Il picco passa, il virus resta
All’orizzonte un possibile allentamento delle restrizioni
«Abbiamo toccato il picco, stiamo scendendo». Tra sabato e lunedì, il numero di contagi quotidiani da coronavirus si è fermato sotto alla settantina. Le persone ricoverate sono calate a 357, poco più dei 350 già dimessi. Dati incoraggianti, che ieri hanno spinto il medico cantonale Giorgio Merlani a un certo ottimismo circa la pressione sulle strutture sanitarie, e perfino a paventare la possibilità di allentare un po’ le misure d’emergenza. Non subito, però. Nella consueta conferenza stampa d’aggiornamento, Merlani ha ricordato che «non è finita» e «non ci libereremo molto in fretta di questo virus»: i morti giornalieri superano ancora la decina – attestandosi a un totale di 189 – e se l’evoluzione della curva di contagio tende alla discesa, è proprio grazie alle precauzioni adottate finora. Come dire: bisogna continuare a stare a casa il più possibile, le limitazioni a tutela degli over 65 restano cruciali e sarà meglio non cedere alle tentazioni di una Pasqua baciata dal sole.
Stando a Merlani, però, si può iniziare a ipotizzare un calendario per uscire dalla crisi «in maniera ordinata». Un’ipotesi che riallineerebbe il Ticino alla Confederazione, in particolare in materia di attività economiche (oltre Gottardo tutte le imprese che possono dimostrare il rispetto delle distanze sociali e della corretta profilassi restano aperte).
Anche il capo dell’area medica dell’Ente Ospedaliero Cantonale Paolo Ferrari ha sottolineato come «fra poco bisognerà considerare un lento e graduale ritorno alla normalità», col ripristino almeno parziale delle attività di cura ordinarie, anche per evitare che le patologie non-Covid vengano trascurate.
Quanto alle famose mascherine, diventate obbligatorie in Lombardia per chiunque esca di casa, Merlani ha ribadito il suo scetticismo. Intanto perché indossarle può indurre «una falsa sicurezza» e la conseguente sottovalutazione di misure più importanti, come lavarsi le mani e mantenere le distanze. Poi perché resta un «problema di approvvigionamento» che impone di dare la priorità a medici e infermieri. Se ciascuno utilizzasse due mascherine al giorno, ha ricordato il medico cantonale, «assorbiremmo un fabbisogno equivalente a quello del personale sanitario di tutta Europa».
Scuola, valgono i voti in aula
L’altro tema dominante, all’incontro di ieri, è stata la scuola. Il direttore del Dipartimento dell’educazione, cultura e sport Manuele Bertoli ha precisato che «l’anno scolastico è confermato così com’è, e lo stesso vale per il calendario dell’anno prossimo». Il problema saranno le valutazioni: per ora test e verifiche sono sospesi, e per le pagelle di fine anno faranno stato principalmente le ‘note’ date durante le esercitazioni in aula (ulteriori istruzioni in merito arriveranno a maggio). Questa fase di teleinsegnamento servirà perlopiù a «consolidare quanto già fatto fino a metà marzo», anche se «dal 20 aprile si potranno introdurre nuovi argomenti» in programma. «La scuola a distanza – ha aggiunto Bertoli – non è la scuola in presenza e non lo sarà mai. Speriamo di poter rientrare in classe prima della fine dell’anno, ma non lo sappiamo per il momento».
Circa eventuali test in sede, almeno per chi deve recuperare, e alle modalità con le quali organizzare un rientro senza violare le distanze sociali, resta tutto da vedere insieme alle autorità sanitarie. Nuove direttive, anche per quel che riguarda gli esami di maturità, arriveranno solo tra fine aprile e inizio maggio.
Nel frattempo, Bertoli ha enfatizzato l’i mportanza di mantenere contatti con ciascuno dei propri allievi, specie con quelli più penalizzati da contesti familiari difficili. «Gli strumenti ci sono, dalle semplici telefonate alle videochiamate», per fare in modo che ciascuno si senta ascoltato e seguito.