Si respira un’altra aria
Con il calo dei veicoli in strada scendono le concentrazioni di diossido di azoto
Il suo nome è diossido di azoto, la sua formula è NO2, e la sua qualifica è essere uno degli agenti inquinanti più pericolosi per la salute di quelli prodotti dal traffico veicolare. Diretta conseguenza della chiusura delle attività economiche a causa del Covid-19 e del drastico calo di automobili in giro è il crollo dei suoi valori nei rilevamenti dell’Osservatorio ambientale della Svizzera italiana (Oasi). Soprattutto considerando le stazioni di rilevamento di Chiasso e Mendrisio, le più sollecitate dal traffico transfrontaliero, e quella di Lugano, il principale centro del cantone.
Le medie mensili: il crollo nei dati
di Chiasso e Mendrisio
Ebbene, le medie mensili di inizio 2020 recitano: a gennaio a Chiasso si sono registrati 55 microgrammi per metro cubo di diossido di azoto nell’aria (a febbraio 43), a Mendrisio 52 (il mese dopo 41) e a Lugano 42 (diventati in media 35). Poi il lockdown dell’economia, il fermo invito a muoversi il meno possibile e tutte le misure prese dal Consiglio di Stato per ridurre la diffusione del coronavirus in Ticino. E il crollo, assieme agli spostamenti, di questo gas inquinante. In tutti e tre i casi ben più che dimezzato: il conteggio aggiornato all’altroieri per il mese di aprile parla di una media di 22 microgrammi per metro cubo a Chiasso, per calare ancor più a Mendrisio e Lugano: in entrambe le città ci si ferma a 17.
Numeri che non si vedevano dall’autunno dell’anno scorso, e che, dopo mesi, permettono di tornare a rispettare il limite annuo medio di 30 microgrammi per metro cubo imposto dall’Ordinanza federale contro l’inquinamento atmosferico.
Storni (Ata): ‘Conferma di quanto
incide il traffico veicolare’ «Chiaramente questa è la dimostrazione che il traffico stradale motorizzato individuale è una parte importantissima delle immissioni di inquinanti nell’aria, questo lockdown dell’economia e il non spostarsi privatamente per il territorio lo fanno notare con ancora più evidenza del solito», commenta da noi interpellato il vicepresidente nazionale dell’Associazione traffico e ambiente (Ata) Bruno Storni. Che sul futuro, cioè su quello che potrebbe avvenire una volta che piano piano le attività economiche riprenderanno, con la conseguenza del ritorno in strada di molti veicoli, non si sbilancia. Perché da un lato «non si può assolutamente pretendere che i dati delle rilevazioni possano rimanere a questi livelli anche quando il traffico tornerà ad aumentare», ma qualcosa da questa situazione drammatica e di emergenza «può restare come insegnamento».
Ad esempio, riprende Storni, «diminuire i viaggi inutili, sfruttando meglio il telelavoro: si può farlo, il potenziale è grande, le reti telematiche ci sono, funzionano e hanno tenuto bene». E parla di un esempio che lo riguarda da vicino: «Ho un corso al Politecnico di Losanna, regolarmente impiego tante ore di treno per arrivarci. Ora, con un’applicazione di videochiamata lo tengo da casa: si può sviluppare meglio l’insegnamento a distanza, magari per evitare che una trentina di persone si spostino per moltissimi chilometri per qualcosa che può essere comodamente fatto anche dal domicilio». Ma, prosegue Storni, il prima e il dopo di questa emergenza «sono situazioni non comparabili». Nel senso che «adesso si va il meno possibile a far la spesa, si acquista tutto in una volta sola e magari non si va più al distributore di benzina a comprare il pane ogni sera». Ad ogni modo, «non credo ci sarà una rivoluzione della società, ci saranno dei correttivi, ma tutto dipenderà dal grado economico del danno».
Un cambiamento, conclude, «potrebbe avvenire se ci fossero meno delocalizzazioni. L’attualità ci dice che ad esempio con la produzione di mascherine c’è questo problema. Se in futuro saremo meno dipendenti dall’estero il guadagno potrebbe esserci anche dal punto di vista ambientale, con meno traffico per spostare i materiali e i prodotti».
Panziera (MeteoSvizzera):
‘La visibilità aumenta nettamente’
La diminuzione degli agenti inquinanti nell’aria ha una diretta conseguenza anche sulla visibilità, sulla pulizia dell’aria stessa. Visibile a occhio nudo in una giornata come quella di ieri. Lo conferma da noi raggiunto Luca Panziera di MeteoSvizzera: «Certamente, con meno particelle solide nell’aria la visibilità aumenta di molto: la differenza si vede nettamente». Anche se, continua, «nelle nostre regioni l’effetto meteorologico è quello principale». Questo perché «non appena scende una corrente da nord, come con una giornata all’insegna del favonio come quella di oggi (ieri, ndr), la situazione migliora nettamente. Se girano correnti da sud peggiora, perché la Pianura Padana è molto inquinata». Quindi, «indipendentemente dall’apertura o dalla chiusura delle attività economiche e del numero di automobili in strada, sono soprattutto le correnti a governare questi elementi».