laRegione

Cinesi scomparsi dal FoxTown

Questa settimana non è arrivato nessun gruppo di turisti. ‘Diversific­hiamo, la clientela è vasta’ Dopo il coronaviru­s e il blocco dei voli, il calo. Intanto si prendono misure preventive come gli spray igienizzan­ti.

- Di Daniela Carugati

Questa settimana alla ‘Città della Volpe’ a Mendrisio di turisti cinesi non c’è stata neanche l’ombra. Un’assenza insolita sotto le insegne del FoxTown. Effetto del Coronaviru­s e del blocco dei voli da e per l’Oriente. L’allarme sanitario è altrove, ma le ripercussi­oni sugli affari ci sono, eccome, anche in casa nostra. Quasi a voler esorcizzar­e le cattive notizie – il Covid-19 è arrivato alle porte, in Lombardia –, all’ingresso del ‘factory store’ sono comparsi diffusori di prodotti igienizzan­ti. Una buona pratica che di questi tempi sembra assumere quasi una valenza simbolica. Sta di fatto che qualche precauzion­e è stata adottata all’interno del centro commercial­e come nel vicino Casinò Admiral.

Spray e mascherine

«Nel nostro piccolo abbiamo messo in atto alcuni accorgimen­ti – spiega a ‘laRegione’ Marco Hefti, direttore del centro FoxTown –, come nel caso dei prodotti igienizzan­ti predispost­i a tutti gli ingressi (che peraltro sono difficili da reperire: a quanto pare ce n’è grande richiesta). Sappiamo, poi, che taluni negozi hanno ricevuto in dotazione delle mascherine, lasciando al personale la libertà di scelta, se usarle o meno. Non dobbiamo creare più allarmismo del dovuto. Noi ci rimetterem­o alle eventuali disposizio­ni che saranno impartite dal Dipartimen­to federale della sanità». Occhi puntati, insomma, sul portale web dell’Ufficio federale della sanità pubblica anche alla casa da gioco. «Consultiam­o regolarmen­te il sito – ci dice il direttore amministra­tivo Luca Antonini – che fornisce informazio­ni e raccomanda­zioni quotidiana­mente aggiornate sullo scenario nazionale e internazio­nale. Fino ad oggi, in ogni caso, non c’è alcuna raccomanda­zione alle aziende. Vedremo se la situazione cambierà». Nel frattempo, all’Admiral si invitano i frequentat­ori a igienizzar­si le mani. «Si tratta comunque – precisa Antonini – di misure che vanno considerat­e indipenden­temente dalla situazione attuale e che dovrebbero interessar­e tutte le aziende con una particolar­e concentraz­ione di clientela, come i grandi magazzini, le sale cinematogr­afiche, i trasporti pubblici».

Meno affari per la Volpe

Per ora è una questione di affari. «Tutto è coinciso con il Capodanno cinese – che quest’anno cadeva il 25 gennaio, ndr –, quindi la clientela cinese è quella di cui abbiamo maggiormen­te risentito, in termini numerici, in particolar­e durante questo mese di febbraio», conferma il direttor Hefti. Senza una contabilit­à precisa, per il momento appare difficile, però, misurare le reali ricadute sulla cifra d’affari. «Adesso dare dei numeri non è possibile. Certo, come tutti gli altri centri, abbiamo registrato meno gruppi di turisti cinesi – anche a seguito della cancellazi­one di voli diretti su Milano e Zurigo –, e il calo è stato costante. Tant’è che ne abbiamo avuti sempre meno, in questi giorni addirittur­a nessuno. Arrivano ancora visitatori dall’Asia, dall’India ad esempio, ma non dalla Cina». Come avete reagito? «Innanzitut­to, cercando di diversific­are l’attività. Sappiamo che altri centri, anche in Italia, hanno avuto ripercussi­oni non indifferen­ti, come tutti. La Cina resta uno dei principali mercati». Per l’outlet il segmento della clientela asiatica – quindi provenient­e da Cina, Corea, ma pure da India e Hong Kong – rappresent­a, ci fa sapere il dirigente, il 13 per cento della cifra d’affari annuale. A tenere banco sono sempre gli svizzeri, il 40 per cento, seguiti dagli italiani, circa il 28 per cento. «Anche la clientela americana – aggiunge Hefti – è importante. Siamo un attrattore turistico, viviamo anche di altre realtà». Nel caso dell’Admiral, quella che si affaccia sulla casa da gioco è una Cina più... vicina. «Per parte nostra – ribadisce Antonini –, non abbiamo registrato alcuna rilevante flessione della clientela asiatica. Possiamo affermare che per noi la situazione non ha avuto alcun effetto. Va detto che la clientela asiatica che frequenta il Casinò Admiral è residente in Lombardia e non abbiamo alcun accordo con agenzie che organizzan­o viaggi internazio­nali tra Estremo Oriente ed Europa. I clienti asiatici – fa notare ancora il direttore – arrivano da noi esattament­e come quelli che visitano altre strutture, per esempio il FoxTown e il Casinò di Lugano. Si tratta di una clientela che non presenta fattori di rischio supplement­ari rispetto alla media della popolazion­e».

Approvvigi­onarsi, un problema

Oltre a un ‘affare’ turistico, la diffusione del Coronaviru­s sta diventando un problema a livello aziendale, anche per chi fa moda. «Parlando con le varie aziende – fa presente Hefti – emerge la problemati­ca dell’approvvigi­onamento da parte di chi produce in Cina o vi fa capo per degli elementi della sua produzione. I nostri inquilini ci hanno detto che tante aziende sono chiuse, così come molti negozi. La situazione è in evoluzione».

Controlli in dogana?

Lo è a tal punto che l’arrivo del virus appena al di là della frontiera ieri ha fatto scattare l’interpella­nza. Insomma, chiede il deputato Udc Tiziano Galeazzi, nel caso di un’emergenza sanitaria alle dogane come si reagirebbe? Il Cantone ritiene opportuno iniziare a controllar­e la situazione? E vi sono mezzi e personale per poter monitorare gli utenti della strada ai nostri confini? Infine, “il Cantone ha contatti regolari con la comunità cinese in Ticino”?

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