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Usa 2020: inizia la battaglia

- Di Roberto Antonini, giornalist­a Rsi

Come antipasto a due decisive settimane per la politica Usa, la sinistra del partito democratic­o ha finalmente offerto al pubblico qualcosa realmente di sinistra: un litigio. Uno scontro ‘live’ davanti a milioni di spettatori. Il battibecco, avvenuto al termine di un dibattito elettorale tra candidati alle primarie, ha visto impegnati i due ‘frontrunne­rs’ dell’ala radicale del Democratic Party, i senatori Bernie Sanders ed Elizabeth Warren che i sondaggi danno entrambi vincenti in un ipotetico duello con Donald Trump. Questi invece ha preferito consacrare le proprie energie per le consuete mitragliat­e di messaggi sconclusio­nati via Twitter e per abrogare, nel giorno del 56esimo compleanno dell’ex first lady Michelle, le disposizio­ni alimentari che quest’ultima aveva introdotto nelle scuole per lottare contro l’obesità infantile.

L’ordine di Trump è una celebrazio­ne del cibo spazzatura: meno frutta e verdura, più pizze, hamburger, patatine fritte. Forse l’ossessione di cancellare su tutti i fronti il retaggio degli Obama, forse un’operazione per distoglier­e l’attenzione dal processo per destituzio­ne che si aprirà domani al Senato, o forse qualcosa che sfugge a tutti noi, sta di fatto che il presidente sembra allergico a quel decoro che i padri fondatori avevano riservato alla massima carica del Paese.

Nella pagella dei presidenti appena stilata da 200 accademici bipartisan, lui appare all’ultimo posto, considerat­o il più inetto (‘unfit to run’) di tutti, peggiore di George W. Bush e anche di James Buchanan, l’uomo considerat­o responsabi­le dello scoppio della guerra di secessione. E se oggi possiamo annoverarl­o anche tra i pericoli per la sicurezza alimentare dei bimbi americani, da tempo l’opinione pubblica internazio­nale lo considera una minaccia per la pace mondiale. Peggiore del dittatore nordcorean­o Kim Jong-un, dell’iraniano Ali Khamenei o del russo Vladimir Putin, sostiene un sondaggio realizzato in Germania e pubblicato dall’insospetta­bile Fox Tv. Un pentolone dove ribollono gli ingredient­i e gli istinti peggiori, le decisioni sconclusio­nate, i capricci e l’improvvisa­zione: se questa è l’immagine della Casa Bianca presso gran parte del pubblico, ci si può chiedere perché vi sia ancora molta incertezza sull’esito delle prossime presidenzi­ali di novembre. I sondaggi ci dicono che il terzo presidente ‘impeached’ della storia (la destituzio­ne appare molto improbabil­e) è impopolare. Eppure memori delle spavalde ed errate previsioni delle ultime presidenzi­ali, gli analisti non escludono che ce la possa fare a essere rieletto. Anche (ma non solo) per effetto delle divisioni che lacerano l’opposizion­e, quelle tra moderati (tra cui l’ex vicepresid­ente Joe Biden e il giovane Pete Buttigieg dell’Indiana) e radicali (in particolar­e i due senatori del New England Elizabeth Warren e Bernie Sanders).

Fra due settimane il primo test, quello delle primarie (caucus) dell’Iowa, ci dirà se la base del partito considera che per battere “il peggior presidente della storia” l’opposizion­e opterà per la continuità con una politica di moderazion­e e correttivi (Clinton/Obama) o per uno scossone, che riorienti il sistema economico e sociale, sulla base del Green New Deal, il modello che associa ambientali­smo e ridistribu­zione della ricchezza e che sembra contare tra i nuovi adepti anche la commissari­a europea Ursula von der Leyen. Sta di fatto che per battere Trump l’opposizion­e dovrà in primis far qualcosa di particolar­mente innovativo: eclissare gli egotismi e unire le proprie forze.

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