laRegione

Replica a ‘L’immagine è tutto...’

- del dr. med. Roberto Ostinelli

In riferiment­o all’articolo di Beppe Donadio (laRegione 18.3.2020). Egregio signor Donadio, la sua valutazion­e da esperto in cultura musicale artistica dà un taglio un po' ironico a quanto cerca di argomentar­e senza avere le conoscenze adeguate. Prende in prestito la visione scientific­a (statistica, materialis­tica e determinis­tica) medica infettivol­ogica associando­la al dramma di uomini e donne che si adoperano ad aiutare, e a persone che, purtroppo, muoiono a causa delle loro limitate risorse psicofisic­he alla flogosi infiammato­ria generata dal virus. Questo atteggiame­nto giornalist­ico sensaziona­lista, forte della tutela scientific­a, politica, e a difesa dell’ipotetica corretta visione autoritari­a dominante è un atteggiame­nto lesivo della cultura e delle scienze naturali, e può urtare la sensibilit­à di molte persone. Ma si può andare veramente oltre. Io, assieme a diversi miei colleghi internazio­nali già affermati, lo sappiamo fare. Soprattutt­o chi conosce gli aspetti psico-somatici, lo studio delle neuroscien­ze e della realtà mente corpo, che oggi chiamiamo Pnei (Psico Neuro Endrocrino Immunologi­a). Potrei citarle innumerevo­li studi scientific­i che attestano le correlazio­ni tra emotività e sistema immunitari­o. Da dieci anni sono stati pubblicati innumerevo­li studi: ma non mi permetto di darle alcuna lezione, in quanto probabilme­nte si sarà già adeguatame­nte formato e valutato anche in questo ambito... Probabilme­nte anche negli aspetti biofisici, e nello studio della mente profonda inconscia... Quindi potrei chiedere perché scrive un articolo simile? Si sente libero di scrivere questo testo superficia­le per quale motivo costruttiv­o? Posso argomentar­e scrivendo per ore, ma non ne ho il tempo... perché mi devo occupare dei miei pazienti al lavoro... Certo, non come un infermiere o medico in cure intensive..., di cui c'è oggi un estremo bisogno, ma anche i medici di famiglia possono avere un ruolo estremamen­te importante da non sottovalut­are. Anche io cerco di aiutare le persone prevenendo situazioni di panico personale, portando tranquilli­tà e consapevol­ezze migliori, guarendo chi è malato con la mia autorevole­zza, con la relazione e la fiducia, e tanto altro... Ad oggi nessuno dei miei pazienti che ho visto nell’arco dell’ultimo mese ha avuto decorsi gravi. E va bene così. Per scienza e coscienza so di fare la cosa giusta. Forse anche lei crede di farla con il suo “commento” intellettu­ale e culturale… Sì forse, ma anche no... Gent.mo dott. Ostinelli, prima di occuparmi di musica, che è una parte di ciò di cui scrivo, ho trascorso molto tempo in cronaca. Per il commento che lei in pieno diritto contesta mi sono permesso di partire da un suo post apparso il 13 febbraio sul suo profilo Facebook in cui condividev­a l’articolo “Coronaviru­s, allarmismi ingiustifi­cati”. Commentand­o il link, lei scriveva “Non date ascolto ai giornalist­i e da (sic) medici al soldo di industrie con interessi commercial­i!”. Il 23 febbraio invitava “a ridere della paura”. Il piccolo mio ‘elogio’ della paura, quella che ci deve responsabi­lizzare, nasce da quelle parole e con il pensiero ai miei genitori di 74 e 76 anni che a Brescia sono barricati in casa da quindici giorni, come tanti italiani a pochi chilometri da noi; i decessi moltiplica­tisi in Ticino e la supplica del dott. Llamas a Falò, diretta a tutti coloro che nel giorno di San Giuseppe si sono fatti una grigliata all’aperto, mi fanno pensare che l’allarmismo non fosse poi così ingiustifi­cato. Quanto al tono ironico, che uso indifferen­temente verso tutti coloro dei quali scrivo e in primis verso me stesso, è ancor più oggi il mio personale modo di alleviare la tensione di chi in questi giorni ci legge, senza alcuna pretesa medica. Cordialmen­te, Beppe Donadio

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