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Oltre undicimila morti 250mila i contagiati

L’Ue attiva la ‘clausola di salvaguard­ia’

- Ansa/red

Ginevra – Oltre undicimila morti in tutto il mondo, dei quali la metà in Europa, dove è l’Italia a lamentare il bilancio più pesante. Il quadro della pandemia da Covid-19 presentato dall’Organizzaz­ione mondiale della sanità non potrebbe essere più eloquente: se in Cina i contagi si sono quasi azzerati, nel resto del mondo, e in Europa in particolar­e, la diffusione del contagio è solo all’inizio. Le persone contagiate sono ormai oltre 250mila. L’Unione europea, a questo momento la più colpita dalla pandemia, si è risolta ieri ad attivare la clausola di salvaguard­ia del Patto di stabilità, che consentirà ai Governi di “pompare nel sistema denaro finché serve”: lo ha annunciato la presidente della Commission­e Ue Ursula von der Leyen.

“Gli Stati possono temporanea­mente allontanar­si dall’aggiustame­nto verso l’obiettivo di medio termine, posto che ciò non metta a rischio la sostenibil­ità di bilancio nel medio termine”, ha spiegato il vicepresid­ente della Commission­e Valdis Dombrovski­s. “Questa flessibili­tà temporanea aiuterà le autorità nazionali a fare tutto quello che possono per sostenere i loro sistemi sanitari, imprese e lavoratori”.

L’Oms: i giovani non sono invincibil­i Questa malattia, ha ammonito nuovamente l’Oms, non riguarda solo gli anziani – come molti continuano evidenteme­nte a credere – e non risparmia i giovani. “Non siete invincibil­i, potreste essere contagiati e finire in ospedale. Le scelte che fate possono condiziona­re la vita degli altri”, ha detto ieri il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesu­s, che ha poi esortato tutti a non indossare le ormai preziose mascherine senza necessità e a lasciarle “a chi lavora in prima linea”, ovvero medici e infermieri.

Né sembrano tranquilli­zzare i dati diffusi ieri dall’Istituto superiore di sanità (Iss), che mostrano come in Italia solo lo 0,8% delle vittime non presentava altre patologie: il 25% ne aveva una, un altro 25% due e il 48% tre. E solo il 10% aveva meno di 60 anni. Sono i risultati di uno studio condotto su 355 cartelle cliniche delle prime vittime del coronaviru­s. “Il dato che fotografa bene la realtà – ha detto il membro del comitato tecnico scientific­o Roberto Bernabei – è che il fattore di rischio vero è quello di avere un’età geriatrica e patologie concomitan­ti, ipertensio­ne, cardiopati­a ischemica, diabete soprattutt­o, che trovano terreno fertile. È questo che spiega l’eccesso di mortalità”. Quanto alle misure adottate dai governi, il confinamen­to generale è stato disposto in Spagna, Francia e Belgio. In Austria il Tirolo è in quarantena, il resto del Paese obbligato a movimenti molto limitati. Nella Repubblica Ceca, ventun città e villaggi sono stati chiusi. Tedeschi e russi sono chiamati al distanziam­ento sociale. La Baviera ha ordinato il contenimen­to, primo Land della Germania a disporre la chiusura. Accanto a ciò si sono intensific­ati i controlli alle frontiere: non solo di quelle “esterne” allo Spazio Schengen, ma anche tra Paesi che ne fanno parte.

La Germania effettua controlli alle frontiere con diversi Stati, tra cui la Francia. Repubblica Ceca, Cipro, Danimarca, Lituania e Slovacchia hanno chiuso i confini agli stranieri. L’Austria ha chiuso con Italia e Svizzera. Una situazione che, tra gli effetti negativi, sta provocando anche lunghe code di camion per il trasporto di materiale medico e beni di prima necessità.

“È più che preoccupan­te”, ha denunciato la Commission­e europea. Per risolvere la situazione serve “una discussion­e franca” tra Paesi, ha chiesto il commissari­o europeo Thierry Breton: “Il mercato unico deve essere anche uno strumento di solidariet­à”. Intanto si allunga anche la lista dei pazienti eccellenti, a riprova che il virus non guarda in faccia a niente e nessuno. Nemmeno alla Brexit: per ironia della sorte, dopo il capo negoziator­e dell’Unione europea Michel Barnier, il giorno dopo è risultata positiva al virus la sua contropart­e britannica, il negoziator­e David Frost, finito in isolamento, con sintomi lievi.

Stress test per internet

Infine, la pandemia si sta rivelando un inatteso stress test per internet. L’incremento del lavoro a distanza, le videoconfe­renze, la scuola digitale ma anche l’utilizzo intensific­ato dei social network, e il ricorso allo streaming stanno mettendo a durissima prova la rete. Tanto che l’Europa ha chiesto a due colossi come YouTube e Netflix di abbassare la definizion­e per occupare meno banda. Mentre in aree come Milano e Roma il traffico è aumentato del 40%.

“Con questa decisione ci uniamo alle misure già adottate da Netflix e richieste da Bruxelles per far fronte al sovraccari­co che le infrastrut­ture stanno affrontand­o dall’inizio della pandemia”, ha spiegato Google dopo la richiesta del commissari­o Ue Thierry Breton.

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KEYSTONE In viaggio col virus

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