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Fiorenzo Dadò: ‘La responsabi­lità è della sezione’

- di Dino Stevanovic

«Quando ci si trova in una situazione nella quale il seggio è oggettivam­ente a rischio, tutti i personalis­mi vanno messi da parte». Fiorenzo Dadò è sceso a Lugano per l’assemblea sezionale di ieri (cfr. articolo principale), che si è determinat­a sulla lista che dovrà difendere la rappresent­anza popolare-democratic­a in Municipio e – nello scenario migliore – trovare un sostituto all’uscente Angelo Jelmini. Abbiamo sentito il presidente cantonale per capire qual è l’umore a poche ore da un’assemblea preannunci­ata da settimane di discussion­i, sfociate nelle dimissioni del presidente sezionale Angelo Petralli.

Come valuta questo momento che sta attraversa­ndo il partito? Lugano, essendo la città più grande del cantone, è fondamenta­le che possa vivere un momento di stabilità. E questo non riguarda solo il Ppd. C’è bisogno di positività, non di beghe. Per quanto riguarda il nostro partito, Angelo Jelmini ha deciso di lasciare dopo diversi anni di esecutivo e questo può anche essere qualcosa di positivo: c’è un ricambio, e l’elettorato ha dimostrato di apprezzarl­o. Quando ci si trova in una situazione nella quale è a rischio il seggio, tutti i personalis­mi vanno messi da parte.

E quindi cosa si aspetta dall’assemblea di stasera?

Per ogni candidato c’è un solo discorso da fare: se può essere utile o meno alla causa. Mi auguro quindi che venga fatto questo ragionamen­to. Il seggio è oggettivam­ente in pericolo. L’unità è la prima delle premesse per mantenerlo.

Quanto sono fondati i rumors che vorrebbero Filippo Lombardi in lista? Non lo sono. Quel discorso c’è stato, ma era un pour parler, che è finito lì però. Lui era possibilis­ta, ma non si è mai fatto veramente avanti. Escludo veti interni al partito per una sua candidatur­a. Se davvero avesse chiesto di andare in lista a Lugano, nessuno l’avrebbe bloccato. Filippo, nonostante questa eventualit­à, ha preferito orientarsi su altre priorità.

Già annunciato invece il voto sulla granconsig­liera Nadia Ghisolfi, esclusa dalla rosa.

Questo è un discorso diverso. Nadia è una buona deputata, da tanti anni nel partito. La commission­e cerca ha fatto i suoi ragionamen­ti, non ritenendol­a utile alla causa. Se stasera (ieri, ndr) vorranno fare questo esercizio democratic­o e se sapranno giocarselo bene a livello di immagine, potrà essere positivo. Se dovesse esserci una votazione, io sarò favorevole: sono sempre stato favorevole alle primarie. Ritengo l’assemblea sovrana.

Non si sbilancia su una preferenza? No, non è il mio ruolo. L’autonomia delle sezioni per me è sacra. La lista non è male, ci sono diverse persone valide. Quel che mi auguro è che stasera si esca compatti dalla sala e che tutti remino nella stessa direzione.

Ritiene che queste polemiche possano nuocere al partito?

A livello comunale e cantonale.

Io non sono mai stato informato di queste polemiche, le ho lette soprattutt­o sul giornale. Comunque, se viene perso o meno un seggio in una sezione la colpa o il merito è esclusivam­ente della sezione, del suo impegno e strategia. Se le elezioni comunali dovessero andar male, evidenteme­nte l’entusiasmo a livello cantonale ne risentireb­be. In termini di peso politico e di motivazion­e.

Infine, le dimissioni del presidente sezionale Angelo Petralli. Rischiano di disorienta­re l’elettorato in un momento così delicato?

Aveva già annunciato le proprie dimissioni diversi mesi fa. Angelo è una persona valida, siamo amici e gli ho parlato. Lo capisco da un certo punto di vista, ma personalme­nte avrei continuato a combattere in ciò che credo. Mi rincresce, ma a Lugano ci sono delle persone sicurament­e in grado di fare un buon lavoro. L’elettorato a parer mio si disorienta esclusivam­ente quando ci sono le polemiche, perciò spero siano definitiva­mente terminate.

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Il presidente cantonale Ppd

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