Dalla banca al Comitato internazionale della Croce Rossa in Africa
Una vita con le valigie in mano tra numeri, arte e progetti umanitari. Cresciuta in Ticino, la luganese Rachele Mari-Zanoli oggi vive nel Burkina Faso. La raggiungiamo ad Addis Abeba. In Etiopia sta facendo una sorta di ‘apprendistato’ per la sua prossima missione: capo del personale in Camerun e Chad per il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr), un’istituzione indipendente e neutrale che protegge e assiste le vittime di conflitti armati e promuove il rispetto del diritto internazionale umanitario.
A 18 anni ha lasciato il Ticino diretta a Zurigo
per diventare traduttrice e ingegnere di sistema poi ci sono stati vari impieghi, soprattutto in banca, gli atelier di pittura terapeutica nelle carceri di massima sicurezza in Italia, il recente master in consulenza filosofica. La sua vera passione da sempre è l’essere umano. La svolta arriva nel 2014, quando lascia il settore bancario elvetico, dove è incaricata di progetti in Asia ed Europa, e parte come cooperante di Comundo per un incarico in Burkina Faso, occupandosi per tre anni soprattutto di sicurezza alimentare ma anche di parità di gender. Questa esperienza le aprirà le porte del Comitato internazionale della Croce Rossa. «Sono la zingara della famiglia. Ho realizzato un sogno arrivando dove sono», spiega la cinquantenne, già nonna.
Comundo è stato un ponte fra Ticino e Africa: «Lavorare sul campo ti permette di accumulare una importante esperienza che è indispensabile al CICR. Apprezzo la filosofia di Comundo che promuove lo scambio di conoscenze tra culture, non si impone o insegna nulla, non c’è spazio per l’arroganza, ci vuole una buona dose di umiltà per lavorare nel campo dello sviluppo sostenibile in modo intelligente, così da far maturare frutti sul lungo periodo», ci spiega. Il rischio dietro l’angolo è l’assistenzialismo. «Che a me sembra la nuova forma di colonialismo, deleteria per l’essere umano, crea dipendenza, si attendono gli aiuti senza far nulla». La ticinese ha lavorato per 15 delegazioni del CICR – tra Bangladesh, Ucraina, Yemen, vari Paesi dell’Africa centrale – facendo previsioni dei bisogni pianificabili per essere più efficaci, migliorare i tempi di reazione, agire in anticipo quando si può. Sempre in zone di conflitto.