2020: saranno gli anni dei titoli energetici?
In termini relativi, nell’ultimo decennio i titoli energetici hanno fatto parte dei perdenti. Ciò però potrebbe cambiare in quanto il settore ha una valutazione interessante e paga dividendi elevati. Sui mercati azionari siamo sempre accompagnati da trend e cicli. Ormai non è più un segreto che gli anni 2010 appena conclusi, siano stati il decennio dei titoli tecnologici.
Mentre tra il 2010 e fine 2019 per il settore tecnologico globale è stato realizzato un rendimento annuo del 16% e per l’MSCI Mondo comunque un buon 10%, nel complesso le azioni dell’energia hanno fruttato un magro ricavo di poco più del 2% (dividendi inclusi). Ancora nel decennio precedente, il confronto tra le performance era del tutto diverso: negli anni 2000, infatti, era il settore energetico a far battere i cuori degli investitori con un rendimento annualizzato di ben il 9%. Le azioni tecnologiche, invece, si riprendevano solo lentamente dallo scoppio della bolla a inizio millennio e anche a fine 2009 erano ancora di oltre il 50% sotto il picco di inizio 2000.
Ora, nel 2020, e quindi a inizio di un nuovo decennio, assisteremo nuovamente a un cambio di preferenze? Sarebbe certamente un po’ esagerato affermarlo. Certo gli ostacoli per il settore tecnologico aumentano costantemente. Tuttavia, il nuovo decennio dovrebbe portare svariate sfide anche per il settore energetico, incluse delle opportunità. Con quasi il 5%, il rendimento dei dividendi del settore è quasi il doppio di quello del mercato complessivo. Il settore ha una valutazione interessante anche in termini di rapporto prezzo/utile. Quale classico rappresentante della categoria «value», il segmento dell’energia, con una ripresa congiunturale, potrebbe tornare a far parte dei vincitori, almeno a medio termine.
In questo settore la Banca Raiffeisen offre diverse possibilità per allocare il proprio patrimonio, tra cui gli investimenti diretti in società energetiche oppure investimenti diversificati in fondi tematici.