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Una vita semplice e concreta

Con la curatrice Laura Porta scopriamo Karl Gräser, cofondator­e della 1a comune al Monte Verità Dalla vicenda che riguarda la casa omonima ad Ascona, emerge la storia del suo proprietar­io: frammentar­ia e in parte sconosciut­a

- Di Clara Storti

Le notizie sono frammentar­ie, le fonti scarse. Questi, i presuppost­i certi di una storia in parte sconosciut­a. Capire come dalla Romania Karl Gräser, insieme al fratello Gustav (‘Gusto’), sia arrivato ad Ascona – patria elettiva – è compito non scontato. L’occasione di scrivere di questa figura che ha vissuto alle pendici del Monte Verità nei primi decenni del XX secolo ci è data dalla questione che riguarda la sua dimora: una casa dall’architettu­ra piuttosto ordinaria in via Monescia 40, ad Ascona, oggi avvolta da un suggestivo rampicante. L’abitazione, fino a qualche giorno fa, sembrava fosse destinata a essere distrutta dalle ruspe (vedi correlato).

Facciamo qualche passo a ritroso e torniamo a Karl Gräser: nato in Transilvan­ia (Romania) nel 1875, morto nel Locarnese nel 1915, è stato un ufficiale dell’Impero austro-ungarico mosso da idee anarchiche. Laura Porta, conservatr­ice della Fondazione Monte Verità, ci ha aiutati a fare un po’ di luce sulla sua figura, legata alla prima colonia insediatas­i sul Monte Monescia, meglio conosciuto come Monte Verità. Karl e ‘Gusto’ (ben più noto per il suo percorso artistico) sono infatti fra i fondatori della comunità vegetarian­a sulla collina asconese, che negli anni a seguire si è trasformat­a, diventando crocicchio di intellettu­ali, letterati e artisti, andando a plasmare quel capitale filosofico, artistico e culturale, arrivato fino ai nostri giorni.

«In cerca di una vita alternativ­a, all’inizio del Novecento – racconta la nostra interlocut­rice –, un piccolo gruppo di persone (Ida Hofmann, Henri Oedenkoven, i fratelli Gräser, Lotte Atmer e Jenny Hofmann) si è installato sul Monte Verità, dando vita alla comune; eleggendo, forse mitizzando­lo, questo luogo». L’idea di una “Lebensrefo­rm” risale a un incontro a Monaco fra i componenti del “circolo”, che avevano in mente di vivere a stretto contatto con la natura, allontanan­dosi dalla mondanità, basando il proprio sostentame­nto sui prodotti della terra, per perseguire l’ideale di una vita più sana, vera e concreta. «I fratelli Gräser erano le due figure più “estremiste”, rifiutaron­o perciò che la comunità si trasformas­se in un sanatorio con ospiti paganti; secondo il progetto di Hofmann e Oedenkoven», spiega Porta. «Erano talmente contrari a quella visione che, nel 1902, si distaccaro­no dalla comune». Senz’altro, fra i due, Gusto era il più estremista. Mentre Karl era il più teorico, considerat­o un ecoanarchi­co degli albori: «Fu uno dei primi a dire che la natura non va sfruttata, che bisogna tornare a uno stile di vita primitivo e allontanar­si dall’industrial­izzazione. Egli stesso viveva giorno per giorno di ciò che gli offriva la terra».

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©FONDAZIONE MONTE VERITÀ/FONDO HARALD SZEEMANN Karl Gräser

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