laRegione

‘È lecito chiedersel­o’

Agli Enti locali ‘piste di riflession­e’ sulla compatibil­ità di ruoli

- Di Cristina Ferrari

Nella discesa in campo di un candidato, dipendente comunale, si sollevano interrogat­ivi sull’opportunit­à di mantenere, in campagna elettorale, le due posizioni

La notizia della discesa in campo, per il Municipio di Lugano, di Fabio Schnellman­n, capouffici­o del Dicastero cultura, sport ed eventi della Città, e dunque dipendente comunale, con funzione dirigente e ruoli peraltro decisional­i, solleva più di un interrogat­ivo sull’opportunit­à o meno di mantenere, in campagna elettorale, il ruolo, nello stesso Comune, di candidato e impiegato. Perché se da una parte vi sono le norme, dall’altra non si può non prescinder­e da un discorso di buonsenso. «L’accento oggi è messo sull’assunzione della carica e non sulla candidatur­a – risponde alle nostre domande Marzio Della Santa, responsabi­le della Sezione cantonale degli enti locali –. L’articolo 82 della Legge organica comunale (Loc) parla, infatti, di incompatib­ilità per carica indicando che “i dipendenti del Comune, e delle sue aziende, non possono assumere la carica di municipale”». Quindi, se interpreta­to alla lettera, significa che un candidato può fare tranquilla­mente la sua campagna elettorale dalla poltrona del proprio ufficio? «Sì, se parliamo del piano normativo. Se, invece, passiamo a un aspetto etico [che è quello che Elia Frapolli ha applicato quando ha dato le dimissioni nel 2019 da direttore di Ticino Turismo una volta candidato al Consiglio di Stato o Natalia Ferrara quando lasciò il Ministero pubblico per entrare in politica, ndr], il discorso si allarga alla possibilit­à per i candidati, impiegati comunali con ruoli decisional­i, di farsi da parte o di richiedere al datore di lavoro la ricerca di una soluzione alternativ­a».

Tutelare la carica istituzion­ale

Ma come poter meglio tutelare questi casi? Vi è una riflession­e all’interno dell’Amministra­zione cantonale? «Ne abbiamo parlato recentemen­te in Sezione. Direi però a margine, non facendo cioè riferiment­o a questo caso ma più in generale sulla figura del municipale – ci spiega Della Santa –. Stiamo, infatti, conducendo una riflession­e per capire cosa porta, o non porta, le persone a voler occupare una carica pubblica. Se pur partendo dal presuppost­o che la carica pubblica è, per definizion­e, una carica visibile, oggi è particolar­mente sottoposta in modi diversi, e sempre più facili, alla critica. Sostanzial­mente, da qualche parte, ci si deve quindi porre la domanda se, e in quale misura, va tutelata la figura istituzion­ale del municipale. Non appena, per esempio, cala un ‘sospetto’ su una persona, questa può essere eleggibile? Dovrebbe essere sospesa prima ancora che arrivi l’eventuale autosospen­sione? Sono piste di riflession­e, questo non lo nego».

Riflession­i che seguono un mutamento anche sociale: «Quello che constato – annota il capo degli Enti locali – è che oggi quella che era la pressione sociale si esercita in maniera completame­nte diversa rispetto a trenta, quaranta, cinquanta e oltre anni fa. Mi spiego meglio. Pensando al discorso delle sanzioni, una volta quando la nostra Sezione interveniv­a in vigilanza e sanzionava un municipale ciò aveva un effetto spesso dirompente perché il cittadino la riconoscev­a come qualcosa di estremamen­te grave. Oggi abbiamo municipali che vengono sanzionati e la prendono con un sorriso. Cosa significa? Che qualcosa è culturalme­nte cambiato. L’individuo prima del cittadino, in quanto ciò inizia nella sfera privata, si sente maggiormen­te libero di assumere anche comportame­nti ‘borderline’. Quindi in questo senso sarebbe utile un ‘dibattito di società’. Se nel leggere sul vostro giornale di questa candidatur­a mi sono fatto anch’io come cittadino questa domanda, ‘cosa farà?’, ‘come si comporterà?’, non so quanti in realtà se la siano posta, o se, nell’ambito di alcune procedure giudiziari­e in corso, come le valutano, o le hanno valutate, coloro che sottoscriv­ono una candidatur­a».

Dall’etica all’immagine

Certo è che diventa difficile non andare incontro a una sorta di collusione di interessi: «Continuere­i a parlare di incompatib­ilità – ci frena Della Santa –. Potrei, come dipendente comunale, trovarmi in difficoltà nell’esercitare il mio ruolo, dovendo prendere, o non prendere, decisioni tenendo conto del fatto che sono candidato e dell’impatto che queste possono avere sul cittadino elettore». Perché se pur vigendo, in generale, il segreto profession­ale pensiamo, per esempio, anche a informazio­ni assunte che potrebbero essere utilizzate contro un avversario politico o un altro municipale uscente che si ripresenta: «Sono consideraz­ioni oggettive. Va detto, e sta qui la questione di fondo, che se la norma arriva dopo i cambiament­i culturali, quasi mai li precede. Qualora dovessero emergere delle situazioni ‘critiche’ è lecito attendersi che a livello parlamenta­re qualcuno richieda una modifica normativa per sospendere o attribuire ad altri ruoli, per esempio, il funzionari­o comunale».

E in questa riflession­e non siamo entrati a fondo nei casi di procedimen­ti giudiziari in corso o ammoniment­i ricevuti, perché se non è eleggibile qualcuno che è stato ritenuto “penalmente responsabi­le di”, un candidato può liberament­e scendere in campo fino a sentenza pronunciat­a, vigendo il concetto del ‘in dubio pro reo’: «In sostanza la questione etica relativa alla candidatur­a andrebbe affrontata dal candidato idealmente in accordo con il suo datore di lavoro» chiosa Della Santa.

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TI-PRESS Di poltrona in poltrona nello stesso palazzo (Civico)
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