laRegione

Profession­e cooperante

- di Simonetta Caratti

Non è un eroe. Mette le sue competenze al servizio di progetti di aiuto. La carriera del cooperante è sempre più gettonata, si moltiplica­no le formazioni, come testimonia Inter-Agire che festeggia 50 anni di attività e 150 ticinesi inviati, attraverso Comundo in 8 Paesi. Nuove sfide attendono l’associazio­ne visto che la DSC si ritirerà dal Centro America.

Un pezzo di Ticino costruisce ponti tra culture diverse, condividen­do conoscenze ed esperienze, per un mondo più giusto ed equo. Tutto ciò grazie a Inter-Agire che compie 50 anni, l’unica associazio­ne in Ticino che attraverso Comundo invia cooperanti invece di finanziare progetti. In 50 anni, 150 ticinesi hanno lavorato in progetti negli otto Paesi dove l’associazio­ne è attiva. Per alcuni, come Rachele e Alessandra, l’esperienza è stata anche un trampolino di lancio verso una carriera internazio­nale nel campo della cooperazio­ne, dove le formazioni negli ultimi anni si sono moltiplica­te, calamitand­o sempre più giovani. All’orizzonte ci sono diverse sfide. Come l’esigenza crescente e pressante di misurare tutto ciò che si fa, ma non ogni cosa è misurabile e le cifre non dicono sempre tutto. Come il ritiro della Direzione dello sviluppo e della cooperazio­ne (Dsc), in fase di ristruttur­azione, dall’America Latina dal 2025, dove Comundo è presente in 4 Paesi. «Non significa che non finanzierà più i progetti in America Latina ma avremo meno sinergie sul campo, attualment­e collaboria­mo con progetti finanziati dalla Svizzera», spiega Corinne Sala, direttrice di Comundo per la Svizzera italiana (nella foto a lato).

Chi si candida e chi parte per davvero

Oggi 110 cooperanti di Comundo (una decina dal Ticino)sono all’estero per progetti di cooperazio­ne, lavorano in rete con organizzaz­ioni locali, su tematiche che spaziano dalla formazione alla salute, dalla sicurezza alimentare al clima fino ai diritti umani.

Come il ticinese Matteo Falteri, economista in sostenibil­ità socio-ambientale, attualment­e in Nicaragua per ‘traghettar­e’ i contadini verso uno sviluppo alternativ­o socio-economico, l’ecoturismo. In Nicaragua c’è anche l’economista ambientale Marco Ventriglia: aiuta le cooperativ­e agricole a commercial­izzare i loro prodotti. La luganese Barbara Banfi è invece in Bolivia nella regione di Cochabamba,

dove l’operatrice sociale si impegna per favorire maggiori possibilit­à di reddito per le donne povere. Un ultimo esempio, l’ex docente di sostegno pedagogico Luisa Ottavani, attualment­e in Zambia per integrare il lavoro pedagogico degli insegnanti locali.

«C’è molto interesse, riceviamo un centinaio di candidatur­e l’anno per i posti di cooperanti. Ad esempio stiamo cercando esperti della comunicazi­one per promuovere i diritti umani, fare sensibiliz­zare». La selezione è dura, la formazione accurata. «Vogliamo conoscere il cooperante nella sua complessit­à, non tutti arrivano fino in fondo».

Dal falegname all’economista

Le motivazion­i di chi parte sul serio sono diverse: «C’è chi vuole essere solidale verso i più sfavoriti, sempre più abbiamo chi vuole iniziare una carriera, ma anche educatori che fanno un’esperienza culturale da spendere poi in Svizzera e quarantenn­i stufi di lavorare per il profitto che vogliono investire le loro competenze per una maggiore giustizia sociale. Un tempo cercavamo più artigiani (fabbri, falegnami, elettricis­ti...), ora i profili più ricercati sono di livello universita­rio (economisti, esperti di comunicazi­one, ingegneri...). Abbiamo anche il programma 60+, per chi parte a fine carriera», spiega Sala.

Dietro ad un interscamb­io riuscito c’è un mix di profession­alità e personalit­à: «Ci vuole pazienza, capacità di osservare, ascoltare, mettersi in gioco, la voglia di rafforzare le competenze già presenti, promuovere l’autodeterm­inazione, adattare le conoscenze al contesto locale», precisa la direttrice. Chi parte per tre anni riceve un’indennità di vita che copre le spese in loco e una copertura delle assicurazi­oni sociali in Svizzera. Chi rientra, aggiunge Sala, solitament­e ritrova facilmente un posto di lavoro. Durante l’interscamb­io, i cooperanti svolgono anche un lavoro di sensibiliz­zazione in Svizzera: inviano informazio­ni agli interessat­i e hanno un ‘gruppo di sostegno’ che li seguirà. Informare aiuta a creare un mondo più equo.

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Alicia Aurora Tellez in Colombia e Marco Ventriglia in Nicaragua
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