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Al lavoro anziché a letto

Almeno un dipendente su due in Svizzera va in ufficio benché malato. Molte le controindi­cazioni

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Sindacati e datori di lavoro concordi: non serve a nessuno. Superata anche in Ticino la soglia epidemica dell’influenza stagionale.

L’ondata di influenza invernale ha superato la soglia epidemica in quasi tutta la Svizzera nella seconda settimana di gennaio, ha indicato mercoledì l’Ufficio federale della sanità pubblica. Anche in Ticino nel frattempo l’epidemia è stata dichiarata. A letto anziché al lavoro? Non sempre: i dati mostrano da un lato che sempre più persone nella Confederaz­ione si ammalano e restano a casa; dall’altra, un certo numero di dipendenti va a lavorare nonostante i sintomi. Spesso è la paura a trasformar­li in ‘eroi’.

A volte sono i superiori a fare pressione. Soprattutt­o quando il personale scarseggia e hanno l’impression­e che i collaborat­ori non stiano troppo male. La conseguenz­a: come hanno rivelato diversi studi, almeno la metà dei dipendenti in Svizzera vanno a lavorare una volta all’anno anche se malati. I medici lo ritengono problemati­co. Le persone influenzat­e, o con altri sintomi, possono peggiorare la loro salute. Non solo: non di rado contagiano anche colleghe e colleghi. Il problema è noto ai sindacati. Leena Schmitter, portavoce di Unia, parla di una tendenza: i dipendenti si sentono messi sotto pressione dai loro datori di lavoro, affinché si presentino al lavoro in ogni caso.

Sotto il profilo giuridico, la questione è chiara. «I lavoratori, che lavorano malgrado la malattia, violano il loro obbligo di fedeltà», dice l’avvocato Martin Steiger all’agenzia Awp. I dipendenti dovrebbero informare il loro datore di lavoro che sono malati. Chi si sente malato non dovrebbe lavorare quando la sua malattia è contagiosa. Dovrebbe inoltre restare a casa se il lavoro rallenta il processo di guarigione o addirittur­a peggiora la situazione. In questi casi, un’incapacità lavorativa viene di regola attestata da un certificat­o medico. Ma non ogni malattia impedisce di lavorare. «In caso di dubbio decide il medico», spiega Steiger. Anche i datori di lavoro hanno degli obblighi. Se dovessero sapere che un dipendente è malato, dovrebbero mandarlo a casa. È ad esempio il caso, spiega sempre Steiger, quando è il lavoratore stesso a dire che sta lavorando malgrado la malattia, oppure quando questo è manifestam­ente malato.

Il comportame­nto delle parti conta anche sul piano assicurati­vo. In caso di incapacità al lavoro giustifica­ta, il versamento del salario da parte del datore di lavoro è fondamenta­lmente dovuto, osserva l’avvocato. Chi va a lavorare malato rischia che il versamento del salario gli venga negato.

I sindacati auspicano l’introduzio­ne di disposizio­ni a livello aziendale. «L’azienda dovrebbe definire anticipata­mente regole sulla sostituzio­ne per gestire i casi di malattia e le assenze per ferie», afferma Leena Schmitter di Unia. È anche una questione di costi, aggiunge la sindacalis­ta. Se i collaborat­ori vanno a lavorare nonostante la malattia, a medio termine l’azienda potrebbe dover far fronte a costi supplement­ari. Soprattutt­o qualora i dipendenti – a causa di una mancata assenza per malattia o di un rientro prematuro – dovessero alla fine assentarsi più a lungo per una ricaduta. Anche sul fronte padronale la vedono così. «Secondo diversi studi, circa i due terzi dei costi causati dalle malattie non sono dovuti alle assenze, bensì al fatto che si continua a lavorare malgrado la malattia», afferma Fredy Greuter dell’Unione svizzera degli imprendito­ri. «Siccome i collaborat­ori malati non possono fornire una prestazion­e al top, si arriva a una perdita di produttivi­tà», sostiene. Se qualcuno si presenta sul posto di lavoro manifestam­ente incapace a svolgere le sue mansioni, il superiore lo deve assolutame­nte mandare a casa. Svolgere al domicilio i compiti che non possono essere svolti in ufficio non è una soluzione. «Bisogna evitare un ritardo nella guarigione quale conseguenz­a dell’home office», dice Greuter. Anche i sindacati sono contrari. «L’home office è lavoro. Perciò il lavoro a domicilio, quando si è malati o bisogna accudire figli malati, non è la soluzione», dice Schmitter. Per l’accudiment­o di un familiare malato si ha diritto a tre giorni liberi al massimo per malattia.

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KEYSTONE Meglio per tutti rimanere a casa a curarsi

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