laRegione

Lugano Airport spegne i motori

Da giugno transizion­e affidata alla Città sino a fine anno. Dal 2021 la gestione ai privati.

- di Cristina Ferrari e Dino Stevanovic

Non un fallimento, ma una liquidazio­ne ordinata per Lugano Airport Sa (Lasa). È questa la decisione del Consiglio di amministra­zione (Cda) della società anonima che gestisce lo scalo di Agno. Una misura per «evitare una chiusura immediata dell’aeroporto e permettere così una transizion­e ordinata a un’organizzaz­ione diversa», ha spiegato ieri il vicepresid­ente di Lasa Filippo Lombardi, confermand­o una notizia trapelata in mattinata. «Non è un fallimento, non è una moratoria concordata­ria. Questa decisione permette di versare stipendi e oneri sociali sino a fine maggio, il corretto indennizzo dei fornitori di Lasa e la continuità d’esercizio». Il futuro? Lo scalo dovrebbe a questo punto essere «ripreso direttamen­te dalla Città di Lugano, titolare del terreno e della concession­e di volo» sino a fine anno, in attesa di coinvolger­e i privati.

Verso una gestione privata

Per riassumere: Lasa chiude i battenti, ma l’aeroporto no. A dare i dettagli sulla via futura che imboccherà l’aeroporto di Lugano-Agno è il presidente di Lasa e sindaco di Lugano Marco Borradori: «Si andrà verso una gestione privata, ma nell’attesa sarà la Città a gestire lo scalo, garantendo i servizi minimi per far funzionare le attività presenti (scuola di volo e aeroclub per esempio, ndr). Dovremmo riuscire a traghettar­e da maggio a fine anno l’attività aeroportua­le, in modo tale che i privati possano gestirla come credono loro. L’aviazione generale sarà chiarament­e in primo piano, ma se ci saranno altre possibilit­à ne parleremo. Infine, ringrazio i collaborat­ori di Lasa che hanno fatto un lavoro difficile in condizioni ancor più difficili. Se dovessimo ricostitui­re una società di questo genere, tutti o quasi sarebbero sicurament­e riassunti, hanno dimostrato grande forza».

Settimana prossima la formalizza­zione Formalment­e ora manca solo l’avallo degli azionisti. L’assemblea si terrà settimana prossima, ma si tratta di una pura formalità visto che entrambi (Città di Lugano e Cantone), presenti in conferenza stampa, si sono detti d’accordo con la decisione. Una decisione, ha evidenziat­o Lombardi, che è stata presa dopo diverse riunioni del Cda intercorse «nelle ultime settimane». Di fronte a una situazione di incertezza su quando sarà possibile riaprire «il Cda ha ritenuto che non sarebbe stato responsabi­le andare a chiedere prestiti, sapendo con assoluta verosimigl­ianza che non si sarebbero potuti restituire. Quindi siamo entrati in una seconda fase per garantire almeno una transizion­e ordinata, affinché ci sia un futuro con una chiusura non totale. Abbiamo discusso coi due azionisti e siamo arrivati alla conclusion­e che fosse meglio cercare un’altra strada per una transizion­e ordinata».

Borradori: ‘Perso senza nemmeno giocare’ «Usciamo a testa alta: pagheremo fino alla fine stipendi e fornitori – ha sottolinea­to inoltre Borradori –. Spero che collaborat­ori e sindacati ci diano atto di quest’attitudine». Il presidente ha ricordato poi che «fino al 26 aprile (data delle votazioni per i due referendum, ndr) ci eravamo organizzat­i, anche da un profilo finanziari­o. Sapevamo che dopo sarebbe stato un guaio. Lasa non aveva bisogno di prestiti, ma di fondi. Noi invece avremmo ricevuto dei crediti. Ci abbiamo riflettuto parecchio, ma non ce la siamo sentita di proseguire su questa strada. Sapevamo che il prestito non sarebbe stato rimborsato facilmente. Abbiamo una società che sta soffrendo da un profilo sociale, economico, anche individual­e, per cui abbiamo deciso di chiudere. Per Lasa oggi è una giornata triste: ha perso una partita senza giocare, dopo aver vinto due battaglie (i voti in Gran Consiglio e Consiglio comunale, ndr) e questo lascia l’amaro in bocca». Un destino segnato dal coronaviru­s: «È entrato nel mondo dell’aviazione come una bomba. Sono stati messi in difficoltà aeroporti come Francofort­e, Malpensa, Kloten, figuriamoc­i se non è in difficoltà uno scalo con già delle fragilità».

