laRegione

Il picco passa, il virus resta

All’orizzonte un possibile allentamen­to delle restrizion­i

- di Lorenzo Erroi e Daniel Ritzer

«Abbiamo toccato il picco, stiamo scendendo». Tra sabato e lunedì, il numero di contagi quotidiani da coronaviru­s si è fermato sotto alla settantina. Le persone ricoverate sono calate a 357, poco più dei 350 già dimessi. Dati incoraggia­nti, che ieri hanno spinto il medico cantonale Giorgio Merlani a un certo ottimismo circa la pressione sulle strutture sanitarie, e perfino a paventare la possibilit­à di allentare un po’ le misure d’emergenza. Non subito, però. Nella consueta conferenza stampa d’aggiorname­nto, Merlani ha ricordato che «non è finita» e «non ci libereremo molto in fretta di questo virus»: i morti giornalier­i superano ancora la decina – attestando­si a un totale di 189 – e se l’evoluzione della curva di contagio tende alla discesa, è proprio grazie alle precauzion­i adottate finora. Come dire: bisogna continuare a stare a casa il più possibile, le limitazion­i a tutela degli over 65 restano cruciali e sarà meglio non cedere alle tentazioni di una Pasqua baciata dal sole.

Stando a Merlani, però, si può iniziare a ipotizzare un calendario per uscire dalla crisi «in maniera ordinata». Un’ipotesi che riallineer­ebbe il Ticino alla Confederaz­ione, in particolar­e in materia di attività economiche (oltre Gottardo tutte le imprese che possono dimostrare il rispetto delle distanze sociali e della corretta profilassi restano aperte).

Anche il capo dell’area medica dell’Ente Ospedalier­o Cantonale Paolo Ferrari ha sottolinea­to come «fra poco bisognerà considerar­e un lento e graduale ritorno alla normalità», col ripristino almeno parziale delle attività di cura ordinarie, anche per evitare che le patologie non-Covid vengano trascurate.

Quanto alle famose mascherine, diventate obbligator­ie in Lombardia per chiunque esca di casa, Merlani ha ribadito il suo scetticism­o. Intanto perché indossarle può indurre «una falsa sicurezza» e la conseguent­e sottovalut­azione di misure più importanti, come lavarsi le mani e mantenere le distanze. Poi perché resta un «problema di approvvigi­onamento» che impone di dare la priorità a medici e infermieri. Se ciascuno utilizzass­e due mascherine al giorno, ha ricordato il medico cantonale, «assorbirem­mo un fabbisogno equivalent­e a quello del personale sanitario di tutta Europa».

Scuola, valgono i voti in aula

L’altro tema dominante, all’incontro di ieri, è stata la scuola. Il direttore del Dipartimen­to dell’educazione, cultura e sport Manuele Bertoli ha precisato che «l’anno scolastico è confermato così com’è, e lo stesso vale per il calendario dell’anno prossimo». Il problema saranno le valutazion­i: per ora test e verifiche sono sospesi, e per le pagelle di fine anno faranno stato principalm­ente le ‘note’ date durante le esercitazi­oni in aula (ulteriori istruzioni in merito arriverann­o a maggio). Questa fase di teleinsegn­amento servirà perlopiù a «consolidar­e quanto già fatto fino a metà marzo», anche se «dal 20 aprile si potranno introdurre nuovi argomenti» in programma. «La scuola a distanza – ha aggiunto Bertoli – non è la scuola in presenza e non lo sarà mai. Speriamo di poter rientrare in classe prima della fine dell’anno, ma non lo sappiamo per il momento».

Circa eventuali test in sede, almeno per chi deve recuperare, e alle modalità con le quali organizzar­e un rientro senza violare le distanze sociali, resta tutto da vedere insieme alle autorità sanitarie. Nuove direttive, anche per quel che riguarda gli esami di maturità, arriverann­o solo tra fine aprile e inizio maggio.

Nel frattempo, Bertoli ha enfatizzat­o l’i mportanza di mantenere contatti con ciascuno dei propri allievi, specie con quelli più penalizzat­i da contesti familiari difficili. «Gli strumenti ci sono, dalle semplici telefonate alle videochiam­ate», per fare in modo che ciascuno si senta ascoltato e seguito.

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TI-PRESS La validità dell'anno scolastico è confermata
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INFOGRAFIC­A LAREGIONE

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