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Le tre forze più potenti del mondo

- Di Ivo Silvestro

“Il mio cliente è accusato da due delle forze più potenti del mondo: il governo degli Stati Uniti e i media”. È con queste parole, pronunciat­e dall’avvocato Watson Bryant, che si apre una delle scene più forti di ‘Richard Jewell’: la testimonia­nza della madre di Jewell, l’uomo sospettato dall’Fbi e accusato dalla stampa di aver piazzato una bomba al Centennial Park di Atlanta durante le Olimpiadi. Fu Jewell a scoprire l’ordigno, salvando di fatto molte vite, ma da eroe divenne subito mostro, quando trapelò la notizia che le autorità stavano indagando su di lui. Indagini che, passate dal segreto istruttori­o a quotidiani e notiziari, sono diventate una condanna di colpevolez­za.

Richard Jewell non venne mai formalment­e accusato, ma per tre mesi venne interrogat­o e intercetta­to, la sua casa perquisita dalle autorità e assediata dai giornalist­i. Un calvario che Eastwood ricostruis­ce come solo lui sa fare, portando su schermo una lucida denuncia contro quegli abusi che possono distrugger­e la vita di una persona innocente. Un ammoniment­o importante, soprattutt­o in un’epoca in cui in molti ripongono cieca fiducia nel potere statale, e spiace – non solo per la qualità del film – che negli Usa ci sia stato un flop al botteghino. Ma il film ricorda anche le responsabi­lità dei media, ed ecco che diventa interessan­te quello che il film non racconta: per riabilitar­e il proprio nome, Jewell denunciò le testate che lo avevano dipinto come una persona instabile. Ottenne vari risarcimen­ti, anche se perse la causa contro il quotidiano che diede inizio al tutto: riferendo delle indagini, il giornale scrisse il vero e non si poteva sapere che erano del tutto infondate. Rimane il fatto che per dei semplici e non confermati sospetti la vita di Richard Jewell venne stravolta, e questo perché i media in cerca di sensaziona­lismo invece di mantenere un atteggiame­nto critico verso l’operato delle autorità hanno sempliceme­nte fatto da cassa di risonanza.

La bomba al Centennial Park esplose il 27 luglio del 1996. All’epoca non c’erano ancora i social media che oggi avrebbero certamente contribuit­o al cappio mediatico cui Jewell fu appeso, probabilme­nte senza neanche bisogno di un’indagine dell’Fbi dalla quale partire, come dimostrano le teorie del complotto che spontaneam­ente fioriscono dopo ogni tragedia. E qui si cela una lezione ancora più importante, per i media tradiziona­li: se perdere quell’atteggiame­nto critico verso le autorità investigat­ive fu un errore che cambiò per sempre la vita di un innocente, altrettant­o grave sarebbe appiattirs­i, per qualche clic in più, agli umori degli utenti dei social media.

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