‘È lecito chiederselo’
Agli Enti locali ‘piste di riflessione’ sulla compatibilità di ruoli
Nella discesa in campo di un candidato, dipendente comunale, si sollevano interrogativi sull’opportunità di mantenere, in campagna elettorale, le due posizioni
La notizia della discesa in campo, per il Municipio di Lugano, di Fabio Schnellmann, capoufficio del Dicastero cultura, sport ed eventi della Città, e dunque dipendente comunale, con funzione dirigente e ruoli peraltro decisionali, solleva più di un interrogativo sull’opportunità o meno di mantenere, in campagna elettorale, il ruolo, nello stesso Comune, di candidato e impiegato. Perché se da una parte vi sono le norme, dall’altra non si può non prescindere da un discorso di buonsenso. «L’accento oggi è messo sull’assunzione della carica e non sulla candidatura – risponde alle nostre domande Marzio Della Santa, responsabile della Sezione cantonale degli enti locali –. L’articolo 82 della Legge organica comunale (Loc) parla, infatti, di incompatibilità per carica indicando che “i dipendenti del Comune, e delle sue aziende, non possono assumere la carica di municipale”». Quindi, se interpretato alla lettera, significa che un candidato può fare tranquillamente la sua campagna elettorale dalla poltrona del proprio ufficio? «Sì, se parliamo del piano normativo. Se, invece, passiamo a un aspetto etico [che è quello che Elia Frapolli ha applicato quando ha dato le dimissioni nel 2019 da direttore di Ticino Turismo una volta candidato al Consiglio di Stato o Natalia Ferrara quando lasciò il Ministero pubblico per entrare in politica, ndr], il discorso si allarga alla possibilità per i candidati, impiegati comunali con ruoli decisionali, di farsi da parte o di richiedere al datore di lavoro la ricerca di una soluzione alternativa».
Tutelare la carica istituzionale
Ma come poter meglio tutelare questi casi? Vi è una riflessione all’interno dell’Amministrazione cantonale? «Ne abbiamo parlato recentemente in Sezione. Direi però a margine, non facendo cioè riferimento a questo caso ma più in generale sulla figura del municipale – ci spiega Della Santa –. Stiamo, infatti, conducendo una riflessione per capire cosa porta, o non porta, le persone a voler occupare una carica pubblica. Se pur partendo dal presupposto che la carica pubblica è, per definizione, una carica visibile, oggi è particolarmente sottoposta in modi diversi, e sempre più facili, alla critica. Sostanzialmente, da qualche parte, ci si deve quindi porre la domanda se, e in quale misura, va tutelata la figura istituzionale del municipale. Non appena, per esempio, cala un ‘sospetto’ su una persona, questa può essere eleggibile? Dovrebbe essere sospesa prima ancora che arrivi l’eventuale autosospensione? Sono piste di riflessione, questo non lo nego».
Riflessioni che seguono un mutamento anche sociale: «Quello che constato – annota il capo degli Enti locali – è che oggi quella che era la pressione sociale si esercita in maniera completamente diversa rispetto a trenta, quaranta, cinquanta e oltre anni fa. Mi spiego meglio. Pensando al discorso delle sanzioni, una volta quando la nostra Sezione interveniva in vigilanza e sanzionava un municipale ciò aveva un effetto spesso dirompente perché il cittadino la riconosceva come qualcosa di estremamente grave. Oggi abbiamo municipali che vengono sanzionati e la prendono con un sorriso. Cosa significa? Che qualcosa è culturalmente cambiato. L’individuo prima del cittadino, in quanto ciò inizia nella sfera privata, si sente maggiormente libero di assumere anche comportamenti ‘borderline’. Quindi in questo senso sarebbe utile un ‘dibattito di società’. Se nel leggere sul vostro giornale di questa candidatura mi sono fatto anch’io come cittadino questa domanda, ‘cosa farà?’, ‘come si comporterà?’, non so quanti in realtà se la siano posta, o se, nell’ambito di alcune procedure giudiziarie in corso, come le valutano, o le hanno valutate, coloro che sottoscrivono una candidatura».
Dall’etica all’immagine
Certo è che diventa difficile non andare incontro a una sorta di collusione di interessi: «Continuerei a parlare di incompatibilità – ci frena Della Santa –. Potrei, come dipendente comunale, trovarmi in difficoltà nell’esercitare il mio ruolo, dovendo prendere, o non prendere, decisioni tenendo conto del fatto che sono candidato e dell’impatto che queste possono avere sul cittadino elettore». Perché se pur vigendo, in generale, il segreto professionale pensiamo, per esempio, anche a informazioni assunte che potrebbero essere utilizzate contro un avversario politico o un altro municipale uscente che si ripresenta: «Sono considerazioni oggettive. Va detto, e sta qui la questione di fondo, che se la norma arriva dopo i cambiamenti culturali, quasi mai li precede. Qualora dovessero emergere delle situazioni ‘critiche’ è lecito attendersi che a livello parlamentare qualcuno richieda una modifica normativa per sospendere o attribuire ad altri ruoli, per esempio, il funzionario comunale».
E in questa riflessione non siamo entrati a fondo nei casi di procedimenti giudiziari in corso o ammonimenti ricevuti, perché se non è eleggibile qualcuno che è stato ritenuto “penalmente responsabile di”, un candidato può liberamente scendere in campo fino a sentenza pronunciata, vigendo il concetto del ‘in dubio pro reo’: «In sostanza la questione etica relativa alla candidatura andrebbe affrontata dal candidato idealmente in accordo con il suo datore di lavoro» chiosa Della Santa.