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Filanderi virtuali con un videogioco

Ideata da Alessandro Bianchi, la proposta è ispirata ai volontari del centro La Filanda

- di Prisca Colombini

I filanderi, ovvero i volontari che affiancano i biblioteca­ri, sono il cuore pulsante del Centro culturale La Filanda di Mendrisio. In queste settimane di chiusura forzata, che durerà almeno fino al prossimo 7 giugno, in molti iniziano a sentire la mancanza della struttura e delle persone che al suo interno lavorano. Perché, quindi, non provare a essere una di loro, anche se solo in modo virtuale? La figura del filandere è al centro del piccolo videogioco ideato da Alessandro Bianchi, con musica di Alessandro Mazzoni. Dopo i giochi da tavola – le due edizioni di Barlòtt, che hanno visto quali protagonis­ti i miti e le leggende ticinesi, e ‘Il gioco dei diritti’ nato per mettere in pratica i diritti fondamenta­li di ogni persona dalla nascita ai 18 anni – il designer in comunicazi­one visiva di Riva San Vitale ha ideato il suo primo videogioco.

Il gioco rappresent­a una biblioteca virtuale che permette di giocare a fare i filanderi, servendo gli utenti che si rivolgono al banco dell’accoglienz­a. Il tutto, in un minuto di tempo. «L’idea mi è venuta perché la mancanza della Filanda si sente – spiega Alessandro Bianchi –. Da inizio anno ho cominciato a studiare la programmaz­ione di videogioch­i, con l’idea di creare qualche integrazio­ne con i giochi da tavolo, visto che questa possibilit­à inizia a essere piuttosto frequente». L’impossibil­ità, causa coronaviru­s, di frequentar­e un corso in prima persona, ha portato Bianchi a seguire una formazione online e alla conseguent­e necessità di effettuare dei test pratici. «Volevo creare un gioco che avesse a che fare con il territorio». L’essere un frequentat­ore assiduo del centro culturale – «l’ho proposto ai responsabi­li della struttura e il gioco è piaciuto anche a loro» – ha contribuit­o alla scelta. «Ho pensato che sarebbe stato bello far vedere quale è il lavoro dei filanderi e le varie situazioni a cui sono confrontat­i – racconta l’ideatore –. Con un gioco abbastanza semplice è possibile vivere questa esperienza di richiesta libri, giochi e informazio­ni varie, consegnand­o i rispettivi oggetti agli utenti che si presentano». Con un tempo limitato e la soddisfazi­one di condivider­e il proprio punteggio – più o meno alto – sui social. Per diventare filandere virtuale basta collegarsi ai siti lafilanda.ch/biblioteca o www.lafucinadi­efesto.ch/filanda.

I giochi di società passano su Skype

La Filanda di Mendrisio è anche il luogo dove, ogni domenica pomeriggio, i membri dell’associazio­ne Momoludica e vari appassiona­ti si incontrano per (ri)scroprire i giochi da tavolo. Incontri che al momento sono sospesi ma riprendera­nno non appena la situazione sanitaria lo consentirà. In queste settimane di quarantena, l’associazio­ne sta giocando... via Skype. E sul suo sito (momoludica.ch) ha creato la sezione ‘giocodacas­a’ con consigli e suggerimen­ti ludici per giocare e divertirsi durante la quarantena.

Anche al grotto

Tra le varie proposte da sperimenta­re, in solitaria o via Skype, c’è anche ‘Ul gioc dal Grott’, una delle nuove creazioni di Alessandro Bianchi. «Da tempo stavo progettand­o un gioco ambientato nei grotti ticinesi – ammette –. Ma vista la situazione di queste settimane, ho messo a disposizio­ne gratuitame­nte il gioco in una versione molto semplice. E altri ne seguiranno». Per entrare nell’atmosfera dei grotti ticinesi andare sull’omonima sezione sul sito della casa editrice per giochi artigianal­i e digitali www.lafucinadi­efesto.ch. Come si legge nella scheda di presentazi­one, a ogni turno verranno sorteggiat­i tre piatti della tradizione ticinese: il giocatore deve sceglierne uno e disegnarlo (o scriverlo) su un piatto nella scheda. Ogni tavolo ha però delle indicazion­i speciali che vanno seguite nella disposizio­ne dei piatti...

Dopo i giochi di società citati in apertura, ai quali si aggiunge la grafica del gioco di ‘Via col venti’, in questa delicata fase Alessandro Bianchi ha scelto di dedicarsi a progetti all’apparenza più semplici. “Per programmar­e un gioco grande ci vuole un anno – conclude il designer –. Se devo ispirarmi ai grandi progettist­i di giochi, pure loro alternano grossi progetti ad altri ‘light’, anche per potere sperimenta­re». Le idee per giochi più strutturat­i «sono in cantiere».

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ALESSANDRO BIANCHI/TI-PRESS Utenti del Centro culturale reali e virtuali
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Si gioca anche con le specialità dei grotti ticinesi

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