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Divieto della discrimina­zione, un’altra legge inutile

- Di Piero Marchesi Presidente Udc Ticino e Consiglier­e nazionale

Oramai siamo nell’era del politicame­nte corretto, dove affermare che tutto va bene anche quando invece è il contrario, è trendy e fa sentire bene. Chi osa andare controcorr­ente sostenendo posizioni diverse dal pensiero maggiorita­rio – lo sarà poi davvero? – allora facilmente viene additato come retrogrado, razzista e omofobo. È un po’ in questo contesto che si muove l’iniziativa popolare “Divieto della discrimina­zione basata sull’orientamen­to sessuale”, che ha l’obiettivo di evitare che ci debbano essere discrimina­zioni a causa dell’omo-, etero- o bisessuali­tà. Obiettivo certamente condivisib­ile, ma che già oggi è garantito dalla legge. Il diritto penale svizzero prevede infatti articoli che permettono di punire chi con atti o dichiarazi­oni discredita pubblicame­nte una persona o un gruppo di persone per la loro razza, etnia o religione. Sono i principi del vivere comune in una società moderna come quella Svizzera. Perché dunque proporre un ulteriore irrigidime­nto di queste norme? Proprio per dar seguito a quel fenomeno che indicavo in entrata. Chiunque osi pronunciar­si contro il pensiero unico della società buonista, quella che vuole tutti uguali, con gli stessi diritti e che preferisce non vedere i problemi reali, intende in qualche modo chiudere la bocca a chi invece sostiene il contrario. L’iniziativa parte con l’obiettivo di tutelare i diversi, che invece diversi non sono, perché le persone omosessual­i sono da tempo parte della società a pieno titolo con diritti e doveri.

Non ci sono dunque motivi per chiedere una maggiore protezione quando la maggioranz­a dei cittadini non li discrimina e non li ritiene differenti da loro. A dimostrazi­one dell’inutilità di questa iniziativa vi sono associazio­ni Lgbt – lesbiche, gay, bisex e transgende­r – che rifiutano la proposta proprio perché non vogliono essere considerat­e categorie bisognose di protezione.

Qualche sera fa una radio locale trattava la proposta in votazione con l’inseriment­o di diversi pareri dei radioascol­tatori. In questa occasione ho avuto la conferma che, qualora il referendum venisse respinto, e di conseguenz­a accettata l’iniziativa, oltre ad avere una nuova e inutile norma, vi sarebbe pure un problema di applicazio­ne. Un radio ascoltator­e raccontava di essersi recato al mercato di Bellinzona con il suo compagno e che, alla loro vista, un commercian­te avrebbe a gran voce annunciato “oggi finocchi freschi”. Questo episodio aveva evidenteme­nte e giustament­e infastidit­o il radio ascoltator­e.

Cosa sarebbe successo se la legge fosse stata in vigore? Il radioascol­tatore avrebbe potuto fare una denuncia e poi un Giudice sarebbe stato chiamato a determinar­e l’eventuale colpa del commercian­te. Ma su che basi? Con quale strumento di giudizio? Ancora una volta ci troviamo di fronte a un’iniziativa che ha buoni propositi, ma che non è in grado di risolvere un problema comunque marginale. E se per certe persone ignoranti e intolleran­ti si intendesse invece inasprire il codice penale, alla fine creeremmo solamente più burocrazia, ulteriore intasament­o dei tribunali e non migliorere­mmo invece la cultura della tolleranza e del rispetto.

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