laRegione

Il virus di cui non dico il nome

- Di Alice Materni

Potrei stare qua a elencare tutto quello che sta succedendo, come piccola introduzio­ne alla mia testimonia­nza, ma non lo farò. Ho pure pensato di introdurre il tema descrivend­o qualche filosofia che può lontanamen­te spiegare quello che ci circonda, ma non farò neanche questo. La gente non ha più voglia di parlarne. Né di leggere o di ascoltare qualsiasi cosa che parli della situazione attuale nel mondo. Penso che sia la paura che ci fa tenere aggiornati continuame­nte a quello che realmente sta succedendo. Ma perché per una volta non ci fermiamo e guardiamo il lato positivo? “Quale lato positivo?” alcuni di voi si chiederann­o. Non sono una scienziata, né una politica, né niente del genere. Quello che sono è una persona come un’altra, che prova a vedere oltre la sofferenza. Sto passando sempre più tempo a casa e sto riflettend­o molto. In tutto questo, quello che ho potuto fare è conoscere meglio il mio ragazzo, passare sempre più tempo insieme, e non mi dispiace affatto. Mi sento sempre più innamorata e scopro ogni giorno qualcosa di nuovo e bello sulla nostra relazione. Ho tempo di preparare soprese, piccoli gesti che fanno stare bene l’altro: tutto ciò non avevo il tempo di farlo prima. Sto cucinando tante nuove ricette, ho riscoperto una passione per la cucina! Dato che il tempo non mi manca, lo passo a cucinare e inventarmi sempre qualcosa di nuovo. Cerco ricette in internet o nei miei vecchi quaderni scritti a mano. Passo anche una o due ore a preparare pranzi, cene o dolci. Non vedo più i miei genitori e i miei fratelli, ma li sento per telefono tutti i giorni. Il nostro amore l’uno per l’altro è più spiccato che mai, legato dal fatto che ho un padre del ’54 con una malattia muscolare. Tutti vogliamo il meglio per lui e la paura che qualcosa possa accadergli ci ha uniti ancora di più. Sto avendo più tempo per incrementa­re la mia passione, ovvero il cucito. Le mie mattinate si circondano di stoffe, macchine da cucire, forbici, aghi e fili. Stupendo. Lascio andare la mia creatività e ci metto dentro qualche mascherina per essere protetta quando esco a fare la spesa. Non mi piango addosso, né mi lascio trasportar­e da questa paura generale che dal mio punto di vista è contagiosa. Cerco solo di vivere al meglio in questa catastrofe, che trovo sia il miglior modo di vivere la situazione. Non dico che non bisogna essere preoccupat­i o che bisogna prendere la situazione sottogamba, ma sempliceme­nte trovo che questa minaccia si possa trasformar­e in opportunit­à.

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