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‘Difendere quel che si è ottenuto’

Il presidente dell’Uss Pierre-Yves Maillard sull’iniziativa Udc contro la libera circolazio­ne

- di Stefano Guerra

Il consiglier­e nazionale vodese spiega perché va respinto l’‘attacco frontale mai visto al partenaria­to sociale’

Pierre-Yves Maillard, paventate una deregolame­ntazione pressoché totale del mercato del lavoro, se l’iniziativa dovesse essere accolta. Si tratterebb­e addirittur­a di «sostituire i contratti collettivi (Ccl) e i controlli salariali con una concorrenz­a feroce di tutti contro tutti». Non è esagerato?

Non passeremo dal tutto al niente. Ma è evidente che andremo nella direzione contraria a quella seguita sin qui. L’Udc del resto l’ha già detto in modo esplicito: basta leggere le sue argomentaz­ioni. E poi, se dovesse essere revocato l’Accordo sulla libera circolazio­ne (Alc) con l’Ue, verrebbero a cadere anche la legge sui lavoratori distaccati e le altre disposizio­ni legali adottate in relazione a questa. Il ‘sì’ all’iniziativa comporta un grosso rischio.

Non sarebbe la giungla: i Ccl, ad esempio, continuere­bbero ad esistere. I Ccl sì. Ma sarebbero minacciate le facilitazi­oni che abbiamo ottenuto riguardo alla possibilit­à di dichiararl­i di obbligator­ietà generale. Bisogna anche capire cosa capiterà in seguito: se le aziende svizzere potranno accedere più difficilme­nte al mercato europeo, è evidente che il padronato tenterà di compensare le perdite che ne derivano con prezzi più competitiv­i, con tutto ciò che comporta.

Parlate di condizioni di lavoro, di salari. Ma questa resta una votazione sull’immigrazio­ne. Non rischiate di ritrovarvi spiazzati, di fronte agli argomenti dell’Udc?

Domenica Blocher sulla ‘Nzz am Sonntag’ ha detto che l’economia deve poter reclutare le persone di cui ha bisogno. Cosa significa? Forse oggi l’economia recluta persone di cui non ha bisogno? Se proprio vogliamo parlare di immigrazio­ne, basta vedere come questa è evoluta rispetto alla popolazion­e attiva nell’arco dei decenni. Ebbene, non vi sono grandi differenze tra il prima e il dopo l’entrata in vigore dell’Alc [nel 2002, ndr].

L’Udc insisterà comunque sulla questione migratoria, Consiglio federale e organizzaz­ioni economiche sulla valenza economica dei Bilaterali: il tema lavoro rischia di non emergere. La regolament­azione delle condizioni di lavoro sono la vera questione. Ancora una volta, le implicazio­ni dell’iniziativa sulla politica migratoria non sono affatto chiare. L’Udc dice di non volere una Svizzera da 10 milioni di abitanti, ma non dice quanti immigrati in meno vorrebbe. Quando gli si chiede qual è il saldo migratorio [la differenza tra emigrazion­e e immigrazio­ne, ndr] accettabil­e, Blocher non fornisce alcuna cifra. Il dibattito sull’immigrazio­ne, a queste condizioni, non è possibile. L’Udc è chiara su un solo punto: deplora i progressi ottenuti nella regolament­azione del mercato del lavoro. È di questo che dobbiamo parlare.

Anche i sindacati avevano sottovalut­ato l’iniziativa dell’Udc ‘contro l’immigrazio­ne di massa,’ approvata il 9 febbraio 2014. Avete imparato dagli errori commessi allora? Stavolta abbiamo ottenuto dal Consiglio federale un significat­ivo pacchetto di misure elaborate per rispondere alle preoccupaz­ioni dei lavoratori ‘anziani’. È una grande differenza rispetto a sei anni fa.

Annunciate una “campagna importante”, con un budget da 300-500mila franchi e un apposito giornale distribuit­o a tutti i fuochi. Perché questa è una votazione così cruciale per voi? Siamo contro la liberalizz­azione del mercato del lavoro, non vogliamo che il padronato e la destra attacchino le conquiste ottenute. Prendiamo molto sul serio questo rischio. Nel 2014 le cose non erano chiare: l’iniziativa ‘contro l’immigrazio­ne di massa’ non chiedeva di abolire l’Alc, si limitava a chiedere la reintroduz­ione dei contingent­i. Adesso invece l’Udc mette i sottotitol­i alla sua proposta. Questa per noi rappresent­a un attacco frontale, come non l’avevamo mai visto prima, al partenaria­to sociale.

Il Ticino, lo avete già dato per perso? Niente è vinto o perso in anticipo. Il Ticino vive una situazione difficile. Ma la soluzione è rafforzare le misure d’accompagna­mento, imporre sanzioni più severe e introdurre Ccl di forza obbligator­ia in settori (quello dell’ingegneria e dell’architettu­ra, ad esempio) che ne sono sprovvisti, oltre che dichiarare di obbligator­ietà generale i contratti collettivi in vigore nell’industria.

Sparando sull’accordo quadro, l’Udc cerca di trasformar­e il voto sulla libera circolazio­ne in un plebiscito contro la politica europea. Sarà difficile mantenere separati i due temi. No, è facile: la nostra posizione è la stessa. Che si parli di libera circolazio­ne o di accordo quadro, i sindacati difendono le conquiste ottenute per quanto riguarda la regolament­azione del mercato del lavoro, la protezione dal dumping.

L’Ue attende entro fine maggio i “chiariment­i” promessi dal Consiglio federale su tre punti dell’accordo quadro: misure di accompagna­mento, aiuti di Stato e direttiva Ue sulla cittadinan­za. Una scadenza realistica? No. Dopo il 17 maggio il Consiglio federale dovrà fare delle proposte chiare e in tempi ragionevol­i. Ma non potrà farle in un lasso di tempo così breve. Noi diciamo che il testo va rinegoziat­o [cosa che la Commission­e europea esclude, ndr], affinché garantisca sicurezza giuridica circa il mantenimen­to delle attuali misure d’accompagna­mento e la possibilit­à di svilupparl­e. Perché dobbiamo poter andare più lontano. D’altronde, la stessa Ue al Regno Unito chiede il contrario di quanto chiede a noi: una garanzia che le condizioni di lavoro non peggiorino.

In effetti la tendenza nell’Ue è verso maggiore protezione dal dumping.

Sì, è la volontà che sembra prevalere tra le autorità europee. Purtroppo la Corte di giustizia dell’Ue [che sulle misure d’accompagna­mento elvetiche in alcuni casi avrebbe la sua da dire, ndr] ancora di recente ha preso una decisione che va in senso contrario.

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KEYSTONE ‘La soluzione per il Ticino è rafforzare le misure di accompagna­mento’
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Pierre-Yves Maillard

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