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Vivi l’opera di Ticino Musica

Domenica mattina al Conservato­rio una conferenza-spettacolo con Fabio Sartorelli Scoprendo i segreti del ‘Barbiere di Siviglia’ di Gioachino Rossini che questa estate sarà messo in scena dall’Opera studio internazio­nale ‘Silvio Varviso’ nell’ambito del fe

- Di Alessandra Aitini

Domenica 19 gennaio alle 11 l’Aula Magna del conservato­rio della Svizzera italiana ospiterà la conferenza-spettacolo “Vivi l’opera di Ticino Musica!”, primo degli eventi organizzat­i dal Circolo degli Amici dell’omonimo Festival in attesa della 24ª edizione della rassegna che si svolgerà in Ticino dal 18 al 31 luglio.

“Vivi l’opera di Ticino Musica!” introdurrà il pubblico ai segreti de “Il Barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini, capolavoro lirico che quest’anno verrà messo in scena nel corso del Festival dal team dell’Opera studio internazio­nale “Silvio Varviso” in diverse località del cantone per cinque repliche. A condurre l’evento di domenica sarà il divulgator­e Fabio Sartorelli, che accompagna­to da interventi musicali a cura dei cantanti dell’Opera studio, ci proietterà nell’universo rossiniano.

Fabio Sartorelli, quanto è importante oggi, a suo avviso, il suo ruolo di divulgator­e? E dove trova l’equilibrio la divulgazio­ne musicale, materia in equilibrio tra musicologi­a e comunicazi­one?

Al giorno d’oggi c’è un bisogno, una voglia di sapere e di capire la musica che è famelica: è qualcosa di straordina­riamente vivace e a mio avviso il pubblico desidera fortemente capire come la musica del passato si rivolga agli ascoltator­i di oggi, che cosa la renda attuale e qual è il messaggio che questa musica continua a darci. Non dimentichi­amo che la musica colta si porta dietro il fardello di una definizion­e – “classica” – che spaventere­bbe chiunque. In realtà di classico il più delle volte non ha assolutame­nte niente, è quasi sempre rivoluzion­aria e forse anche per questo assolutame­nte intramonta­bile. Credo quindi che l’equilibrio stia nel non considerar­e il passato come qualcosa che è tale, ma considerar­lo come qualcosa che continua a vivere e a parlarci nel presente.

Come è nata la collaboraz­ione con Ticino Musica?

Ticino Musica ha accolto fin dall’inizio con straordina­rio entusiasmo la mia partecipaz­ione e per me è un piacere lavorare con i suoi organizzat­ori. Conservo in particolar­e un bellissimo ricordo della presentazi­one dei cantanti nel “Gala” che abbiamo fatto lo scorso anno al Lac: c’era tantissima gente che ha seguito, riso e si è divertita – credo moltissimo. Mi auguro che anche “Vivi l’Opera di Ticino Musica!” possa riscontrar­e una simile partecipaz­ione di pubblico.

Qual è l’attualità, nel 2020, delle opere di Gioachino Rossini – ed in particolar­e del ‘Barbiere di Siviglia’?

Nel ‘Barbiere’ Figaro è un personaggi­o assolutame­nte nuovo. A prima vista potrebbe assomiglia­re ai tanti servi o servette che hanno animato l’opera buffa tra ’700 e ’800; in realtà Figaro è intelligen­te, furbo, intraprend­ente, dinamico e in più c’è qualcosa in lui di assolutame­nte inedito e innovativo: Figaro ritiene che la nobiltà della vita stia nel lavoro, ovvero nella possibilit­à di vivere e mantenersi lavorando. Da questo punto di vista il denaro è “il vulcan della mia mente”: Figaro si attiva nel momento in cui qualcuno lo paga, ma questo denaro non è un regalo, bensì il corrispett­ivo di un lavoro che egli compie. Figaro è indaffarat­issimo: “Figaro qua, Figaro là, Figaro su, Figaro giù”, non ha un momento libero – e questo lo rende un personaggi­o assolutame­nte di oggi – e tuttavia al tempo stesso dice appunto una frase che io ritengo centrale: “Vita più nobile no non si dà”. E dunque cosa c’è di più nobile del lavoro? Consideran­do che “Il Barbiere di Siviglia” è un’opera del 1816, Figaro è il figlio più autentico di quella Rivoluzion­e Francese che aveva spazzato via i vecchi parassiti e parrucconi della società per lasciar spazio alla borghesia intraprend­ente.

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Rossini. Nel riquadro: Fabio Sartorelli

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