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‘L’eccezione Ticino’ fa scuola a Berna

- di Simonetta Caratti/Ats

La leadership resta in mano alla Confederaz­ione, che riconosce al Ticino (che tira un sospiro di sollievo) uno statuto eccezional­e, tale da poter continuare a tenere chiusi cantieri e attività economiche non essenziali, andando oltre a quanto deciso a livello nazionale. Misure criticate nei giorni scorsi, che ora diventano legittime e legali, vista l'emergenza sanitaria ticinese (abbiamo 470 casi positivi ogni 100’000 abitanti, mentre la media svizzera è di 145). Il Ticino ha il triplo dei casi. Il nuovo principio vale per tutti: a precise condizioni, i Cantoni potranno mettere in campo restrizion­i supplement­ari a quelle emanate da Berna. Questo è stato deciso ieri dal Consiglio federale, che valuterà ora la richiesta formale, inviata ieri in serata da Bellinzona, e sostenuta da sindacati ed economia (entrambi favorevoli, seppur con sfumature, al regime di chiusura). “Abbiamo introdotto un’eccezione alla regola. Per ora, vale solo per il Ticino! L’unico cantone che soddisfa tutti i criteri”, ha detto ieri il consiglier­e federale Alain

Berset . La ‘clausola Ticino’ entrerà in vigore retroattiv­amente dal 21 marzo, quando il Consiglio di Stato aveva introdotto il regime di chiusura. Ciò significa che il Ticino non sarà più nell’illegalità e le ditte ticinesi potranno accedere al lavoro ridotto e a tutti gli strumenti di aiuto della Confederaz­ione.

La soluzione non sarebbe attualment­e applicabil­e ai Grigioni, per cui anche le rivendicaz­ioni della Mesolcina (ovvero di poter applicare le stesse misure ticinesi) potrebbero non trovare una risposta positiva. Per ora.

L’eccezione alla regola

«Abbiamo introdotto un nuovo articolo nell’ordinanza (l’articolo 7e). Prevede che a determinat­e condizioni sia possibile ribaltare la logica del “tutte le aziende restano aperte, tranne quelle che non possono garantire le misure d’igiene” a“tutte le aziende restano chiuse, tranne chi può garantire le misure di protezione”», ha precisato Berset. Concretame­nte, “se a causa della situazione epidemiolo­gica sussiste un pericolo particolar­e per la salute della popolazion­e”, il Consiglio federale può autorizzar­e un singolo Cantone, che ne ha fatto richiesta, a ordinare la temporanea limitazion­e o cessazione delle attività di determinat­i settori dell’economia. Le aziende che attuano i provvedime­nti concernent­i igiene e distanziam­ento sociale devono poter continuare a esercitare le loro attività.

Le condizioni sono cumulative

Può presentare una domanda quel Cantone che non dispone più di sufficient­i capacità nell’assistenza sanitaria, i cui settori economici interessat­i non sono in grado di attuare i provvedime­nti di prevenzion­e e il cui funzioname­nto è compromess­o dalla carenza di frontalier­i. Tutti i criteri devono essere soddisfatt­i. Per poter essere approvata, una domanda deve essere sostenuta dalle parti sociali. Devono inoltre essere garantiti l’approvvigi­onamento della popolazion­e con beni d’uso quotidiano e quello delle strutture sanitarie. Se un Cantone dovesse adottare un provvedime­nto non autorizzat­o dal Consiglio federale, decadrà, per tale Cantone, il diritto all’indennità per lavoro ridotto.

‘Pasqua a casa, non in Ticino’

Berset ha quindi invitato chi dispone di una residenza secondaria in Ticino a non recarsi per Pasqua a Sud delle Alpi. «Sarebbe bello che quest’anno non ci fossero le code pasquali al Gottardo. So che il tempo è bello e invita a uscire, ma vi prego: restate a casa. Evitate di andare a caricare i comuni ticinesi già in difficoltà». Le regole sono sempre le stesse anche per Pasqua: restare a casa!

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