‘Con loro in Sudamerica, mai così vicino a Jim Marshall’
C’è il visagista delle dive, notoriamente “truccatissimo” (cit.) e c’è il fotografo delle rockstar, che in realtà è anche quello delle stelle del cinema. Originario di Frascati, il ticinese acquisito Alessio Pizzicannella sta ai Negrita come Pete Best ai Quattro di Liverpool. E non perché abbia vissuto «dieci anni a Londra, è lì che sono diventato fotografo», ma perché «nel 2003, quando tornai a vivere in Italia, non conoscevo nulla della scena musicale italiana». Pizzicannella era partito che sapeva dell’esistenza di due gruppi rock italiani, i Litfiba e i CCCP, ed era tornato che, in era pre-internet, «i discografici mi chiamavano per fotografare qualcuno e io dovevo ogni volta andare a documentarmi su chi fosse». Uno dei primi lavori fu per i Negrita: «Chiamò la Universal, stavano andando a Sanremo...». Dal best of ‘Ehi! Negrita’ nasce un tour per il Sudamerica, e poi in Spagna che porta, «musicalmente parlando, a ‘L’uomo sogna di volare’. Io facevo foto in ogni occasione e quando potevamo ci fermavamo negli studi per finire il disco. Andare in tour con la band per mesi è una cosa molto anni 70 e che raramente capita a un fotografo». Il tutto finirà un giorno nel libro ‘Verso sud. Viaggio alla ricerca del battito perfetto’, da aggiungersi ai quattro dischi affidati agli scatti di Alessio.
Chiamarlo ‘l’altro Negrita’ ha più d’un senso: «Sono diventato fotografo di musica per la passione musicale e non per quella fotografica. Te la spiego così: volevo fare il musicista, ma ero scarso e quindi ho venduto il basso per comprarmi una macchina fotografica e rimanere nel giro. Se intendi la macchina come strumento, magari sì». Perché ci sono macchine fotografiche che hanno fatto la musica non meno dei musicisti: «Penso a Jim Marshall, colui che fotografò Hendrix che incendia la chitarra a Monterey, o il dito medio di Johnny Cash. Ecco, quell’accesso illimitato alla band datomi dai Negrita fu per me la cosa più vicina a quello che dev’essere stato il mondo di Marshall». Lo stesso avverrà poi «con Francesco Renga, in modalità viaggio, a Malta, San Pietroburgo, Londra, Islanda. Anche con lui c’è l’amicizia».
Fino a che «nei Novanta, e soprattutto ora, la fotografia è talmente controllata dagli uffici stampa e dai manger che ci siamo ridotti alle figurine», Alessio è stato «quello del gruppo che porta la macchina fotografica, nella bella e totale assenza del distacco fotografo-artista», una cosa che coi Negrita portava al fatto che fosse «più frequente vedere Cesare con la macchina fotografica e me con la chitarra...».