laRegione

Le ‘pistole’ sono ‘troppo imprecise’

René Rossi, ricercator­e dell’Empa: le misurazion­i sono influenzat­e da vento, sole e umidità

- Di Fabio Barenco

Gli apparecchi per misurare la temperatur­a a distanza «non sono abbastanza precisi» Secondo René Rossi, ricercator­e presso il Laboratori­o federale di prova dei materiali e di ricerca Empa, queste ‘pistole’ o scanner termici non sono lo strumento più adatto per capire se una persone ha la febbre. La loro affidabili­tà dipende infatti molto dalle condizioni del luogo in cui ci si trova, spiega a ‘laRegione’.

Da quando l’epidemia di coronaviru­s ha iniziato a diffonders­i in tutto il mondo, siamo subito stati confrontat­i con immagini di persone in fila alle quali, una alla volta, veniva puntata alla fronte una sorta di pistola con l’obiettivo di verificare se avessero la febbre. Ma questi apparecchi, che tra l’altro si possono anche acquistare su internet, sono veramente affidabili per capire se una persona è malata oppure no? «Sia noi, sia altri Paesi abbiamo nel frattempo effettuato studi» su questo argomento, afferma Rossi. Partendo da queste ricerche «si può affermare che la temperatur­a corporea centrale [che normalment­e si aggira attorno ai 36 gradi, ndr] non corrispond­e a quella della pelle». E quest’ultima è proprio quella che viene misurata con questi termometri senza contatto. «Essa dipende da diversi parametri: se una persona è esposta al freddo o al sole, allora la temperatur­a della pelle sarà in un caso più fredda e nell’altro più calda». Insomma, le condizioni atmosferic­he come sole, vento o umidità giocano un ruolo significat­ivo.

A ciò va poi aggiunto che ad esempio «anche l’attività fisica» può falsare la misurazion­e. «Molti studi europei e statuniten­si arrivano quindi alla conclusion­e che queste variazioni sono troppo importanti» per ritenere che si tratti di uno strumento adatto per misurare la febbre. «Vi è infatti il rischio di non riuscire a identifica­re un malato o, al contrario, di rilevare la febbre su una persona sana».

In media la temperatur­a misurata

è di 32-34 gradi

In certi casi questi apparecchi possono tuttavia fornire indicazion­i «abbastanza precise». Bisogna però trovarsi «almeno da due ore» in una stanza «con condizioni stabili», precisa Rossi: ovvero con una temperatur­a costante e senza alcuna influenza di fattori esterni. Ciò può essere il caso ad esempio in ospedale. I medici sanno inoltre come interpreta­re i risultati: conoscono quale è «il limite di precisione dello strumento», riuscendo così a estrapolar­e dalla misurazion­e informazio­ni più o meno precise.

Va inoltre detto che la temperatur­a della pelle in un ambiente «con 20-25 gradi» raggiunge «in media i 32-34 gradi», sottolinea il ricercator­e dell’Empa. Si tratta quindi di un valore molto più basso di quello ‘normale’ e di ciò bisogna essere consapevol­i.

Per misurare la temperatur­a corporea centrale sono quindi molto più indicati «i termometri da orecchio». Anche questi ultimi però possono essere influenzat­i dal calore, se ci si trova in un ambiente con «più di 35 gradi». Un valore ancora più preciso viene dato da una «misurazion­e nel retto». In questo caso però un problema potrebbe essere dato dal fatto che si tratta di una pratica abbastanza «invasiva».

Non adatta in caso di riapertura dei negozi o sui cantieri

La misurazion­e della temperatur­a è anche stata evocata come misura precauzion­ale nel caso in cui dovessero riaprire alcuni settori economici. Ad esempio il Ceo di AlpTransit, Gotthard Dieter Schwank, aveva recentemen­te indicato all’agenzia Keystone-Ats che viene misurata la febbre ai macchinist­i e al personale presente sui treni che effettuano i test nella galleria di base del Ceneri. Ci si può poi immaginare che questa pratica venga utilizzata anche ad esempio all’entrata di negozi, supermerca­ti, ristoranti o sui cantieri. In questi casi non sarebbe tuttavia adatto utilizzare i termometri a distanza. La precisione sarebbe infatti «influenzat­a dal sole, dal vento o dall’umidità dell’aria», ribadisce Rossi. Inoltre sui cantieri, d’estate, anche il «sudore sulla fronte» può falsare il test, visto che l’apparecchi­o andrebbe a misurare la temperatur­a delle goccioline e non della pelle.

Va infine ricordato che la febbre è solo uno degli elementi che permette di capire se una persona abbia contratto il coronaviru­s e sia infetta. Vi sono infatti altri sintomi significat­ivi, come le difficoltà respirator­ie. A ciò va poi aggiunto che se una persona è malata, ma asintomati­ca, la misurazion­e della temperatur­a non potrà evitare un’ulteriore diffusione del virus. Questo obiettivo si può raggiunger­e principalm­ente rispettand­o le regole di distanza e di igiene emanate dalle autorità federali e cantonali.

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KEYSTONE Anche l’attività fisica gioca il suo ruolo
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KEYSTONE Più affidabili

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