Divieto della discriminazione, un’altra legge inutile
Oramai siamo nell’era del politicamente corretto, dove affermare che tutto va bene anche quando invece è il contrario, è trendy e fa sentire bene. Chi osa andare controcorrente sostenendo posizioni diverse dal pensiero maggioritario – lo sarà poi davvero? – allora facilmente viene additato come retrogrado, razzista e omofobo. È un po’ in questo contesto che si muove l’iniziativa popolare “Divieto della discriminazione basata sull’orientamento sessuale”, che ha l’obiettivo di evitare che ci debbano essere discriminazioni a causa dell’omo-, etero- o bisessualità. Obiettivo certamente condivisibile, ma che già oggi è garantito dalla legge. Il diritto penale svizzero prevede infatti articoli che permettono di punire chi con atti o dichiarazioni discredita pubblicamente una persona o un gruppo di persone per la loro razza, etnia o religione. Sono i principi del vivere comune in una società moderna come quella Svizzera. Perché dunque proporre un ulteriore irrigidimento di queste norme? Proprio per dar seguito a quel fenomeno che indicavo in entrata. Chiunque osi pronunciarsi contro il pensiero unico della società buonista, quella che vuole tutti uguali, con gli stessi diritti e che preferisce non vedere i problemi reali, intende in qualche modo chiudere la bocca a chi invece sostiene il contrario. L’iniziativa parte con l’obiettivo di tutelare i diversi, che invece diversi non sono, perché le persone omosessuali sono da tempo parte della società a pieno titolo con diritti e doveri.
Non ci sono dunque motivi per chiedere una maggiore protezione quando la maggioranza dei cittadini non li discrimina e non li ritiene differenti da loro. A dimostrazione dell’inutilità di questa iniziativa vi sono associazioni Lgbt – lesbiche, gay, bisex e transgender – che rifiutano la proposta proprio perché non vogliono essere considerate categorie bisognose di protezione.
Qualche sera fa una radio locale trattava la proposta in votazione con l’inserimento di diversi pareri dei radioascoltatori. In questa occasione ho avuto la conferma che, qualora il referendum venisse respinto, e di conseguenza accettata l’iniziativa, oltre ad avere una nuova e inutile norma, vi sarebbe pure un problema di applicazione. Un radio ascoltatore raccontava di essersi recato al mercato di Bellinzona con il suo compagno e che, alla loro vista, un commerciante avrebbe a gran voce annunciato “oggi finocchi freschi”. Questo episodio aveva evidentemente e giustamente infastidito il radio ascoltatore.
Cosa sarebbe successo se la legge fosse stata in vigore? Il radioascoltatore avrebbe potuto fare una denuncia e poi un Giudice sarebbe stato chiamato a determinare l’eventuale colpa del commerciante. Ma su che basi? Con quale strumento di giudizio? Ancora una volta ci troviamo di fronte a un’iniziativa che ha buoni propositi, ma che non è in grado di risolvere un problema comunque marginale. E se per certe persone ignoranti e intolleranti si intendesse invece inasprire il codice penale, alla fine creeremmo solamente più burocrazia, ulteriore intasamento dei tribunali e non miglioreremmo invece la cultura della tolleranza e del rispetto.