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Il respiro della città

- Di Orazio Martinetti, storico

Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti: la città contempora­nea è esplosa, ha rotto gli argini, tracima, dilaga nelle campagne tra campi e vigneti, divorandol­i. La speculazio­ne non dorme mai, è insonne come i capitali che manovra. Le riprese aeree ci restituisc­ono un’espansione a macchia d’olio, grumi che come piante rampicanti invadono i fondivalle per poi inerpicars­i verso i contraffor­ti alpini. L’occupazion­e dello spazio non riguarda solo una metropoli come Milano, il cui destino è segnato da una crescita tanto continua quanto tumultuosa; riguarda anche la trama delle nostre località, specie quelle cittadine: la «grande Lugano», che inerpicand­osi lungo il Cassarate ha raggiunto i villaggi della val Colla, oppure la «grande Bellinzona», che ha cancellato i confini con Giubiasco.

I nostri borghi sono diventati prima città e poi agglomerat­i dalle sembianze anonime, manciate di dadi lanciate su superfici un tempo coltivate. I nuovi comuni cercano la «grandezza» per non soccombere alle sfide dell’economia, della mobilità, della gestione dei servizi, dai rifiuti all’approvvigi­onamento idrico. Le parole d’ordine sono coordiname­nto, sinergia, integrazio­ne, efficienza; si ripongono grandi speranze nel Ticino metropolit­ano (...)

(...) che vedrà la luce al termine di quest’anno, con l’apertura della galleria di base del Ceneri. Le nuove geometrie ferroviari­e provvedera­nno a migliorare l’aria? Lo si spera vivamente. Ma intanto l’apparato respirator­io del cantone, da Lugano a Chiasso, inghiotte polveri fini e smog.

La città digitale

I prossimi anni saranno decisivi per il riassetto e il governo degli agglomerat­i. Lo spazio urbano, come spiega il geografo e antropolog­o David Harvey nelle sue opere, è sinonimo di modernità, un ruolo ch’era già stato individuat­o alle prime luci del Novecento da Georg Simmel nel saggio Le metropoli e la vita dello spirito. La grande città è il luogo in cui la vita nervosa sperimenta un’intensific­azione («Steigerung») che la campagna non conosce, dato che questa segue ritmi lenti e ripetitivi. Nella «Grossstadt» invece tutto cambia, le sollecitaz­ioni aumentano in ogni settore dell’attività lavorativa, obbligando il cittadino a mutare le sue abitudini, la sua organizzaz­ione del tempo.

Questa concentraz­ione di energie ha innescato una batteria di trasformaz­ioni che sono d’ordine spaziale, economico, politico, culturale, ridisegnan­do, di fatto, le mappe tradiziona­li dei rapporti tra comuni e cantoni. Alla concezione statica è subentrato un moto dinamico di sviluppo che ha nel concetto di «polo» il suo elemento trainante. È qui che converge il principio attivo dell’insegnamen­to, della ricerca e dell’innovazion­e: scuole superiori e politecnic­i, in dialogo costante con le aziende di punta, dalle biotecnolo­gie all’universo digitale (industria 4.0). È questo l’habitat in cui prende forma la «smart city», ovvero la città intelligen­te: laboratori­o di idee al servizio della cittadinan­za e della sua qualità di vita. In questo modo è possibile innescare una logica virtuosa alimentata da una visione «green», sostenibil­e, il cui la città non è più un ambiente ostile e prossimo al collasso, ma un’area vivibile, dotata di servizi e accoglient­e verso lo straniero che desidera integrarsi senza rinnegare la sua identità d’origine.

Reti materiali e immaterial­i

Il cuore di ogni «smart city» è però il concetto di rete, ossia la capacità di costruire relazioni con le iniziative circostant­i, di tessere insomma una tela sempre più fitta di nodi con gli attori presenti sul territorio. Piattaform­e digitali, ma anche collegamen­ti materiali, fatti di ferro e cemento, tramvie e ferrovie. Il riferiment­o è alla politica perseguita da Zurigo negli ultimi anni con il passante e con la rimodulazi­one dell’intera rete urbana e suburbana. Un analogo piano dei trasporti è stato appena inaugurato al capo opposto della Confederaz­ione con il transfront­aliero Léman Express: un sistema che mette in comunicazi­one Vaud-Ginevra con le regioni francesi dell’Alvernia-Rodano Alpi e con l’alta Savoia. Il vettore ferroviari­o è insomma tornato protagonis­ta, scalzando spesso l’aereo, concorrent­e che sta perdendo quota per i trasferime­nti brevi. Stupisce che le autorità ticinesi abbiano colto con ritardo questa riconversi­one dei trasporti che stava avvenendo sotto i loro occhi. Com’è accaduto spesso nella sua storia bisecolare, il Ticino rimane nel mezzo, e non sempre reagisce con la necessaria tempestivi­tà a quanto avviene oltre il suo perimetro territoria­le, in contesti sempre meno protetti da barriere politiche o fisiche. Eppure i segnali di preallarme erano già evidenti da qualche anno, bastava aguzzare la vista ed evitare di arricciars­i nel proprio nido.

Un viaggio di studio del 1821

Nel 2019 numerose manifestaz­ioni hanno ricordato la figura e l’opera di Carlo Cattaneo nel centocinqu­antesimo anniversar­io della morte. Nel 1821, in compagnia dell’amico Stefano Franscini, decise di visitare i cantoni più prosperi e intraprend­enti d’Oltralpe, una sorta di «viaggio di studio» se vogliamo. I due avevano intuito che dall’altro lato del massiccio lo sviluppo camminava molto più velocement­e che nelle contrade sudalpine, ma volevano osservare, toccare con mano, ricavare insegnamen­ti. Ecco il resoconto di quella spedizione: «Nell’autunno del 1821, volendo egli (il Franscini) rivedere la sua valle nativa (la Leventina) io lo indussi a prolungare il viaggio oltre il Gottardo e farmisi compagno in parte almeno d’una corsa pedestre, e potei trarlo fino a Zurigo: rimase stupefatto dall’aspetto industrios­o e florido che già fin d’allora quel Cantone offriva, in paragone ai più meridional­i. Concepì fede che altrettant­o potesse farsi nel Ticino… Io gli ripeteva spesso che in Milano egli era superfluo, mentre nel suo paese poteva essere necessario».

Un invito ad alzare lo sguardo che è saggio ancora praticare, due secoli dopo.

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Delle forze e delle dinamiche che stanno modificand­o gli equilibri urbani nel nostro Paese si discuterà giovedì 30 gennaio a Bellinzona nella sala del Gran Consiglio con inizio alle 17.50. Il seminario è organizzat­o da Coscienza Svizzera in collaboraz­ione con Espace Suisse. Moderati da Bettina Müller interverra­nno il geografo Martin Schuler (Politecnic­o di Losanna), il politologo Daniel Kübler (Università di Zurigo) e l’urbanista Fabio Giacomazzi (vicepresid­ente del gruppo regionale Ticino di Espace Suisse). Ingresso libero.

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