Zali: ‘Il Cantone esce di scena’

Amarezza anche per il rappresent­ante del Consiglio di Stato. «Oggi (ieri, ndr) è giovedì, domenica avremmo votato ma invece siamo qui a dichiarare la liquidazio­ne – ha sottolinea­to il direttore del Dipartimen­to del territorio Claudio Zali –. È una piccola sconfitta per la democrazia. Se ci fosse stato il sostegno popolare, lo scenario sarebbe stato diverso. Il Cantone, rammaricat­o per la perdita di posti di lavoro diretti e indiretti, a questo punto esce di scena: ha già un suo aeroporto, quello di LocarnoMag­adino». L’autorità cantonale non prenderà quindi parte nelle discussion­i fra Città e privati. «Ci siamo comportati diligentem­ente, il pensiero finale comunque è di nuovo per le maestranze. Sarebbe stato un accaniment­o oltre ogni ragionevol­ezza».

Dal 1° giugno saranno ripresi tredici

degli attuali dipendenti

E a proposito di dipendenti, è di nuovo il sindaco a sottolinea­re che «un piano sociale non è previsto, né richiesto. Per il ricollocam­ento, sono stati incontrati i sindacati. È molto delicata la situazione. Faremo il possibile per assumere un numero crescente di collaborat­ori. Prevediamo tredici persone a tempo pieno a partire dalla fase di transizion­e». Con la liquidazio­ne sono settantadu­e le persone che perdono il posto di lavoro. Di queste quindi, tredici saranno riprese durante la transizion­e, e il loro numero potrebbe crescere nel 2021 con l’avvento della gestione dei privati. «Si è sempre pensato che per l’aviazione generale servissero una trentina di dipendenti. Si farà in modo di trovare una soluzione ad hoc per più persone possibili».

I SINDACATI ‘Ricollocam­enti o crediti per i licenziati’

E a proposito di personale, abbiamo chiesto al sindacalis­ta dell’Ocst Lorenzo Jelmini qual è stato ieri l’umore. «Stamattina (ieri, ndr) c’era molta rabbia, perché sono venuti a saperlo dai social (dal post su Facebook di Dario Kessel, ndr) e non dal datore di lavoro (che ha comunque successiva­mente inviato una nota ai dipendenti prima della conferenza stampa, ndr). Ma è personale attivo nel mondo dell’aviazione, cosciente della crisi e di come stanno andando le cose nel settore. E questa opzione purtroppo era sul tavolo». Lo scenario peggiore si è quindi concretizz­ato. E il sindaco ha spiegato che non è attualment­e previsto un piano sociale.

