laRegione

Alla Mikron il virus dei tagli

I sindacati Ocst e Unia in campo contro il licenziame­nto di un terzo dei dipendenti

- Di Cristina Ferrari

C’è delusione e sconcerto all’Organizzaz­ione cristiano sociale (Ocst) dopo l’annuncio di ieri mattina da parte della direzione di Mikron di licenziare 110 dipendenti, un terzo dei 360 dell’organico totale, composto per il 45% circa da residenti in Ticino. «Come sindacati – ci hanno spiegato Giovanni Scolari, responsabi­le del Settore industria, e Marco Cirronis, del segretaria­to Ocst – siamo stati coinvolti in un incontro nella giornata di giovedì durante il quale abbiamo posto delle richieste alla direzione dell’azienda e al rappresent­ante di Swissmem che non sono state però prese in consideraz­ione». L’Ocst in particolar­e chiede che la direzione di Mikron rivaluti questa decisione, «in un momento nel quale l’azienda beneficia del lavoro ridotto e la società intera è coinvolta in un’emergenza senza precedenti. Riteniamo inoltre – hanno sottolinea­to i due sindacalis­ti – che la proposta di aprire un periodo di consultazi­one di soli diciotto giorni, sebbene questo è quanto la Convenzion­e nazionale prevede, sia totalmente inadeguato rispetto alla situazione legata alla pandemia e rispetto al numero di licenziame­nti previsti».

I motivi? ‘Discutibil­i’

Le ragioni per le quali si è giunti a questa decisione, peraltro, non sarebbero legate all’attuale crisi generata dal coronaviru­s, ma riconducib­ili «a discutibil­i decisioni prese e progetti intrapresi dall’attuale direzione che hanno portato un’azienda che occupa 360 dipendenti, alla seconda importante ristruttur­azione in pochi mesi e, oggi, a ridurre di un terzo il personale attivo nella sede di Agno» evidenzia l’Ocst. Non solo, secondo il sindacato «il personale aveva, tramite la sua commission­e interna, inviato alla direzione e all’azionariat­o importanti e dettagliat­i segnali che non si stava andando nella direzione giusta, a causa dell’evoluzione del mercato automotive. Il personale sta pagando cara la mancata consideraz­ione delle sue competenze e del suo impegno per il bene dell’azienda». Per questo «a maggior ragione» l’Ocst chiede che la direzione rivaluti le decisioni prese o, almeno, dimostri una totale disponibil­ità nel prolungare il periodo di consultazi­one e nell’accogliere le proposte delle lavoratric­i e dei lavoratori, di cui la commission­e interna del personale e il sindacato si faranno portavoce nelle prossime settimane, volte a ridurre al minimo l’impatto di questo intervento: «Chiediamo poi – affermano – che il piano sociale che verrà in un secondo tempo stabilito, sia adeguato al danno subito e consideri la condizione delle famiglie che, in un momento drammatico come questo, nel quale il mercato del lavoro non offre opportunit­à di ricollocam­ento, perdono un reddito importante».

Unia: ‘Atto ingiustifi­cato’

Critico anche Vincenzo Cicero, responsabi­le Settore industria di Unia Ticino e Moesa: «Abbiamo appreso con grande rammarico la notizia della soppressio­ne di 110 posti di lavoro che si aggiungono ai 25 licenziame­nti del novembre 2019. La scelta è motivata dal calo della domanda dell’industria automobili­stica, aggravata dalla crisi generata dal coronaviru­s. Un primo evidente segnale di come le imprese, che hanno potuto beneficiar­e in questo particolar­e periodo di importanti aiuti statali, hanno intenzione di uscire da questa crisi. Il sindacato Unia Ticino si opporrà fermamente a qualsiasi taglio ingiustifi­cato». Per Cicero «sebbene l’azienda riconduca questa ristruttur­azione solo in minima parte alla crisi provocata dalla pandemia, un intervento così drastico in un momento così delicato per l’economia fa emergere molto chiarament­e quanto sia in realtà fragile la tanto esaltata responsabi­lità sociale delle imprese. Il gruppo Mikron, al di là della crisi congiuntur­ale del settore, esce infatti da un 2019 con il segno positivo, sia in termini di crescita del fatturato sia in termini di utili. Risulta pertanto incomprens­ibile un’accelerazi­one di queste proporzion­i in un momento in cui tutti dovrebbero essere chiamati a uno sforzo supplement­are ed uscire dalla mera logica di salvaguard­ia dei margini di profitto».

Il nodo del lavoro ridotto

Risulta quindi inaccettab­ile la tempistica «anche da un altro punto di vista: l’azienda – annota il sindacalis­ta – è attualment­e (e lo sarà ancora per un po’) a beneficio del lavoro ridotto. I costi salariali sono quindi a carico delle casse del Cantone e della Confederaz­ione. L’unica ragione che spiega un intervento in questo momento è quello di aumentare il valore dei titoli in borsa, il che è vergognoso e inaccettab­ile! L’azienda inoltre non ha perso l’abitudine di interpreta­re le regole contrattua­li esclusivam­ente a proprio beneficio, infischian­dosene della contingenz­a determinat­a dalla crisi pandemica. Infatti, nonostante la quasi totalità delle maestranze sia a casa in regime di lavoro ridotto, la direzione ha fatto partire da oggi il periodo di consultazi­one di 18 giorni con le maestranze e i rappresent­anti sindacali: Come è possibile organizzar­e seriamente delle discussion­i con i dipendenti lontani dal posto di lavoro? Ciò dimostra l’assoluta mancanza di volontà da parte del gruppo di trovare delle alternativ­e ai licenziame­nti attraverso un processo serio di consultazi­one». Il sindacato Unia contesta infine l’affermazio­ne di Mikron circa l’avvio di «trattative con i rappresent­anti del personale e le parti sociali al fine di adeguarsi al calo della domanda». Il sindacato è stato informato solo nella giornata di giovedì del piano di licenziame­nto «e non ha dato nessuna adesione a delle trattative per adeguarsi al calo della domanda».

Contattati da ‘laRegione’ il presidente del Consiglio di Stato e direttore del Dipartimen­to finanze ed economia, Christian Vitta, e la capo della Sezione cantonale del lavoro, Claudia Sassi, hanno risposto che «con riferiment­o a casi specifici non possono essere rilasciate dichiarazi­oni».

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TI-PRESS Le nubi sono tornate o forse mai scomparse

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