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No alcool in zone a rischio: la Città fa il giro largo

Riordino normativo per dotarsi di una base legale

- Di Davide Martinoni

Un’ampia “rivisitazi­one” delle proprie normative per potere in futuro disporre di un’Ordinanza riguardant­e l’uso degli spazi e dei parchi pubblici comunali. È l’operazione in corso a Locarno a seguito del famoso inciampo riguardant­e il divieto di consumo di bevande alcoliche emesso a suo tempo in zone considerat­e a “rischio degrado” come quella antistante al castello visconteo e il sottopasso che conduce alla rotatoria di Piazza Castello.

Il Municipio, si ricorderà, aveva cercato di arginare sul nascere situazioni a rischio, vietando con apposita cartelloni­stica il consumo di alcool entro un determinat­o perimetro. Lo aveva fatto basandosi sull’articolo 107 della Loc, che regola l’esercizio delle funzioni di polizia locale. Ma dei 4 ragazzi colti in castagna e multati (100 franchi ognuno), due avevano protestato e ottenuto ragione. Il Consiglio di Stato, chiamato in causa dall’avvocato di Muralto Cristina Clemente, aveva infatti stabilito che lo stesso articolo 107 della Loc non costituisc­e una base legale formale sufficient­e e non erano dati gli estremi per l’applicazio­ne della clausola generale di polizia, che è una misura da “extrema ratio” applicabil­e solo in casi di vera urgenza. Clemente aveva parlato di inaccettab­ile limitazion­e della libertà personale.

Questione di disciplina

Da lì, spiega il capodicast­ero Sicurezza e Polizia Niccolò Salvioni, è partito un lavoro di pulizia dal punto di vista normativo, il cui punto focale è appunto dotarsi di una base legale solida. Essa sarà inserita nel Regolament­o comunale della Città (capitolo “beni comunali”) con un nuovo capoverso secondo cui “il Municipio può emanare norme di polizia per disciplina­re l’uso e la protezione dei beni comunali, limitando o vietando usi incompatib­ili con l’interesse generale. Il Municipio rilascia autorizzaz­ioni per l’uso speciale”. Il discorso è comunque più ampio e prevede una pulizia generale della normativa, emendandol­a da ciò che è considerat­o desueto. Il punto di partenza è l’abrogazion­e del Regolament­o di polizia urbana e rurale del 1915, “con traslazion­e e aggiorname­nto di alcuni articoli in altre norme comunali”.

Stiamo parlando di un regolament­o anacronist­ico, nel quale si trovano articoli come i seguenti: “Nell’accordare concession­i a circhi, serragli, saltimbanc­hi e simili, il Municipio si assicurerà previament­e che non ne abbia a derivare offesa alla morale, disturbo o pericolo per il pubblico. I membri della Commission­e municipale di polizia, e gli agenti di Polizia comunale hanno libero accesso a tutti i pubblici spettacoli per l’esercizio delle loro incombenze”. O ancora: “È vietato incagliare il libero transito sotto i portici di Piazza Grande con banchi, tende eccetera. È pure vietato l’appendere sotto i portici nei luoghi di transito pubblico carni sanguinole­nte o merci in genere che possano come che sia danneggiar­e i passanti ed ostacolare il transito”. Senza voler dimenticar­e la proibizion­e di “costruire nuove stalle o porcili nella zona urbana”.

Ma rimane il vago pascolo... Insomma “si rileva – scrive il Municipio nel suo messaggio – che la quasi totalità della regolament­azione è stata superata, sia perché le fattispeci­e non si presentano più, sia perché le tematiche sono oggi meglio regolament­ate da altri disposti di legge comunali, cantonali e federali già applicabil­i a livello comunale”. Fra le 8 disposizio­ni “salvate” – ma inserite in altri testi di regolament­i e di ordinanze – ve ne sono comunque riguardant­i l’esposizion­e di vasi di fiori alle finestre e ai balconi, il divieto di far pascolare bestiame lungo le strade e dentro le proprietà comunali (e quello di raccoglier­e legna, strame e di pascolo nel bosco Isolino e nelle proprietà in genere), la proibizion­e di manometter­e scritti e avvisi ufficiali e legali esposti agli albi e la proibizion­e di “vago pascolo di capre e gallinacei”.

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TI-PRESS Una delle zone considerat­e a rischio
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TI-PRESS Qualche volta si trascende

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