Obiettivi ideali e realizzabili
La Giornata dell’economia dedicata alla responsabilità sociale delle aziende (CSR) ha fornito spunti interessanti e che meritano di essere sviluppati e approfonditi, tenuto conto che le nostre aziende, nel contesto nazionale, hanno dimostrato di essere su buoni livelli, e certamente non inferiori a quelli delle altre regioni elvetiche.
Al di là degli obiettivi e dei buoni propositi, vi sono però alcuni trabocchetti da considerare per non vanificare i principi, spesso realizzati inconsapevolmente nell’attività quotidiana anche da chi sembra apparentemente essere distante dal tema. Prima insidia da evitare è l’abuso del termine “azienda virtuosa”, perché l’associazione mentale secondo cui “quindi gli altri” sono automaticamente non virtuosi (e quindi magari criminali) incombe sempre. In altre parole, per essere concreti, è certamente virtuoso chi crea la palestra per i propri dipendenti, ma chi non ce l’ha non deve per forza essere “messo alla gogna”. Forse semplicemente perché non può o sarebbe una pratica che non rispecchia le esigenze della propria realtà, oppure pratica la CSR in altro modo, ad esempio, banalmente, gestendo con grande flessibilità assenze dovute a visite mediche, impegni familiari ecc.
In questo contesto il “virtuoso” non rende gli altri automaticamente poco virtuosi. Nello specifico il virtuoso applica misure che vanno oltre gli obblighi legali, che meritano la meritata attenzione.
Ma chi si “limita” a rispettare le leggi o sceglie altre misure meno spettacolari, magari perché non ha altra scelta, deve avere il suo giusto riconoscimento. Anche l’applicazione pratica di talune misure spacciate genericamente come semplici e virtuosissime, va comunque valutata con attenzione. Prendiamo il telelavoro, osannato come panacea contro l’aumento del traffico e altre cose. Tutto giusto, ma teniamo in considerazione che molte aziende non possono applicarlo.
Difficile, malgrado il progresso tecnologico, immaginare il telelavoro per opere di cantiere, ma non per questo edilizia e artigianato sono nello specifico meno bravi di altri. Pure in ambiti in cui il telelavoro è tecnicamente fattibile, esso implica comunque molti risvolti, far cui quelli giuridici concernenti la sicurezza degli impianti in azienda e al domicilio del dipendente, la protezione dei dati, il rilevamento del tempo di lavoro e delle pause ecc. Tutte cose da regolamentare con prudenza e che non sono sempre di facile applicazione. Questo non significa che non si possa fare, ma è bene essere coscienti della “realtà” dietro a talune ricette che sembrano facili. Soprattutto quando si parla di responsabilità sociale e la tentazione di dividere in buoni e cattivi è particolarmente allettante. Ogni caso rivela precise caratteristiche ed esigenze (vedi nostro evento del 2 marzo 2020, info su www.cc-ti.ch).