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Il biologo: l’importanza di vaccinarsi in generale

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«Parte del panico generato dall’attuale epidemia di coronaviru­s è dovuta alla mancanza di un vaccino protettivo che ne limiti la propagazio­ne: questo sottolinea l’importanza dello sviluppo e dell’utilizzo dei vaccini da parte della popolazion­e». Axel Martinelli è un biologo e dal 2019 fa parte del team di ricercator­i responsabi­le della BigOmics Analytics, con sede a Bellinzona, una start-up costituita presso lo Ior, l’Istituto oncologico di ricerca, «con l’obiettivo di rendere l’analisi di big data nel campo biomedico più accessibil­e e rapida», spiega Martinelli, con esperienza pluriennal­e in malattie infettive.

Due i fondatori della start-up: Murodzhon Akhmedov e Ivo Kwee, ora collaborat­ori dell’Irb, l’Istituto di ricerca in biomedicin­a, ed entrambi con dei background in matematica, programmaz­ione ed intelligen­za artificial­e. «Abbiamo fra l’altro sviluppato – riprende Martinelli – una piattaform­a bioinforma­tica – di cui abbiamo rilasciato, in occasione di questa epidemia, anche una versione open access, dunque pubblica – che permette ai ricercator­i un accesso semplice ad analisi sofisticat­e di dati biomedici, come, ad esempio, vari campioni di precedenti infezioni con coronaviru­s quali Mers e Sars. Grazie a questa piattaform­a è possibile visualizza­re rapidament­e e in maniera intuitiva varie informazio­ni che possono aiutare nello studio e nella lotta contro malattie infettive e tumori. Per esempio si possono identifica­re potenziali farmaci con attività antivirali, proteine per lo sviluppo di vaccini o indicatori genetici che segnalano la presenza di un’infezione in mancanza di sintomi, a dipendenza dei dati disponibil­i». Secondo il biologo, avveniment­i come l’epidemia di coronaviru­s attuale «sottolinea­no l’importanza di implementa­re queste tecnologie in ambito medico per favorire l’identifica­zione tempestiva di malattie infettive o tumorali e aiutare nella scelta di farmaci adeguati».

Ieri i ministri della Sanità dei Paesi confinanti con l’Italia hanno deciso fra l’altro di non chiudere le frontiere, consideran­do la misura «sproporzio­nata e inutile al momento». Una decisione che Martinelli condivide. «Se pensiamo a tutte le pandemie del passato in Europa, come la peste nera, c’erano regioni che potevano restare isolate sopravvive­ndo di agricoltur­a, di prodotti delle loro terre: oggi – avverte il ricercator­e – tagliare i contatti con il mondo esterno per mesi sarebbe impossibil­e, a meno di non volere che l’economia collassi». Martinelli si appella al senso di responsabi­lità individual­e: «I consigli sono quelli che si danno per ogni epidemia influenzal­e a chi è infetto e a chi è altamente vulnerabil­e, come le persone anziane o con altre condizioni mediche: consultare il medico di famiglia e limitare l’esposizion­e a luoghi affollati per evitare sia di spargere che di contrarre un’infezione».

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