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Per ora è finalmente, Lara

- Di Sascha Cellina

Finalmente. Una semplice parola dietro la quale si nasconde una miriade di emozioni dopo giorni, mesi, anni difficili per un’atleta abituata a vincere tanto – in particolar­e la Coppa del mondo generale nel 2016 –, ma che dal grave infortunio ai Mondiali casalinghi di St. Moritz 2017 non è più stata la stessa.

No, da quel maledetto 10 febbraio in cui sulle nevi grigionesi il suo ginocchio sinistro ha fatto crac mentre si stava allenando per mettere un’altra medaglia iridata in bacheca (nello specifico quella di combinata), della ragazza così sicura sugli sci e quasi sfrontata nel modo di affrontare la pista – e non solo – era rimasto solo il ricordo, riportato alla luce da qualche estemporan­eo exploit tradottosi in una manciata di podi (6) e una sola vittoria, il 21 gennaio 2018 nel superG di Cortina d’Ampezzo, quando ancora si chiamava Lara Gut (ha sposato il calciatore di casa nostra Valon Behrami l’estate seguente). Per ritrovare un suo trionfo nella disciplina regina bisogna invece tornare indietro di un ulteriore anno e più precisamen­te al 28 gennaio 2017, quando si era imposta sempre nella località italiana un paio di settimane prima di subire il grave infortunio che ne ha condiziona­to il prosieguo della carriera. Sprazzi di una classe da quel giorno soffocata da insicurezz­e troppo radicate e durature per essere esclusivam­ente legate all’incidente e le cui ombre si allungavan­o ben oltre il minuto e mezzo di gara e le piste ufficiali, sino a insinuarsi negli allenament­i, nella tecnica ma soprattutt­o nella testa della 28enne cresciuta a Comano alla quale è forse mancato, nel momento di difficoltà, anche quello spirito di squadra mai realmente coltivato se non entro i confini del suo team di famiglia.

E così, quel “finalmente” pronunciat­o con il sorriso dalla poltrona di chi guida la graduatori­a di una gara del Circo bianco, all’arrivo al traguardo (dietro di lei) dell’ultima delle 47 iscritte alla discesa di Crans-Montana si è concretizz­ato in una vittoria-liberazion­e che la ticinese attendeva da oltre due anni e che si spera possa essere l’urlo che annuncia il ritorno della vecchia nuova Lara GutBehrami, quella con cui tutte devono fare i conti per la conquista di una gara, una Coppa, una medaglia. In questo senso, a far ben sperare più che il risultato in sé è il modo in cui è tornata davanti a tutte, perché, se il primo podio stagionale centrato un mesetto fa nel superG di Bansko (3ª) era arrivato in condizioni particolar­i e in maniera definita da lei stessa non proprio convincent­e, ieri Lara ha convinto eccome, tanto da far letteralme­nte mangiare la neve a tutte le altre. Compresa la connaziona­le Corinne Suter, tra le atlete più in forma del momento e lasciata dalla protetta di papà Pauli a ben 80 centesimi sul secondo gradino del podio.

La tentazione di gridarlo noi “Lara è tornata!” è grande, lo ammettiamo. In fondo, poter seguire e raccontare le gesta di una ticinese che primeggia nel mondo è privilegio tanto raro quanto piacevole e, checché ne dicano i suoi detrattori – invero limitati a chi non sa (o non può) andare oltre le apparenze di un carattere aspro quasi per forza in un contesto nel quale, seppur anche con le sue colpe, si è spesso ritrovata a doversi difendere –, se lo meriterebb­e, di tornare a veder premiato il duro lavoro che non ha mai smesso di portare avanti. Un po’ per scaramanzi­a, un po’ per la difficoltà intrinseca del pendio interiore sul quale lei stessa sta da tempo cercando un equilibrio, preferiamo però attendere altre conferme (oggi sempre in Vallese è in programma un’altra discesa, domani una combinata) e per ora limitarci a sussurrare: “Finalmente, Lara”.

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