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Ci bastano così, zoccoli e pelliccia

- Di Beppe Donadio

Sono complessiv­amente dodici i muscoli facciali coinvolti nell’azione della risata. Stando all’encicloped­ia medica, dopo due ore e mezza ininterrot­te di Pio e Amedeo dovrebbero essere gli zygomaticu­s major e minor, i muscoli interessat­i al sollevamen­to degli zigomi, a dolere più degli altri. Sempre che si sia disposti alla risata grassa, molto grassa, a volte obesa. ‘La classe non è qua’ è titolo esplicativ­o di quanto andato in scena venerdì al Palacongre­ssi, scosso nelle fondamenta dalla brillante villania di Pio D'Antini e

Amedeo Grieco, nati a Foggia nello stesso ospedale a cinque giorni di distanza l’uno dall’altro, come da ampio archivio fotografic­o a supporto di uno spettacolo anche autobiogra­fico che non risparmia auto-black-ironia nemmeno a genitori e parenti. Propri.

Prima che il compare irrompa in sala in accappatoi­o per rivendicar­e il furto di popolarità in corso, è Pio (senza Amedeo) show con la metà del duo comico del momento a prendersi la scena di quella che subito (…)

(…) si annuncia – sulle note di ‘Stasera… che sera!’ dei Matia Bazar – come lo smontaggio dello spettacolo d’intratteni­mento tutto, moderno e non, con tanto di citazioni storiche (la Carrà di ‘Felicità ta ta’, sigla di Canzonissi­ma 1974, cantata in coppia).

Sindaco Borradori, questa è per lei

Le battute su Lugano si sprecano, soprattutt­o quelle sull’entità ‘Oceano’, che torna a intervalli regolari (in sala ci sarebbe tale Jennifer, su invito); ce n’è anche per il Palacongre­ssi (“Ma che razza di teatro è questo? – edulcorato – Sembra Cosenza”: sindaco Borradori, è per lei). In questo lungo ‘botta e risposta’ alla Franco e Ciccio, con Pio che vuole fare il colto e Amedeo che manda tutto in vacca, si sprecano anche le battute sull’Italia, «paese pazzerello» in cui «più evadi e più ti rispettano»; e dunque via con le lamentele su Gc Events che ha fatturato l’intero cachet e niente in nero, via con la provocazio­ne alle Fiamme Gialle (come da sketch di Sanremo di un anno fa), via coi guadagni nascosti non sotto i materassi ma “sotto le piante di broccoli” e giù battute sui settanta franchi per un biglietto di prima fila «che io non avrei speso nemmeno per gli U2». E via con la seconda parte dello spettacolo, presa per i fondelli della tv del dolore di Barbara D’Urso, quella che «se piangi facciamo i soldi».

L’autoironia ci salverà

Dopo un’ora e mezza di minacce («Guarda che vado a prendere gli zoccoli…») perché il solista pretende dalla spalla uno show che sia più ‘meridional­e’ («Ma quali italiani, in sala sono tutti emigrati dal sud!») arrivano gli zoccoli: annunciati dalla voce di Francesco Pannofino (come da serie tv, e sulle note di Toto Cutugno), i due di ‘Emigratis’ si materializ­zano nel tripudio del Palacongre­ssi ormai trasformat­o in Papeete per dare il peggio di sé, che nel loro caso è il meglio. Lo sketch incentrato sui sex toys crea inevitabil­i problemi alla coppia seduta alla nostra destra, col bimbo portato fuori dalla sala per via di contenuti troppo artistici (rimane in sala la sola mamma, con le lacrime agli occhi). I due si producono anche in ‘Frutti di mare’, parodia di ‘Gente di mare’ di Tozzi e Raf (anche se le parodie musicali riescono meglio a Checco Zalone, e a noi Pio e Amedeo ci bastano così, zoccoli e pelliccia). Si chiude con sfottò ai luoghi comuni, inneggiand­o all’autoironia che «ci salverà». Sugli applausi finali, un pensiero affettuoso va a Vanessa Calderisi, avvenente solista di sax all’interno della band che accompagna i due foggiani ‘costretta’ a subire avances in stile ‘Emigratis’ per tutta la serata. Un pensiero anche alla band, che anche a Lugano, anche dopo trenta repliche, ancora sollecita i propri zygomaticu­s major e minor fallendo una delle regole dell’avanspetta­colo, ovvero non ridere alle battute del comico se si è parte della scena. Ma si poteva fare altrimenti?

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TI-PRESS ‘Amoremiooo’ (Pio e Amedeo)

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