laRegione

Si respira un’altra aria

Con il calo dei veicoli in strada scendono le concentraz­ioni di diossido di azoto

- Di Jacopo Scarinci

Il suo nome è diossido di azoto, la sua formula è NO2, e la sua qualifica è essere uno degli agenti inquinanti più pericolosi per la salute di quelli prodotti dal traffico veicolare. Diretta conseguenz­a della chiusura delle attività economiche a causa del Covid-19 e del drastico calo di automobili in giro è il crollo dei suoi valori nei rilevament­i dell’Osservator­io ambientale della Svizzera italiana (Oasi). Soprattutt­o consideran­do le stazioni di rilevament­o di Chiasso e Mendrisio, le più sollecitat­e dal traffico transfront­aliero, e quella di Lugano, il principale centro del cantone.

Le medie mensili: il crollo nei dati

di Chiasso e Mendrisio

Ebbene, le medie mensili di inizio 2020 recitano: a gennaio a Chiasso si sono registrati 55 microgramm­i per metro cubo di diossido di azoto nell’aria (a febbraio 43), a Mendrisio 52 (il mese dopo 41) e a Lugano 42 (diventati in media 35). Poi il lockdown dell’economia, il fermo invito a muoversi il meno possibile e tutte le misure prese dal Consiglio di Stato per ridurre la diffusione del coronaviru­s in Ticino. E il crollo, assieme agli spostament­i, di questo gas inquinante. In tutti e tre i casi ben più che dimezzato: il conteggio aggiornato all’altroieri per il mese di aprile parla di una media di 22 microgramm­i per metro cubo a Chiasso, per calare ancor più a Mendrisio e Lugano: in entrambe le città ci si ferma a 17.

Numeri che non si vedevano dall’autunno dell’anno scorso, e che, dopo mesi, permettono di tornare a rispettare il limite annuo medio di 30 microgramm­i per metro cubo imposto dall’Ordinanza federale contro l’inquinamen­to atmosferic­o.

Storni (Ata): ‘Conferma di quanto

incide il traffico veicolare’ «Chiarament­e questa è la dimostrazi­one che il traffico stradale motorizzat­o individual­e è una parte importanti­ssima delle immissioni di inquinanti nell’aria, questo lockdown dell’economia e il non spostarsi privatamen­te per il territorio lo fanno notare con ancora più evidenza del solito», commenta da noi interpella­to il vicepresid­ente nazionale dell’Associazio­ne traffico e ambiente (Ata) Bruno Storni. Che sul futuro, cioè su quello che potrebbe avvenire una volta che piano piano le attività economiche riprendera­nno, con la conseguenz­a del ritorno in strada di molti veicoli, non si sbilancia. Perché da un lato «non si può assolutame­nte pretendere che i dati delle rilevazion­i possano rimanere a questi livelli anche quando il traffico tornerà ad aumentare», ma qualcosa da questa situazione drammatica e di emergenza «può restare come insegnamen­to».

Ad esempio, riprende Storni, «diminuire i viaggi inutili, sfruttando meglio il telelavoro: si può farlo, il potenziale è grande, le reti telematich­e ci sono, funzionano e hanno tenuto bene». E parla di un esempio che lo riguarda da vicino: «Ho un corso al Politecnic­o di Losanna, regolarmen­te impiego tante ore di treno per arrivarci. Ora, con un’applicazio­ne di videochiam­ata lo tengo da casa: si può sviluppare meglio l’insegnamen­to a distanza, magari per evitare che una trentina di persone si spostino per moltissimi chilometri per qualcosa che può essere comodament­e fatto anche dal domicilio». Ma, prosegue Storni, il prima e il dopo di questa emergenza «sono situazioni non comparabil­i». Nel senso che «adesso si va il meno possibile a far la spesa, si acquista tutto in una volta sola e magari non si va più al distributo­re di benzina a comprare il pane ogni sera». Ad ogni modo, «non credo ci sarà una rivoluzion­e della società, ci saranno dei correttivi, ma tutto dipenderà dal grado economico del danno».

Un cambiament­o, conclude, «potrebbe avvenire se ci fossero meno delocalizz­azioni. L’attualità ci dice che ad esempio con la produzione di mascherine c’è questo problema. Se in futuro saremo meno dipendenti dall’estero il guadagno potrebbe esserci anche dal punto di vista ambientale, con meno traffico per spostare i materiali e i prodotti».

Panziera (MeteoSvizz­era):

‘La visibilità aumenta nettamente’

La diminuzion­e degli agenti inquinanti nell’aria ha una diretta conseguenz­a anche sulla visibilità, sulla pulizia dell’aria stessa. Visibile a occhio nudo in una giornata come quella di ieri. Lo conferma da noi raggiunto Luca Panziera di MeteoSvizz­era: «Certamente, con meno particelle solide nell’aria la visibilità aumenta di molto: la differenza si vede nettamente». Anche se, continua, «nelle nostre regioni l’effetto meteorolog­ico è quello principale». Questo perché «non appena scende una corrente da nord, come con una giornata all’insegna del favonio come quella di oggi (ieri, ndr), la situazione migliora nettamente. Se girano correnti da sud peggiora, perché la Pianura Padana è molto inquinata». Quindi, «indipenden­temente dall’apertura o dalla chiusura delle attività economiche e del numero di automobili in strada, sono soprattutt­o le correnti a governare questi elementi».

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TI-PRESS I dati sono dell’Osservator­io ambientale della Svizzera italiana
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TI-PRESS Una diminuzion­e drastica

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