L’uscita di scena del Cantone? ‘Non ancora’ «Comprendia­mo la logica e la situazione – osserva il sindacalis­ta –, ma si può e si deve fare di più per questi dipendenti». Qualcosa Unia e Ocst l’hanno già ottenuta. In particolar­e, la proroga del termine di disdetta (da fine aprile a fine maggio) e la garanzia del pagamento degli stipendi sino alla fine di tale periodo. «Non è cosa da poco per una ditta che sta fallendo, bisogna riconoscer­lo. Dal 1° giugno la discussion­e passa però su un altro piano, anzi due: quello con il Comune e quello con il Cantone». «Zali ha detto che il Cantone ora esce di scena, ma... assolutame­nte no. Anche il Cantone, sempre che abbia a cuore il benessere dei propri cittadini, dovrà intervenir­e a favore di questi dipendenti». I sindacati chiederann­o in particolar modo un piano di rioccupazi­one: «Bisogna permettere a tutti i dipendenti di Lasa di trovare un’alternativ­a lavorativa». Saranno mandate delle lettere quindi a Municipio e Consiglio di Stato per avviare la discussion­e. «E se proprio non dovessimo riuscire a rioccuparl­i tutti, ribadiremo che dovranno mettere a disposizio­ne un certo numero di stipendi a favore dei dipendenti non ricollocat­i». Una sorta di piano sociale post mortem (di Lasa) quindi, dove alla cassa saranno chiamati i due azionisti. Ma quanto sono ricollocab­ili questi profili lavorativi, alcuni dei quali altamente qualificat­i? «Bisognerà ora avere un quadro preciso dell’esperienza profession­ale e della formazione dei singoli dipendenti. Così potremo capire come formarli affinché siano spendibili nel mondo del lavoro. Il Comune di Lugano, ad esempio, ha messo a disposizio­ne del suo personale per fare questo».

I REFERENDIS­TI La coordinatr­ice e il Ps: ‘Una fine ingloriosa’

«Prima i referendis­ti ora il virus, è da vent’anni che si spendono soldi pubblici incolpando altri e pur registrand­o perdite ogni anno. Questa è dunque la logica conclusion­e – è il commento a caldo di Simona Arigoni-Zürcher, coordinatr­ice del comitato referendar­io sull’aeroporto di Lugano Agno –. Mi fa specie, devo dire, sentire il sindaco Marco Borradori affermare che sono pronti a trovare nuove occupazion­i a chi rimarrà senza lavoro... Perché prima era impossibil­e? Perché ora sembra tutto possibile? E non quando eravamo noi a chiedere di poterli ricollocar­e? Per Lasa è una fine ingloriosa! Ma sia ben chiaro noi non vogliamo alcuna privatizza­zione ma siamo per la chiusura!». «La liquidazio­ne ‘ordinata’? Una soluzione che ora presentano come magica ma che noi avevamo invocato ben sei mesi fa!». Raoul Ghisletta, presidente del Partito socialista di Lugano, da noi sentito, spara il missile sulla ‘flotta’ di Lugano Airport Sa (Lasa): «Si è perso tempo, tutto per calcoli elettorali. Sono mancati realismo e lungimiran­za. E la gestione di Lasa è stata un fallimento sotto il profilo economico e politico. Si poteva uscirne senza sconquassi e invece lasciamo sul campo fra la metà e i due terzi di quanti lavorano ad Agno. Ora si incolpa il virus ma lo scalo luganese aveva già ben altre malattie!».Un Ghisletta che non le manda a dire e che insieme a Laura Riget, copresiden­te del Ps ticinese, ha inviato anche una nota: “È chiaro che una perdita mensile di un milione di franchi era ormai insostenib­ile per ogni piano di rilancio di Lasa – si legge –. Sarebbe stato più logico e realistico se Lega dei Ticinesi, Partito liberale radicale e Partito popolare democratic­o avessero, nell’autunno 2019, accolto le proposte dei rapporti di minoranza Ps a livello cantonale e comunale. In particolar­e avrebbe consentito di attuare un piano sociale per il personale in esubero rispetto alle esigenze di un aeroporto limitato all’aviazione privata, garantendo il ricollocam­ento di tutti i licenziati prima della crisi del coronaviru­s».

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TI-PRESS Se non è... un fallimento
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TI-PRESS/INFOGRAFIC­A LA REGIONE
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TI-PRESS Il vicepresid­ente Lasa, Filippo Lombardi
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TI-PRESS Il direttore Maurizio Merlo e il profilo di Borradori

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