Penultimi nella lotta al tabacco
Per le leghe contro il cancro europee la Svizzera fa ancora troppo poco per combattere le sigarette Luciano Ruggia, direttore dell’Associazione contro il tabagismo, mira a un divieto generale della pubblicità nella nuova legge in materia
Penultimo posto nella lotta al tabagismo a livello europeo. Rispetto al 2016 la Svizzera ha perso ben 14 posizioni nella classifica stilata dalle associazioni delle leghe contro il cancro europee. «Faremo tutto il possibile affinché la legge attualmente al vaglio del parlamento venga migliorata», afferma Luciano Ruggia, direttore dell’Associazione svizzera per la prevenzione del tabagismo (At). «Il nostro obiettivo primario è rafforzare la protezione nei confronti dei giovani e dei minori», dice a ‘laRegione’.
“La Svizzera sembra più interessata al benessere delle aziende del tabacco che alla salute dei propri cittadini”. È la conclusione a cui arriva il rapporto ‘Tobacco control scale in Europe’. Tra le ragioni vi è il fatto che dal 2013 non vi è più stato alcun aumento della tassa sui prodotti del tabacco e che la Confederazione è l’unico Paese sui 36 presi in considerazione che non abbia ancora ratificato la Convenzione quadro dell’Organizzazione mondiale della sanità per la lotta al tabagismo. Ha, inoltre, una legislazione “molto debole” per quanto riguarda la pubblicità che per il momento è vietata solamente in televisione e in radio.
Proprio in quest’ambito sembrerebbe muoversi qualcosa a livello politico: lo scorso settembre il Consiglio degli Stati – affrontando il dibattito sulla nuova legge federale sui prodotti del tabacco – si è detto favorevole a proibire le réclame delle sigarette sulla stampa e su internet (il Nazionale deve ancora esprimersi). In dicembre il Consiglio federale – esprimendosi sull’iniziativa popolare ‘Sì alla protezione dei fanciulli e degli adolescenti dalla pubblicità del tabacco’ – si è detto disposto a vietare gli annunci anche al cinema o sui manifesti. Progressi, che secondo Ruggia in realtà non sono tali: «Rispetto al primo progetto di legge bocciato dal parlamento nel 2016, abbiamo fatto un passo indietro». Quest’ultimo prevedeva infatti già regole più stringenti per la pubblicità, ma una maggioranza di centrodestra aveva invocato la protezione del libero mercato, mandando in fumo il disegno di legge. Il secondo progetto non prevedeva più alcuna limitazione della pubblicità, almeno fino allo scorso settembre. Oltre a ciò «non abbiamo una politica chiara a livello di lotta contro il tabagismo e non c’è nemmeno più una commissione federale che se ne occupa», sottolinea il direttore dell’At. Anche se c’è stato un leggero miglioramento, «parlare di passi avanti sarebbe veramente eccessivo».
Per lottare efficacemente contro il tabagismo servirebbe «un divieto totale della pubblicità. Vietarla solo in parte sposterebbe semplicemente gli investimenti pubblicitari sui canali ancora disponibili», precisa Ruggia. Inoltre, ciò aiuterebbe a raggiungere l’obiettivo principale dell’At, ovvero la protezione dei giovani. Questo perché «la pubblicità raggiunge in particolare proprio loro». Oltre a ciò auspica anche «l’introduzione di un divieto generale di vendere qualsiasi prodotto del tabacco ai minori: in alcuni cantoni un bambino può attualmente comprare un pacchetto di sigarette». Questo punto, previsto dalla nuova legge, non è controverso. Ma fintanto che le nuove norme non entreranno in vigore, vigerà ancora la situazione attuale. La nuova legge prevede anche di vietare la vendita ai minori delle sigarette elettroniche. Al momento questo mercato non è infatti regolamentato. Nel 2018, però, produttori e rivenditori di questo prodotto hanno deciso su base volontaria di non venderlo ai minorenni. «Gli accordi su base volontaria vengono fatti unicamente a scopi di marketing», rileva Ruggia. Finché non ci sarà una legge chiara – “presumibilmente tra due o tre anni”, secondo l’At – non ci saranno nemmeno restrizioni sulla pubblicità, né protezioni contro il fumo passivo. Il direttore dell’At sottolinea infine che «faremo tutto il possibile affinché la legge venga migliorata», ricordando che «dall’altra parte vi è la lobby dell’industria del tabacco che è estremamente forte». Ruggia ricorda poi che le sigarette sono «il maggior problema di salute pubblica in Svizzera: i costi che pesano sull’assicurazione malattia ammontano a tre miliardi di franchi sugli 86 totali».