Tanta gente in montagna e la fauna scende al piano
Ungulati costretti a cercar cibo in collina e in pianura: aumentati gli investimenti
Guardacaccia preoccupati: ‘Vediamo troppa gente in quota, per di più con scarpe da città e fuori sentiero. Non va bene: rischia la vita e crea problemi alla fauna, costretta a nutrirsi al piano’.
Scimmie che si riappropriano di piazze ormai deserte, lupi che frequentano piste di sci desolatamente vuote, delfini che si aggirano fra barche ormeggiate nei porti senza anima viva a bordo, cervi che pascolano in autostrade prive di veicoli. Sono molte le immagini che in questi giorni testimoniano – sempre che siano effettivamente riferite all’attuale periodo pandemico – l’avanzata del mondo animale in quei territori solitamente caratterizzati da significativi carichi antropici.
Lo stesso accade in Ticino? “Alle nostre latitudini stiamo assistendo a un fenomeno diverso, sempre però legato al comportamento umano”, risponde Fabio Croci, capo del Servizio guardie dell’Ufficio cantonale caccia e pesca al Dipartimento del territorio.
In altura con le scarpe da città
“Mai come in questo periodo – annota – io stesso e i miei colleghi attivi sul territorio registriamo così tante persone a spasso non solo nelle zone collinari, ma anche premontane e montane. Si tratta di gente che, costretta a rimanere fra le mura domestiche a causa del Covid-19, cerca di svagarsi a contatto con la natura approfittando del bel tempo e delle temperature miti”. Natura tuttavia che non è quella più prossima agli abitati, com’è auspicabile che fosse stando agli appelli delle autorità, bensì quella situata a media e alta quota. Un bel problema, per più motivi: “Non frequentando abitualmente quei posti, molti sottovalutano i rischi di un abbigliamento inadeguato. Mi riferisco in primis alle calzature”. Inascoltato quindi l’appello a evitare comportamenti oltremodo rischiosi che potrebbero sovraccaricare il già sollecitato apparato sanitario cantonale. “Non solo li vediamo con ai piedi scarpe da città – sottolinea Fabio Croci –, ma addirittura molti si avventurano fuori sentiero, ciò che amplifica ulteriormente il rischio di cadute”.
Convivenza inaspettata
E non solo, perché qui subentrano le conseguenze sulla fauna: infatti durante la primavera, in particolare gli ungulati (cervi, camosci, caprioli ecc.) attraversano un periodo delicato compreso tra la fine dell’inverno, caratterizzato da meno cibo a disposizione con un conseguente deperimento dell’animale, e le nascite dei piccoli: “Gli animali, in assenza di nutrimento, tendono a muoversi il meno possibile, risparmiando così preziosa energia in modo da superare quasi indenni l’inverno. E, attualmente cercano il nutrimento proprio nelle zone insolitamente frequentate da persone che ‘sfuggono’ all’isolamento da Covid-19.
Una convivenza inaspettata e problematica – sottolinea Fabio Croci –, che induce la fauna, già indebolita, ad abbassarsi ulteriormente di quota, finendo praticamente nella fascia collinare e del piano dove trovano le colture e i vigneti che stanno germogliando (i proprietari hanno già manifestato la loro preoccupazione), ma anche situazioni letali costituite sia dalle recinzioni di rustici nelle quali s’impigliano facilmente, sia dalle strade e linee ferroviarie lungo le quali rimangono vittime di investimenti anche diurni”. Infatti, nonostante manchi una statistica precisa, “posso dire che durante le ultime settimane, pur essendo la circolazione stradale ridotta, notiamo un numero di investimenti sopra la media”. Il fatto poi di fare escursionismo al di fuori dei percorsi demarcati, non di rado in compagnia di cani, “rappresenta nella selvaggina un problema per le femmine gravide e presto partorienti, come pure per i piccoli che richiedono la massima tranquillità”.