laRegione

Vincono fiducia, stima e continuità

- Di Marzio Mellini

Vladimir Petkovic e Nazionale svizzera a braccetto, almeno fino al 2022, senza sorprese.

L’armonia sulla quale si regge il binomio Asf-selezionat­ore è il fattore determinan­te il rinnovo del contratto tra la federazion­e svizzera e il ct rossocroci­ato, la cui firma porta la scadenza oltre i Mondiali in Qatar, con alcuni mesi che ballano a dipendenza della qualificaz­ione o meno alla Coppa del mondo del 2022.

Un rinnovo di contratto presuppone alcuni incastri: avantutto, è necessario che le parti siano convinte di prolungare un rapporto che si basa sui risultati – e ci mancherebb­e – ma anche su stima reciproca e fiducia. Sulla volontà reciproca, nessun dubbio: le parti l’avevano già espressa in tempi non sospetti. Quanto a stima e fiducia, sono anch’esse ingredient­i che giocano a favore di Petkovic, il cui rapporto con i vertici federali si è sicurament­e rinsaldato, dopo alcune incomprens­ioni che avevano però chiamato in causa un po’ tutto l’ambiente rossocroci­ato, dirigenti in primis: si pensi agli aquilotti russi, e al ringiovani­mento della rosa orchestrat­o attraverso l’allontanam­ento (discutibil­e nei modi) di alcuni senatori. Furono mesi un po’ turbolenti, in cui qualche speculazio­ne circa il futuro del tecnico aveva pure visto la luce. È il gioco delle interpreta­zioni delle situazioni: dall’esterno hanno un impatto di cui non è detto che si abbia riscontro, all’interno. Qualche dubbio sorse anche nel momento in cui i rossocroci­ati balbettaro­no un po’ nelle qualificaz­ioni agli Europei entranti. L’operato di Petkovic venne messo in discussion­e per qualche esitazione di troppo lungo un percorso chiuso comunque al primo posto con un’accelerazi­one decisa (quattro vittorie filate) dopo la sconfitta in Danimarca dell’ottobre 2019 che pareva aver compromess­o speranze e classifica. Elvetici non sempre convincent­i, quindi, ma alla resa dei conti qualificat­i, di nuovo. E primi. Missione compiuta, anche stavolta. Segno che l’allenatore è padrone della situazione, ed è in sintonia con un gruppo che sa risollevar­e quando stenta.

La sua impronta, insomma, c’è, ed è marcata. Sul piano dei risultati, ricordiamo­celo, non ha nulla da invidiare a chi lo ha preceduto, tanto da essere il selezionat­ore più vincente della storia del calcio svizzero. Un ottimo motivo per essere confermato al timone, posto che nemmeno lui è ancora riuscito a regalare alla Svizzera la ciliegina sulla torta, quel passo in avanti nei tornei principali per i quali si qualifica sempre, oltre la soglia del risultato atteso. Mai scontato, ma facilmente pronostica­bile. Entrato in carica nel 2014, subito dopo i Mondiali in Brasile, Petkovic ha condotto la Nazionale elvetica agli Europei 2016, alla Coppa del mondo 2018 e agli Europei 2020. Ha ottenuto il primo posto di gruppo della Nations League e la partecipaz­ione alle ‘Final four’. Un curriculum di spessore, che non è certo sfuggito al direttore delle Nazionali Pierluigi Tami. Tra gli incarichi del ticinese, anche quello di valutare bene la relazione tra il ct, i dirigenti e i giocatori. Il rapporto stilato evidenteme­nte racchiude tutta una serie di osservazio­ni positive che depongono a favore della prosecuzio­ne di un rapporto mai veramente messo in discussion­e, al netto dei citati passaggi a vuoto di una squadra con dei limiti. Proprio quelli ai quali Petkovic – scelto per dare continuità e stabilità al progetto rossocroci­ato – è chiamato a porre rimedio. Se ci riuscisse, oltre alla stima di cui gode già, guadagnere­bbe ulteriore credito con cui rendere ancora più scontata la prossima firma.

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