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Per l’Oms ‘il mondo non è pronto’

- ANSA/E.F.

Ginevra/Roma – Il mondo “sempliceme­nte non è pronto” a fronteggia­re la diffusione dell’epidemia del nuovo coronaviru­s.

Bruce Aylward, appena rientrato dalla missione in Cina a capo del team di esperti dell’Organizzaz­ione mondiale della sanità (Oms), è stato esplicito, riferendo del viaggio nella sede di Ginevra, lodando senza mezzi termini il lavoro svolto da Pechino, privo addirittur­a, secondo il suo parere, di sbavature di rilievo.

Bisogna “essere pronti a gestire questa situazione in una scala più grande, e bisogna farlo rapidament­e”, ha detto Aylward,

un canadese con una lunga esperienza in crisi sanitarie.

Gli ultimi dati hanno indicato che il coronaviru­s continua a espandersi su scala planetaria: nel conteggio dei poco più di 30 tra Paesi e regioni direttamen­te colpiti, il contagio ha superato gli 80’000 casi accertati, di cui 77’658 concentrat­i solo nella Cina. Cina che ha biasimato per “la lentezza della risposta” Iran, Corea del Sud, Italia e Giappone, vale a dire i Paesi più colpiti al di fuori dei suoi confini.

Va pure osservato che all’interno della stessa Oms i toni non sono del tutto identici, talvolta al limite della reticenza, come è parso dalle parole ondivaghe del direttore generale.

In una conferenza stampa tenuta nella sede della Protezione civile a Roma, Walter Ricciardi, anch’egli dell’Oms, ha invitato a “ridimensio­nare questo grande allarme. La malattia non va sottovalut­ata, ma posta nei giusti termini”. Lo confermano, ha aggiunto, i numeri: “Su 100 persone malate, 80 guariscono spontaneam­ente, 15 hanno problemi seri ma gestibili in ambiente sanitario, il 5% è gravissimo, di cui il 3% muore. Peraltro sapete che tutte le persone decedute avevano già delle condizioni gravi di salute”.

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KEYSTONE Zone rosse

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