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Un ufficio quasi perfetto

- di Katya Vettorello La stanza di Jonas Karlsson Isbn Edizioni, 2014 153 pagine

Il protagonis­ta di questo libro, Bjorn, è un impiegato che desidera dare il meglio di sé, imponendos­i una disciplina ferrea sugli orari di lavoro ed evitando addirittur­a chiacchier­e con i colleghi e momenti di socializza­zione se essi non portano effettivi benefici alla sua carriera e alla sua (auspicabil­e) scalata profession­ale. Non è in grado né desidera omologarsi. Talvolta, per una pausa tra due lavori oppure per svolgere al meglio un compito, si chiude in una stanza situata al lato opposto degli uffici: “Tra l’ascensore e i bagni”, ripete a chi glielo chiede. Questa stanza però, questa specie di ufficio perfetto, importante e necessario per Bjorn, i colleghi non la vedono. O così dicono. E ogni volta che Bjorn ci entra succede una cosa. E quella cosa non piace a nessuno. Attraverso questo breve romanzo l’autore parla della difficoltà dei gruppi, come quello formato dai colleghi, di accettare comportame­nti non convenzion­ali, difficilme­nte comprensib­ili, anche quando questi non recano danni a nessuno. Parla dello smarriment­o e del timore che è facile provare davanti alla messa in discussion­e di un metodo collaudato, dell’autorità, della prassi e delle norme. Del disagio che si prova di fronte a fatti (o persone) che risultano in un certo modo disturbant­i perché per essere compresi richiedono uno sforzo maggiore di quello a cui si è abituati.

Parla del bisogno di taluni individui – molti, in realtà – di trovare uno spazio “galleggian­te” dove riuscire a respirare, uno spazio in cui ogni cosa è necessario si trovi al proprio posto, ferma pulita e intoccabil­e. Sempre lì, sicura e certa. Stabile, raggiungib­ile ed eterna come la solitudine nella quale è suggellata.

Una lettura tutta d’un fiato, una narrazione veloce a mezzo di un linguaggio pulito, tanti spunti di riflession­e e un finale che rimette tutto in discussion­e. Anche noi stessi.

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