laRegione

Gran Bretagna, Svizzera e Ue

- dell’avv. Luciano Giudici, già consiglier­e nazionale, Locarno

La Gran Bretagna si avvia decisament­e ad attuare la Brexit votata dal popolo e confermata chiarament­e dall’elezione del Premier Boris Johnson. Il primo ministro inglese ha affermato di volere un ampio accordo commercial­e con l’Ue, sottolinea­ndo tuttavia che il Regno Unito non assumerà le regole Ue in materia di concorrenz­a, di aiuti di stato, di standard sociali, di politica ambientale. Non ha accennato alla cessazione della libera circolazio­ne, tanto evidente è il cambiament­o di sistema di immigrazio­ne (a punti) che è stato il principale motivo della Brexit. Ha aggiunto beffardame­nte che la Gran Bretagna non pretende che l’Ue si attenga alle regole inglesi. Meglio un accordo commercial­e meno esteso che assumere le regole Ue. Ieri sono stati dati i dettagli della politica dell’immigrazio­ne: il sistema a punti prevede competenze, conoscenza della lingua inglese, un contratto già stipulato con un minimo salariale di circa 32’000 franchi, ovviamente per bloccare il dumping. Il negoziator­e Ue Barnier, con la tipica arroganza francese che domina nella burocrazia di Bruxelles, ha risposto che il suo mandato comporta che la Gran Bretagna dovrà assumere le regole Ue sulla concorrenz­a, 4 pagine su 33 del documento negoziale, che prevede un accordo quadro, il quale è analogo, per quanto risulta, a quello in discussion­e con la Svizzera. Non è invero prevista una ripresa dinamica del diritto Ue, ma uno “sviluppo nel tempo” e un “riesame periodico”. Così come sono previsti una commission­e mista di conciliazi­one e un tribunale arbitrale, con parere vincolante della Corte europea nell’interpreta­zione del diritto Ue. Nulla di tutto ciò Johnson è pronto a firmare. La durezza su entrambi i fronti è certamente anche (…)

dell’avv. Luciano Giudici, già consiglier­e nazionale, Locarno (…) dovuta alla necessità di posizioni iniziali ferme in una trattativa complessa. Deve essere però attentamen­te valutato quanto ha dichiarato Manfred Weber, presidente del gruppo popolare, maggiorita­rio nel parlamento europeo, al quotidiano tedesco Die Welt: “Se la Brexit diventerà un successo, questo sarà l’inizio della fine della Ue”. Questa constatazi­one attesta non già la forza ma bensì la fragilità della costruzion­e europea.

In una conferenza all’università di Bruxelles il capo negoziator­e inglese David Frost ha affermato che la Gran Bretagna è uscita dall’Unione europea affinché Bruxelles non possa più immischiar­si nelle prescrizio­ni inglesi. Il cuore della Brexit è la piena indipenden­za politica ed economica della Gran Bretagna. Se l’Ue vuole un solido partenaria­to occorrerà stipulare un accordo commercial­e di libero scambio, che è l’unica strada per stabilire un rapporto di contraenti con pari diritti.

Gli atteggiame­nti della dirigenza Ue e delle sue 37 agenzie che impongono regolament­i e direttive dovrebbero essere meditati dai nostri politici federali.

Molto da imparare invece ci sarebbe dalla fermezza del primo ministro Johnson nel sostenere le ragioni della sua millenaria democrazia e del suo popolo.

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