Fu stupro, due le condanne
Differenti le pene: quattro anni e tre mesi al 26enne, cinque e l’espulsione al 27enne
La pena del più giovane è stata interamente sospesa in favore di un trattamento stazionario, essendogli stata riconosciuta una scemata imputabilità di grado lieve-medio
Colpevoli. Si è chiuso ieri con una chiara condanna il processo a carico di due giovani che hanno violentato una ragazza, iniziato mercoledì (cfr. ‘laRegione’ di ieri) alle Assise criminali di Lugano. L’episodio in questione è avvenuto in città nel 2017, quando la vittima era ancora minorenne e aveva 17 anni. Differenti le pene a carico dei due: quattro anni e tre mesi interamente sospesi a favore di un trattamento stazionario per il 26enne svizzero, cinque anni di carcere e l’espulsione per otto anni per il 27enne kosovaro.
«Il reato di violenza carnale è pacificamente realizzato – ha esordito il presidente della Corte Amos Pagnamenta –. Entrambi sono colpevoli: il diniego della giovane non solo è stato manifestato, ma anche compreso dai due imputati. E il fatto che abbiano agito in due è un’aggravante». L’inchiesta, condotta dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni, ha appurato che i due hanno convinto la giovane ad entrare nel bagno. Lei, imbottita di psicofarmaci e in lacrime, ha tentato invano di liberarsi. La Corte – composta anche dai giudici a latere Aurelio
Facchi e Fabrizio Filippo Monaci, oltre che da sei assessori giurati – ha quindi riconosciuto i fatti come ricostruiti dall’accusa e ne ha confermato la gravità. Nulla cambia, ha spiegato il giudice, che la violenza si sia consumata in un ambiente dove droga, psicofarmaci, alcol e sesso erano la normalità. Entrambi sono stati ritenuti colpevoli di aver violato il diritto all’autodeterminazione sessuale della vittima. In particolare, il più giovane dei due «ha agito ripetutamente ai danni di un notevole numero di ragazze». Secondo la Corte quell’imputato si è rivelato sincero e credibile dopo iniziali reticenze a collaborare. Viceversa, il 27enne «ha fornito una miriade di versioni diverse, anche a distanza di poche righe di verbale: ha perso così ogni credibilità, risultando un bugiardo». Per contro, «lineare, logico e coerente» è stato giudicato il racconto della vittima principale.
‘Non particolarmente integrato’
Come si spiegano quindi le sostanziose differenze nella pena? Al 26enne è stata riconosciuta una scemata imputabilità medio-lieve sulla base della perizia psichiatrica e la Corte ha inoltre apprezzato l’importante collaborazione fornita agli inquirenti. Per questo motivo, la pena di partenza di cinque anni è stata abbassata e soprattutto per questo è stato disposto un trattamento stazionario psichiatrico. L’imputato è stato inoltre prosciolto da alcuni reati minori quali pornografia e prostituzione. Diverso il caso del 27enne. «La sua è stata una colpa superiore – ha detto il giudice –, è stato lui a dare il la al reato principale, spronando il correo a portare in bagno (dove si è consumata la violenza, ndr) la vittima». Nessuna scemata imputabilità, né fattori attenuanti.
Per il giovane, la ragazza era consenziente. «Non ha compreso la gravità dei fatti» ha sottolineato però Pagnamenta. Pur essendo nato e cresciuto in Ticino, dove risiedono la sua famiglia e il figlio – che tuttavia non abita con lui –, il 27enne verrà espulso per otto anni. «Non si è particolarmente integrato – secondo la Corte –, non ha mai svolto una vera attività lucrativa né ha concluso una formazione. Inoltre in Albania ha un nonno».
Il 26enne è difeso dall’avvocata Fabiola Malnati, il 27enne invece dal legale Marco Masoni. Non è noto per ora se vi saranno dei ricorsi.