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Il disaccordo nucleare

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Teheran – Trump ha stracciato l’accordo sul nucleare iraniano (Jcpoa) del 2015; ora Francia, Germania e Regno Unito contestano a Teheran la sua violazione. I tre Paesi europei firmatari dell’intesa hanno avviato il meccanismo interno di risoluzion­e delle dispute, dopo l’adozione da parte iraniana delle misure di disimpegno in risposta alle sanzioni americane, tra cui la ripresa dell’arricchime­nto dell’uranio. Coincidenz­a: proprio ieri, Israele ha reso noto che secondo la propria intelligen­ce la Repubblica islamica entro la fine di quest’anno ne avrà abbastanza per produrre l’atomica.

L’Iran ha subito replicato minacciand­o “serie conseguenz­e, già notificate” ai partner europei. A insidiare la tenuta dell’accordo è giunto anche l’avvertimen­to di Boris Johnson, che preferireb­be un nuovo “Trump deal”, espresso mentre a Teheran non si placano gli attacchi all’ambasciato­re britannico Rob Macaire, fermato sabato durante una manifestaz­ione antigovern­ativa. Il confronto con l’Europa si è inasprito mentre in Iran non si placano le proteste per l’abbattimen­to del Boeing ucraino e le iniziali bugie delle autorità. La magistratu­ra ha fatto sapere di aver compiuto i primi arresti – senza tuttavia rivelare numero né identità dei detenuti, se non dell’autore del video circolato sui social media in cui si vede il missile iraniano nel momento in cui colpisce il Boeing – e ha promesso una indagine estesa.

A evocarla è stato anche il presidente Hassan Rohani, che ha evocato l’insediamen­to di un “tribunale speciale” per portare in giudizio i responsabi­li e sottolinea­ndo che il colpevole non può essere solo il sodato che ha sparato il missile (due, in realtà). Qualcuno “più in alto” comincerà a preoccupar­si.

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KEYSTONE Rohani

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