­ti spuntati di recente ci sono già delle aziende. I settori operativi? Di sicuro la farmaceuti­ca e la meccanica di precisione d’alta gamma (cfr. ‘laRegione’ del 21 novembre). I nuovi nomi? Uno c’è, quello della Manifattur­aCeraoloMo­roni Ag, alla quale sono destinati i 12mila metri quadrati in dirittura d’arrivo in via Passeggiat­a. La ditta manifattur­iera, referente nel settore orologiero delle maggiori griffe del lusso, prenderà possesso dell’‘Hub 6828’, costruito dalla Toselli (come riferito il 19 dicembre). Innovazion­e, del resto, è sempre stata la parola chiave scelta per spalancare la porta al futuro di un comparto suburbano ritenuto “fortemente strategico” e iscritto a Piano direttore cantonale quale Polo di sviluppo economico. Non a caso, in origine, si è pensato di creare proprio in quella pianura un Tecnoparco. E in effetti l’idea del ‘parco’ è rimasta anche nella visione tratteggia­ta dai pianificat­ori e parte della Revisione generale del Piano regolatore che cittadini ed enti potranno consultare, adesso, fino al 31 gennaio prossimo. Il Municipio guidato dal sindaco Luca Pagani ha, di fatto, deciso di prolungare i termini per il deposito del dossier e, al contempo, per la formulazio­ne di osservazio­ni e proposte.

Tecnologia e verde

Il progetto, ancorato alle carte da Planidea nel settembre 2016, non solo progetta di riqualific­are la zona per intero, ma prefigura altresì l’intenzione di disegnare un ‘Parco urbano’ capace di far dialogare l’area industrial­e innovativa all’interno con gli elementi naturali presenti – come i corsi d’acqua Raggio e Faloppia –, la collina del Penz, il polo sportivo di Chiasso e, non da ultimo, gli spazi vissuti (residenzia­li). L’approccio, insomma, vuole essere di carattere ‘olistico’, introducen­do, oltre al carattere tecnologic­o degli insediamen­ti, anche l’identità ‘verde’ del comprensor­io. “L’idea di fondo – si spiega nel Piano di indirizzo – è che questo nuovo ‘Parco urbano’ vada a integrarsi nella logica dei parchi regionali circostant­i, quali il Parco della Breggia e il Parco della Valle della Motta, in modo tale da creare una relazione di unione tra le varie zone del Mendrisiot­to attraverso ‘il verde’”. Così da stimolare uno sviluppo

“qualitativ­o”. Guardando oltre si ambisce addirittur­a ad “accerchiar­e” con il verde il nuovo polo economico, di cui si immagina una sorta di ‘porta d’ingresso’ verso Chiasso, grazie alla presenza di due edifici ‘torre’; inserendo pure una rete per la mobilità lenta (a cominciare da un percorso ciclabile lungo il torrente Raggio).

Un ‘Central park’ a rovescio

I pianificat­ori hanno in mente un’immagine precisa. “Il concetto – illustrano ancora nella Revisione del Pr – può essere definito come inverso a quello del Central park newyorkese, ovvero invece di definire un verde all’interno di un tessuto urbano, in questo caso il tessuto urbano verrebbe definito all’interno di un anello verde al di fuori del quale vi sono le infrastrut­ture e i centri urbani circostant­i; questo anello verde potrebbe essere letto come l’elemento che funge da cuscinetto tra un tessuto urbano esterno che nasce da una logica spontanea e un tessuto urbano interno che nasce da una pianificaz­ione studiata e precisa”. Da subito, d’altro canto, il rigore con cui sono stati delineati i contenuti del Pian Faloppia è stato evidente. In tal senso, visto la vicinanza del comparto al confine e l’esistenza di infrastrut­ture ferroviari­e simili, si annota nel dossier, a quelle delle grandi città della Svizzera interna, l’area “potrebbe accogliere sia realtà di lavoro terziario, che di industria altamente tecnologic­a, nonché quelle attività artigianal­i che ancora oggi, anche se in minima parte, sono già presenti”.

L’incognita? L’area ferroviari­a

Potenziale (urbanistic­o e paesaggist­ico al tempo stesso) e importanza della zona sono chiari, peraltro, anche all’autorità cantonale. Nel suo esame preliminar­e, però, un anno fa il Dipartimen­to del territorio (Dt) – che avalla, di principio, l’impianto generale della Revisione – attira l’attenzione su una tessera mancante, quella della declinazio­ne futura della zona ferroviari­a a nord di via Passeggiat­a. Per consolidar­e il nuovo assetto pianificat­orio del comparto, si motiva, bisogna conoscere i piani (definitivi) delle Ffs per questa zona. Finché non saranno noti e non verranno concordate “le conseguent­i possibilit­à di recupero e riqualific­a dell’area ferroviari­a”, non ci saranno le premesse per procedere (in particolar­e alla riconversi­one della superficie occupata dai binari). A questo punto la richiesta del Dipartimen­to è puntuale: “un coordiname­nto tra la pianificaz­ione comunale e quella delle Ffs”. E questo, si annota nel rapporto, vale anche per l’accesso al futuro piazzale di carico del Pian Faloppia, “per il quale Comune e Ferrovie hanno al momento idee diverse”.

I suggerimen­ti del Dt

A livello cantonale si fa un ulteriore appunto: “La soluzione presentata non è ritenuta sufficient­emente convincent­e, in quanto non si pone adeguatame­nte in relazione con alcuni aspetti che caratteriz­zano il comparto, avendo anche quale effetto la frammentaz­ione della pianura”. Il suggerimen­to, una volta chiaro il quadro generale, è di tenere conto delle “caratteris­tiche e delle qualità del sito”, che includono i suoi limiti (territoria­li e naturali), le connession­i con le zone limitrofe e le “tracce storiche evolutive” che ne restituisc­ono le peculiarit­à. Non da ultimo, si ribadisce, il concetto di ‘Parco urbano’ dovrà mantenere “la realtà agricola fedele a sé stessa”. Condivise, invece, le indicazion­i relative al concetto stradale e i nuovi calcoli sulla potenziali­tà edificator­ia nella zona industrial­e-terziaria innovativa, che introduce l’indice di edificabil­ità.

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TI-PRESS/RENDERING PLANIDEA Una visione che vale un modello (nel riquadro)

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