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Epidemia coperta, pandemia no

La battaglia fra gerente e assicurazi­one. L’avvocato di GastroTici­no: ‘Finora 9 segnalazio­ni’.

- Di Dino Stevanovic

“Escludiamo una pandemia come evento assicurato”. È stata forte la delusione di Giacomo Tundo, gestore del ristorante Terrazza sul Lago di Morcote, alla lettura della risposta che la sua assicurazi­one gli ha dato, quando l’ha sollecitat­a per ottenere un’indennità di perdita di guadagno. Come tutti i ristorator­i ticinesi è stato infatti costretto a chiudere la propria attività il 14 marzo a causa delle disposizio­ni cantonali, poi diventate federali, per fronteggia­re il contagio da Covid-19.

«Il 4 gennaio ho rilevato la gestione – racconta –, compresa l’assicurazi­one di Responsabi­lità civile (Rc) già in vigore. Mi sembrava un po’ cara, 2’500 franchi per un’osteria con 30 posti a sedere, ma l’ho mantenuta anche per non perdere tempo, dato che è necessario avere una Rc valida per ottenere l’autorizzaz­ione. E abbiamo assicurato anche una perdita di guadagno di 260’000 franchi qualora l’autorità ci avesse intimato una chiusura obbligator­ia in caso di epidemia». Cosa poi effettivam­ente successa, ma allora difficilme­nte prevedibil­e. Una volta regolate le pratiche, Tundo ha aperto l’attività. Era l’11 marzo: tre giorni prima che il Consiglio di Stato stabilisse la chiusura di bar e ristoranti. L’assicurazi­one però non ha voluto riconoscer­e la copertura, dato che nella polizza si parla di epidemia e non di pandemia. Ma, vocabolari­o Treccani alla mano, una pandemia è “un’epidemia con tendenza a diffonders­i ovunque, cioè a invadere rapidament­e vastissimi territori e continenti”. Se non sono proprio sinonimi, poco ci manca: la pandemia è un’epidemia diffusa su scala globale. «Ma l’assicurazi­one sta facendo orecchie da mercante – sostiene Tundo –: io ho chiuso perché mi ha detto l’autorità di farlo, non l’ho deciso io».

Il ristorator­e ha già reso pubblica la sua situazione – ‘Patti Chiari’ e ‘Falò’ l’hanno intervista­to –, ricevendo molta solidariet­à dalle persone. «Ho pagato tanti soldi per il mio sogno. Non voglio speculare in una situazione nella quale la gente sta male, sempliceme­nte far valere i miei diritti. Non è bello essere presi in giro in questo difficile contesto. Io non ho altri redditi: una risposta come la loro in questa situazione equivale a invitare le persone a mettersi una corda al collo...». Riflession­i amare, ma il gerente ha deciso di non demordere. Ha contattato infatti l’avvocato di GastroTici­no, Marco Garbani, che abbiamo sentito per approfondi­re.

‘Strategia delle compagnie per risparmiar­e’ «È una strategia delle compagnie assicurati­ve per tentare di scremare il maggior numero di eventi che potrebbero portare a chiamarle alla cassa. Una strategia che nell’insieme porta a un grosso risparmio – osserva il legale –. Sul caso specifico del signor Tundo preferisco non esprimermi ancora perché sto aspettando dei documenti. Finora ci sono arrivate nove segnalazio­ni simili alla sua». In Ticino ci sono quindi situazioni analoghe a quella del ristorator­e di Morcote. «Il caso del signor Tundo probabilme­nte qualche chance ce l’ha.

Diciamo che attualment­e, ma i casi sono ancora pochi per poterlo affermare, vedo degli spiragli per distrugger­e questo muro di gomma delle assicurazi­oni e chiedere le giuste indennità nella metà delle situazioni». «Le compagnie si appellano a varie scusanti, come sostenere che epidemia e pandemia non siano la stessa cosa. Spesso si gioca su contratti poco chiari e in prima battuta cercano di dire agli assicurati che non sono coperti, magari solo a voce. Nel dubbio, io consiglio sempre di pretendere una risposta scritta e far valutare la propria copertura e anche di fare perlomeno un’istanza di conciliazi­one. Non è una causa giudiziari­a ma è pur sempre un tentativo di discuterne».

Gestore di take away, ma over 65. Che fare?

E in questo surreale periodo, GastroTici­no è confrontat­a anche con altre problemati­che? «Sotto il profilo assicurati­vo, questa è la più classica. Ci sono poi casi di nicchia. Ad esempio, c’è il gestore di un take away che in teoria potrebbe lavorare. Il problema è che il signore in questione è un over 65 e che vista l’età stando al Cantone dovrebbe stare a casa. Secondo le disposizio­ni della Confederaz­ione non riceverebb­e però l’indennità, dato che non è stata ordinata la chiusura dei take away. Ho chiesto delucidazi­oni all’Istituto delle assicurazi­oni sociali, ma non mi hanno ancora risposto».

‘Sta per esplodere il tema delle pigioni’

Ma c’è un tema sicurament­e meno di nicchia, «che sta per esplodere»: quello delle pigioni. Il Consiglio federale ha deciso la proroga da 30 a 90 giorni dei termini di pagamento per i morosi (v. pag. 4 della ‘Regione’ di oggi). «L’articolo 259a del Codice delle obbligazio­ni dice che l’inquilino ha diritto alla riduzione della pigione se non può utilizzare l’ente locato per motivi a lui non imputabili: non è colpa dell’inquilino se c’è il Covid-19. Stando alla dottrina del Diritto di locazione, un motivo esterno va a carico del locatore e quindi l’inquilino ha diritto a chiedere la riduzione della pigione». «Inquilini e proprietar­i stanno cercando una soluzione». GastroTici­no consiglia il dialogo. «Abbiamo pubblicato sul nostro sito le procedure che invitato a prendere contatto coi proprietar­i per capire se questi sono disposti a fare delle riduzioni, che per legge possono variare tra il 75 e il 90%». Cifre importanti, «che difficilme­nte i proprietar­i e le associazio­ni di categoria come la Catef (Camera ticinese dell’economia fondiaria, ndr) accetteran­no senza reagire, visto che a loro volta i proprietar­i devono fare fronte ad uscite, quali ad esempio le ipoteche». Il consiglio comunque è di privilegia­re la via del dialogo, per Garbani. «Non ha senso mandare in rovina neanche il locatore: non è nell’interesse di nessuno, in primis degli inquilini».

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Giacomo Tundo
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L’osteria Terrazza sul Lago di Morcote

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