Una norma quasi dimenticata, per prevenire la violenza
Come si è arrivati alla disposizione che vieta la vendita serale di alcolici nelle stazioni di servizio? Non risulta che sia stata oggetto di discussioni al momento di approvare in Gran Consiglio la legge, poi scampata a un referendum: in quel caso il tema era stato semmai la mezz’ora di prolungamento degli orari per i normali esercizi commerciali, e la scelta di vincolarla all’obbligatorietà generale del Contratto collettivo di lavoro per il settore. Un iter tormentato, sul quale pende ancora un ricorso del sindacato Unia al Tribunale federale.
La norma che riguarda l’alcol nelle stazioni di servizio, invece, è ‘scivolata’ nella legge molto prima. Già nel 2011, il messaggio presentato dal Consiglio di Stato (CdS) al Gran Consiglio – dopo le consultazioni con i partiti e le parti interessate – suggeriva di imporre nuovi limiti. L’impulso veniva dal Ppd, che a sua volta faceva sue le indicazioni del gruppo di lavoro ‘Giovani, violenza, educazione’: un gruppo costituito dopo l’uccisione del 22enne Damiano Tamagni, pestato da quattro giovani il primo febbraio 2008 durante il Carnevale di Locarno. Il gruppo – costituito da magistrati, esperti di politiche giovanili e rappresentanti della polizia, della scuola e della società civile – aveva elaborato proposte concrete per arginare la violenza giovanile. Da lì l’idea delle limitazioni d’orario sposata dal CdS, che allora spiegava: “All’origine della proposta vi è la constatazione che la situazione attuale rende facilmente accessibile l’acquisto di bevande alcoliche a buon prezzo anche la sera. Secondo il gruppo di lavoro, ciò favorisce il fenomeno dell’abuso di alcol da parte dei giovani e aumenta di conseguenza anche il rischio che si verifichino episodi di violenza”.
All’epoca, d’altronde, vigeva già il divieto di vendere bevande alcoliche nelle aree di servizio autostradali, ormai risalente a 56 anni fa. Divieto che però sarà abbandonato presto, dopo una mozione in questo senso approvata a livello federale nel 2017. Per ironia della sorte, tra i firmatari della mozione si trova proprio un Ppd ticinese, il consigliere nazionale Fabio Regazzi. L’integrazione della liberalizzazione nell’Ordinanza sulle strade nazionali, però, è ancora in sospeso.