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Emmaus vuole ampliare la sede

Il Comune di Montecener­i concede la licenza edilizia alla comunità per l’ampliament­o della sede

- di Alfonso Reggiani

Ottenuta la licenza edilizia dal Comune di Montecener­i, la comunità che aiuta le persone in difficoltà ridando vita agli oggetti usati cerca sostegni per adeguare i suoi spazi.

Per poter svolgere la propria missione al meglio e per far fronte alle mutate condizioni, c’è l’esigenza di più spazio. Costo del progetto: due milioni.

Spazi per il mercatino quasi raddoppiat­i, sistemazio­ne esterna, viale alberato compreso. In estrema sintesi, è quanto vuole realizzare la comunità Emmaus presente a Rivera dal 1983. Di recente, il Comune di Montecener­i le ha rilasciato la licenza edilizia per il progetto di ampliament­o del centro, per il quale si stima una spesa attorno ai due milioni di franchi.

Ma quali sono le necessità che vi hanno spinto a decidere di ampliare la vostra struttura di Rivera? Mancanza di spazi? «È più o meno dal 2012 che abbiamo palesi problemi di spazio – spiega il direttore dall’aprile 2016 René Leu –. Qui a Rivera il centro è più piccolo rispetto alle altre sette comunità presenti in Svizzera e riceviamo davvero tanta merce. Anche se è sempre più scadente, noi cerchiamo di valorizzar­la per ricavare il massimo possibile». In che senso più scadente? «Probabilme­nte, perché la gente ha sempre meno soldi in tasca e questo si riflette nella minore qualità degli oggetti che riceviamo – risponde René Leu –. La nostra politica è quella di avere in vendita oggetti per persone che non hanno i mezzi finanziari perciò proponiamo prezzi volutament­e bassi. Negli ultimi anni abbiamo notato che sempre più persone cercano di vendere online mobili o altri oggetti e solo all’ultimo momento, quando si accorgono di non riuscire a piazzarla, la consegnano a noi, a Caritas oppure al Soccorso operaio. C’è ancora chi ci porta merce con lo scopo di aiutare i meno agiati, la qualità è in generale peggiorata, però noi dobbiamo riuscire comunque a sopravvive­re». Di conseguenz­a, continua il nostro interlocut­ore «abbiamo bisogno di più spazio qui a Rivera per poter mettere più merce affinché si possano conseguire le stesse cifre degli anni passati».

Si aiutano persone in difficoltà, recuperand­o il più possibile per far girare l’economia circolare

È da questo contesto mutato in maniera importante che nasce l’esigenza che si è tradotta nel progetto di ampliament­o della comunità Emmaus di Rivera. Negli ultimi tempi ricevete più materiale? «Si può parlare di un leggero incremento – osserva Leu –. Il luogo è in una posizione centrale ed è ben frequentat­o da persone provenient­i da tutto il cantone, ma arriva gente anche dall’Italia e pure profession­isti di oggetti usati visto che a livello di prezzi siamo parecchio concorrenz­iali». Come detto, la comunità Emmaus di Rivera esiste dal 1983, cosa è cambiato da allora e quali sono i mutamenti principali che condiziona­no la vostra attività? «Fra gli altri cambiament­i, segnalo l’aumento delle pratiche burocratic­he che ci sono imposte e che richiedono un impegno supplement­are – rileva il direttore –. Inoltre, nei periodi in cui abbiamo veramente tanto lavoro, dobbiamo avere a disposizio­ne più spazio per depositare la merce che altrimenti dovremmo gettare. E questo sarebbe veramente un peccato anche in un’ottica ecologica. Lo scopo è quello di recuperare il massimo possibile nell’ambito di un’economia circolare. Per questo eliminiamo ciò che veramente non è più utilizzabi­le».

Quanti siete a Rivera? «A ricevere un salario siamo io più tre aiuti responsabi­le e tre venditrici a tempo parziale, più cinque e sei volontari che ci aiutano – spiega il direttore –. Gli ospiti della comunità sono una media di 17 all’anno. Sono persone che non hanno più un posto dove stare, che hanno perso tutto, il lavoro, il diritto alla disoccupaz­ione e non possono accedere all’assistenza sociale. Noi li accogliamo nella speranza che riescano a ritrovare un percorso, affinché riescano a riprendere in mano la loro vita. Alcuni rimangono tanti anni, altri invece riescono in meno di un mese».

La prima comunità Emmaus nacque a Ginevra nel 1957 a immagine di quelle fondate dall’Abbé Pierre in Francia in seguito alla grande ondata di freddo del febbraio 1956 e in risposta alla carenza di alloggio per i meno agiati. A livello nazionale Emmaus è presente anche a Sion, Etagnières, Friborgo, La Chauxde-Fonds, e Berna che è appena stata aperta due anni fa. «Vorremmo aprirne altre per poter accogliere più persone ma non è facile in Svizzera dove costa parecchio costruire», afferma Leu –. «Per il progetto di Rivera cerchiamo sostenitor­i, perché riusciamo ad autofinanz­iarci però siamo sempre sul filo del rasoio». Concretame­nte, a Rivera si prevede un quasi raddoppio della superficie per arrivare a 1’200 metri. «Lo scopo primario, è quello di mantenere questa comunità che accoglie le persone di oggettiva difficoltà attraverso l’attività del mercatino solidale». Come funziona? «La gente arriva e ci dona merce. I soldi che ricaviamo servono a coprire le spese», risponde il direttore. I lavori potrebbero cominciare il prossimo autunno ma tutto dipende dalla riuscita dell’operazione di ricerca di finanziame­nti.

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TI-PRESS/PABLO GIANINAZZI René Leu, il responsabi­le della comunità

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