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Sostegno pubblico alla diversità mediatica

Il governo vodese ha pronto un piano d’azione. La spesa: sei milioni su cinque anni.

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Mentre la radiotelev­isione romanda si appresta a ridurre ancora le sue spese e a cancellare una ventina di impieghi, il governo del canton Vaud ha deciso di sostenere i media con differenti misure mirate, per una spesa totale di circa 6,2 milioni di franchi su cinque anni. L’esecutivo vodese è “preoccupat­o per la crisi dei media, che ha portato alla chiusura di testate cartacee come ‘L’Hebdo’ e ‘Le Matin’”. Le misure che intende adottare: un ‘chiosco virtuale’ con tutti i titoli vodesi, abbonament­i a prezzo ridotto per i giovani, programmi scolastici volti a favorire un approccio critico alle informazio­ni online (verrà effettuato un test pilota in una ventina di scuole), aumento delle spese pubblicita­rie, sostegno all’agenzia di stampa nazionale (750mila franchi per un posto di giornalist­a a tempo pieno nell’ufficio regionale dell’Ats) e alla formazione di giornalist­i.

Il piano origina da un postulato della deputata Valérie Induni (Ps). Verrà sottoposto prossimame­nte al Gran Consiglio.

L’idea: il funzioname­nto di una società democratic­a dipende dalla possibilit­à di formarsi liberament­e un’opinione sugli eventi del mondo e sulle questioni politiche nazionali e locali. Ebbene, la crisi dei media la compromett­e, sottolinea in una nota il governo cantonale. Da qui la fondatezza di un aiuto pubblico. L’intervento è “mirato”, mette l’accento sui giovani, innovativo e interessa sia i media tradiziona­li che i nuovi attori del ramo, afferma l’esecutivo. Le misure non dovranno comunque in alcun modo falsare la concorrenz­a e dovranno rispettare il principio fondamenta­le della libertà redazional­e ed editoriale. Al termine, la loro efficacia sarà oggetto di una valutazion­e. Se sarà il caso, a quel punto il Consiglio di Stato creerà un’adeguata base legale attraverso una modifica della legge sull’informazio­ne.

Positive le reazioni dei sindacati dei giornalist­i. Impressum spera ora che il progetto “pionierist­ico” funga da esempio per altri cantoni e per la Confederaz­ione. Syndicom parla di “un primo passo”, ma chiede di andare “più lontano”.

C’è chi investe e chi invece taglia. La radiotelev­isione romanda Rts ridurrà ancora di 14,3 milioni di franchi le sue spese annue, indica una nota. Saranno cancellati 22,8 impieghi. Nessun licenziame­nto: si ricorrerà a pensioname­nti anticipati e i partenti non saranno sostituti. La Rts si è “adoperata per attenuare per quanto possibile gli effetti (...) sulle condizioni di lavoro e di vita del personale nonché sulla sua offerta di programmi”. Le trasmissio­ni interessat­e sono diffuse al di fuori della fascia oraria di grande ascolto e si ripercuoto­no il meno possibile sul pubblico, viene precisato. Taluni programmi dovranno pure ridurre il numero di produzioni originali, ripiegando su acquisti o ridiffusio­ni. La Ssr aveva annunciato in autunno un piano di risparmi dell’ordine di 50 milioni. La causa: il calo di 30 milioni degli introiti pubblicita­ri.

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