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Dormire come un sasso!

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Che ci si trovi in un deserto arroventat­o o in lande glaciali battute da bufere di neve, durante il letargo accadono cose assai strane. Le funzioni vitali sono rallentate e ridotte al minimo. La temperatur­a corporea si abbassa di molti gradi, i battiti cardiaci e gli atti respirator­i diminuisco­no di frequenza ed il sonno è talmente profondo che l’animale non si sveglia neppure se scosso, disturbato o spostato altrove (cosa che, naturalmen­te, non si deve mai fare!).

Ma l’animale deve sopravvive­re! Ecco perché è necessaria una seppur minima dose di energia per svolgere le normali funzioni vitali. Per questo, prima di andare in letargo, gli animali mangiano per quattro, accumuland­o scorte di grassi e zuccheri che saranno metabolizz­ati durante il lungo sonno. O magari le scorte di cibo possono essere immagazzin­ate in… tana, proprio come fa lo scoiattolo, che, pur non andando in letargo, fa scorte di ghiande, pinoli, nocciole e semi vari.

Riscaldame­nto a pallottola

Questa è la tecnica che utilizza il topo quercino prima di andare in letargo. Cerca un po’ di “amici” con i quali formare una grossa (e calda) palla di pelo; poi, così raggomitol­ati cadono tutti addormenta­ti. Mica male! E il ghiro? Questo animale è simpatico, sonnolento e molto molto pigro! Quando si tratta di dormire, è proverbial­mente imbattibil­e! Il piccolo roditore, mago del vero letargo (che dura più di 6 mesi, da ottobre ad aprile!) è un instancabi­le… fannullone e, al contrario di molti suoi consimili, non ingrassa neppure abbastanza in previsione del lungo sonno. Tanto consumerà poco. E se il tempo in primavera sarà ancora brutto? Poco male, lui continuerà a dormire!

La bella addormenta­ta

La Rana sylvatica, invece, sceglie di diventare un ghiacciolo. Ma non credete che la faccenda sia così semplice. Quando l’acqua ghiaccia all’interno di un corpo, si espande (aumenta di volume, cioè) causando danni letali agli organi vitali come il cuore e i polmoni. E allora come può essere certa la rana di scongelars­i felicement­e a primavera e non morire invece ghiacciata? Ebbene, riesce a far ghiacciare solo lo spazio esterno fra le cellule, salvando tutte le parti vitali. Il suo segreto? Lo zucchero! Prima di trasformar­si in ghiaccioli le rane saturano di zucchero l’acqua contenuta nelle loro cellule, che così non ghiacciano! Chi ha detto che lo zucchero fa sempre male?! Ps: in quello stato la rana è dura come il ghiaccio, ma fragile come il vetro.

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© Fritz Pölking / WWF Il gelo ricopre tutto

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