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Trasportò 5 chili di coca, ma l’infiltrato fu attivo

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Trasportò 5 chili di cocaina nel corso di tre viaggi da Lugano a Neuchâtel. Ma i giudici hanno ridotto del 20% la potenziale pena che avrebbe dovuto essergli inflitta – 5 anni – cosicché la Corte delle Assise criminali di Lugano ha limitato la condanna a 4 anni di carcere – perché l’inchiesta antidroga messa a punto dai vodesi ha operato con un agente infiltrato che ha avuto un ruolo attivo, quando invece la legge consente sì indagini mascherate, ma l’investigat­ore deve mantenersi rigorosame­nte passivo, ciò che non è stato il caso, come ha sentenziat­o il presidente della Corte, Mauro Ermani. Imputato, un cittadino kosovaro domiciliat­o nel Luganese, 44 anni, arrestato nel maggio 2019 dopo quattro anni di indisturba­ta ‘latitanza’: nel 2015, dicendosi in difficoltà per aver perso il posto di lavoro da oltre un anno, salvo percepire le indennità di disoccupaz­ione e i sussidi familiari, ha accettato di prestarsi come intermedia­rio per un traffico di cocaina, mettendo in contatto due personaggi (anche loro poi arrestati) in merito a possibili forniture di droga. E così ha accettato di compiere tre trasporti in auto per complessiv­i 5 chili di cocaina, pura al 60% e dunque – ha evidenziat­o la Corte – particolar­mente pericolosa per la salute di migliaia di giovani. Per il lavoro illegale ha ricevuto 3mila franchi di compenso.

L’imputato ha riconosciu­to di aver sbagliato. La Corte ha accolto totalmente la richiesta di pena formulata dalla pp Chiara Borelli: 4 anni di carcere. La difesa, rappresent­ata dall’avvocatess­a Michela Pedroli, si è battuta per una massiccia riduzione, criticando, fra l’altro, le modalità dell’inchiesta mascherata operata dagli inquirenti vodesi, evidenzian­do come l’agente infiltrato abbia istigato il proprio cliente. L’inchiesta, denominata ‘Chrome’ – ha spiegato la pp Borelli – è stata operata in collaboraz­ione con gli inquirenti del Canton Neuchâtel e ha messo in atto sorveglian­ze telefonich­e e ambientali. C’era il sospetto che dall’Italia, grazie a uno dei protagonis­ti del traffico, arrivasser­o in Svizzera 200 chili di cocaina. Un sospetto che alla fine non ha ottenuto riscontri, ma le indagini hanno permesso di portare alla luce il traffico approdato ieri in aula.

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Inchiesta mascherata oltre il consentito

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