laRegione

Virus, un morto in Italia

In Lombardia 15 casi, due in Veneto dove ieri sera si è registrato un decesso

- a cura di Stefano Guerra

Parla il direttore de ‘Il Cittadino’, quotidiano di Lodi. Mendrisio, al FoxTown cinesi scomparsi: adottate misure precauzion­ali

Il direttore de ‘Il Cittadino’ di Lodi, Lorenzo Rinaldi, racconta come hanno vissuto gli abitanti della provincia lombarda la notizia dei primi contagi da coronaviru­s in Italia. Governo e Regione hanno in pratica disposto la quarantena per 50mila persone in dieci comuni del Lodigiano. In Ticino e nel resto della Svizzera per ora non cambia nulla.

«Nei bar qui a Lodi non si parla d’altro. La gente è rimasta molto scossa, è preoccupat­a. Fino a ieri [giovedì per chi legge, ndr] nessuno ha detto che ci poteva essere un rischio reale. Nei giorni scorsi c’erano sono state perfino iniziative del tipo ‘Andate a mangiare nei ristoranti cinesi per 10 euro’: cose così, per stemperare le tensioni. Oggi [ieri per chi legge, ndr] il clima è completame­nte cambiato. C’è parecchia incertezza, le persone non sanno bene cosa fare, c’è poca gente in giro. L’impatto è abbastanza duro. Nel giro di ventiquatt­r’ore, sembra di vivere in una bolla».

Lorenzo Rinaldi è il direttore de ‘Il Cittadino’. Il quotidiano di ispirazion­e cattolica del Lodigiano e del Sud Milano è stato il primo, ieri, a dare la notizia del contagio del 38enne di Codogno, uno dei 15 italiani ad avere contratto il coronaviru­s in Lombardia (altri due casi, non confermati, sono segnalati in Veneto). La soffiata, spiega Rinaldi a ‘laRegione’, è arrivata giovedì sera in redazione a Lodi – cittadina di 45mila abitanti a circa 30 km a sud di Milano e a 25 km a nord di Codogno – proprio dal locale ospedale.

Qui infatti era ricoverato in terapia intensiva dal 19 febbraio l’uomo contagiato dal presunto ‘paziente zero’. Nei giorni precedenti il ricovero (durante il quale ha trasmesso il virus a cinque medici e infermieri), il 38enne ha condotto la vita di tutti i giorni, incontrand­o decine di persone: è andato al lavoro, alla Unilever di Casalpuste­rlengo, ha partecipat­o a due corse (una mezza maratona a Santa Margherita Ligure il 2 febbraio e una il 9 con la sua squadra a Sant’Angelo Lodigiano), ha giocato a calcetto, è stato ad almeno tre cene e incontri di lavoro. Come ha preso il virus? L’ipotesi prevalente è che possa essere stato contagiato durante una cena con un suo amico. Di fronte alle domande degli anestesist­i – ha precisato l’assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera – «la moglie (anche lei positiva al virus) ha ricordato che ai primi di febbraio il marito si era incontrato più volte con un amico tornato di recente da un viaggio in Cina».

Questi è un dipendente della Mae di Fiorenzuol­a d’Arda (Piacenza), ora isolato all’Ospedale Sacco di Milano: sta bene, non ha avuto sintomi, salvo una leggera febbre ed è risultato negativo ai test per il coronaviru­s. Quindi: o non è lui il portatore o ha avuto il virus, è guarito e ha sviluppato gli anticorpi. Lo diranno i risultati degli esami del sangue in corso. «Niente allarmismo sociale e niente panico», ha provato a rassicurar­e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ma ha un bel dire. ‘Il Cittadino’ ha tastato il polso agli abitanti. Oggi al caso e ai suoi risvolti dedica una dozzina di pagine. Con «notizie di prima mano dai nostri corrispond­enti nei centri isolati della ‘Bassa’», a Codogno, Casalpuste­rlengo e Castiglion­e d’Adda, dove le strade ieri erano pressoché deserte, scuole ed esercizi pubblici chiusi. La sensazione: «La gente, bombardata di notizie, è preoccupat­a», dice il direttore Rinaldi. La Regione Lombardia, d’intesa con il Governo, ha disposto intanto una serie di “misure restrittiv­e” in 10 comuni della provincia attorno a Codogno, un’area dove abitano 50mila persone. Permanenza domiciliar­e ‘obbligator­ia’, sospension­e di ogni manifestaz­ione pubblica, di attività commercial­i, lavorative, sportive e scolastich­e: «Scelte forti», ma «dobbiamo trattenere il virus dentro quell’area», ha affermato il ministro della Salute Roberto Speranza. Rinaldi è scettico: «Siamo in piena Pianura Padana, in una realtà altamente produttiva, abbiamo l’alta velocità, l’autostrada, tutte le grandi aziende di Milano, il terziario: migliaia di persone ogni giorno si muovono dal Lodigiano. Non so se sarà possibile isolare completame­nte quest’area».

In Svizzera, dopo i contagi in Lombardia, non è prevista al momento una strategia speciale. «Non vi è notizia di contatti fra persone in Svizzera e i malati in Italia», ha detto alla stampa a Berna Daniel Koch. Il capo della Divisione malattie trasmissib­ili all’Ufficio federale della sanità pubblica ha rilevato che non è la prima volta che il virus si ‘avvicina’ ai confini elvetici: è già successo in Francia e in Germania. Anche in Ticino per ora non cambia nulla (vedi sotto).

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KEYSTONE L’ospedale di Codogno, focolaio principale
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